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Guerre commerciali con la Cina, assalto al Green Deal europeo, futuro dei negoziati ONU per la Terra, sfide energetiche, rilancio dell’economia circolare globale, crociate anti-ESG, ristrutturazione delle banche multilaterali di sviluppo, la Casa Bianca del duo Trump-Musk… vengono le vertigini ad aprire il 2 gennaio i dossier 2025, dopo aver chiuso un anno complesso, segnato da un grande avanzamento delle forze anti-transizione, dalla rivoluzione IA e da una sempre più preoccupante instabilità geopolitica.

Il menù di temi che Materia Rinnovabile dovrà seguire in questo 2025 è complesso più che mai, dettato da sfide globali e locali. La transizione è entrata definitivamente nella sua fase matura, come dimostrano i continui assalti alle rinnovabili, all’auto elettrica, alle normative EU, ai negoziati ONU su clima, biodiversità e desertificazione. Le innovazioni non si fermano e una parte del mondo industriale globale non vuole arretrare nemmeno di un passo sui progressi fatti in termini di impatti ambientali e sociali. Il rallentamento sulla transizione è solamente congiunturale e destinato a durare solo un paio di anni. Ecco dunque quali temi seguiremo in questo 2025 appena iniziato.

La transizione mondiale non si arresta

A livello globale l’impatto della presidenza Trump e della guerra dei dazi tra USA, Cina e Unione Europea, sarà una delle storie più importanti da seguire, per gli effetti radicali che avrà su tutta l’economia del settore manifatturiero e agroalimentare. A partire dal 20 gennaio, giorno dell’inaugurazione della nuova presidenza americana, ci sarà grande attenzione per capire quali proposte arriveranno da Washington e come reagirà Pechino, che sta già pianificando un maggiore sostegno al proprio settore manifatturiero, annunciando un obiettivo di crescita del 5%, raggiungibile solo con un potentissimo piano di stimolo. Allo stesso tempo si raffredderà ulteriormente la finanza americana ESG, che spingerà almeno per qualche anno sull’oil & gas, sostenuta dall’attivismo dei grandi investitori americani anti-woke, influenzando in parte i mercati europei (ma già nella seconda metà dell’anno ci si accorgerà di quanto pericolosa economicamente possa essere questa inversione di marcia).

In Europa l’attenzione è tutta sul Green Deal 2.0, ovvero il Clean Industrial Deal, che sarà deliberato dalla commissione il 26 febbraio insieme al pacchetto omnibus delle semplificazioni. Insieme all’Industrial Decarbonisation Accelerator Act per supportare le imprese durante la transizione, si cercherà di sincronizzare politiche industriali e di decarbonizzazione contenute nel Report Draghi sulla competitività. La sfida è recuperare terreno laddove è più debole (batterie, fotovoltaico, pompe di calore, auto elettriche, approvvigionamento materie prime critiche) per rilanciare il settore manifatturiero europeo e stimolare la domanda interna). Sarà interessante vedere se la guerra dei dazi costituirà un elemento di spinta per i mercati domestici.

COP, il 2030 è vicino

Il primo grande appuntamento della diplomazia ambientale globale, la conclusione dei lavori sulla finanza per la biodiversità nell’ambito del Global Biodiversity Framework (GBF), si terrà a Roma dal 25 al 27 febbraio 2025. COP16 Bis sarà un’opportunità per l’Italia, per portare la biodiversità al centro dell’attenzione politica e mediatica. Sul tavolo la strategia di mobilitazione delle risorse, mirata a garantire 200 miliardi di dollari all'anno entro il 2030 (e almeno 20 al 2025) per iniziative a favore della biodiversità, e a ridurre gli incentivi dannosi di almeno 500 miliardi di dollari annui entro lo stesso termine.

Mancano però solo 5 anni al completamento del GBF e ancora non ci sono le metriche per misurare i progressi fatti dai paesi firmatari (gli USA non vi aderiscono). Il 2025 infatti sarà un anno chiave sia per gli Obiettivi ONU di Sviluppo Sostenibile (SDGs) sia per valutare l’avanzamento dell’Accordo di Parigi, a soli 5 anni dal fatidico 2030, data simbolo per chiunque lavori nella trasformazione dell’economia e della società. Per questo sarà importantissimo il negoziato sul cambiamento climatico COP30, che si terrà a Belem, in Brasile, dove i paesi dovranno annunciare i nuovi obiettivi nazionali di decarbonizzazione (Brasile e Stati Uniti lo hanno già fatto, nonostante Trump abbia promesso di sfilare Washington dall’Accordo di Parigi). Per il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, “la COP30 sarà la nostra ultima possibilità di evitare una rottura irreversibile del sistema climatico”. Ai negoziati di Belem si parlerà non solo di transizione energetica ma anche di come deforestazione, finanza climatica, soluzioni basate sulla natura e tutela della biodiversità possono contribuire alla riduzione dei gas serra in atmosfera. Mai come nell’anno passato la diplomazia ambientale è stata in pericolo. La difesa del multilateralismo green deve essere un imperativo politico nel 2025.

Batterie, avanti tutta

Secondo i calcoli dell'Agenzia internazionale dell'energia (IEA) nel 2025 saranno aggiunti a livello globale circa 80 gigawatt (gw) di nuovo accumulo di energia su rete, con un aumento di otto volte rispetto al 2021. A sostenere questo boom l’aumento dell’autoproduzione fotovoltaica e i costi sempre più bassi (i prezzi sono scesi del 97% dal 1991), che vedranno una parità dei costi delle batterie di accumulo domestiche con quelle dei veicoli. A trasformare il mercato poi saranno le nuove tecnologie a ioni di sodio, che si affiancheranno alle tradizionali batterie a ioni di litio.

Il sodio, un materiale abbondante, economico e facilmente reperibile, non richiede l'impiego di materiali critici come cobalto e nichel, riducendo così i costi di produzione e l'impatto ambientale. Se il litio rimarrà per il momento la scelta elettiva dell’automotive avendo una densità energetica inferiore, le batterie al sodio si distinguono per la loro stabilità termica e sicurezza, caratteristiche che le rendono ideali per applicazioni stazionarie, come lo stoccaggio di energia rinnovabile in impianti solari ed eolici, dove il peso non è un fattore determinante. Ad avere il dominio di questa tecnologia saranno i cinesi, con aziende come CATL che lanceranno i primi prodotti destinati al mercato, previsti per il 2025 e rivolti soprattutto a sistemi di accumulo e veicoli elettrici di fascia economica.

Nature-based-solutions, aziende-future proof e approccio rigenerativo

Mentre termini generici come “green” e “sostenibile” si avviano verso il tramonto, approcci concreti legati alla resilienza come il future-proofing, l’impegno di soluzioni basate sui servizi ecosistemici e la rigenerazione dei suoli (ma si inizia a vedere applicato anche nelle comunità!) stanno diventando sempre più pratiche mainstream. Viaggiano a gonfie vele startup e società di consulting che offrono supporto alle grandi aziende interessate a includere questi principi e soluzioni nella propria strategia, facendo sempre attenzione alla fattibilità economica e ai tempi di ritorno sugli investimenti.

Vedremo sempre maggiore ricerca e studio dalle applicazioni sia a scala urbana e territoriale che a livello di grandi aziende e PMI. Il settore più restio? Quello dell’agroalimentare, che però più di tutti potrà beneficiare sul medio lungo termine, come mostrano alcuni paesi, tra cui il Brasile.

 

Immagine: Envato