“Gli ESG sono un stronzata pazzesca.” Seduti di fianco a me, in uno Starbucks al 99 di Wall Street, due trentenni, uno in completo blu di BrookBrothers, l’altro in nero Armani, commentano con acredine la lenta conversione di Wall Street verso la sostenibilità. “È una truffa per imporre ulteriormente la cultura woke”, in riferimento alla cultura progressista e ambientalista. Siamo in una giornata di inizio novembre 2023. Da oltre un anno i repubblicani si battono a campo aperto per creare un’equivalenza tra ESG e il mondo radicale progressista (woke, appunto).
Chi non ha sentito le parole del congressman repubblicano Andy Biggs (R-Ariz.), presidente del gruppo di destra House Freedom Caucus? Secondo Biggs, "gli ESG sono utilizzati per promuovere politiche di sinistra attraverso mezzi autoritari”. La linea ovviamente è dettata da Trump in persona. “Dobbiamo proteggere gli americani dagli investimenti ESG della sinistra radicale – ha scritto in un tweet – l'ho fatto una volta ed è ora di farlo di nuovo, dando l'esempio ai repubblicani di tutto il paese affinché seguano il mio esempio nella lotta contro gli ESG.”
La guerra repubblicana al woke capitalism
I primi a prenderlo in parola sono stati i governatori di Florida, Louisiana e Missouri che hanno ritirato 3 miliardi di dollari di investimenti sostenibili da BlackRock, spingendo l’altro colosso dell’asset management, Vanguard, a togliersi da un gruppo di investitori in fondi mirati per azzerare le emissioni di gas serra entro la metà del secolo. Parallelamente a livello statale 46 iniziative sono state presentate per fermare investimenti classificati come ESG, anche se solo una dozzina è stata approvata.
A marzo il presidente Joe Biden ha respinto – primo veto della sua presidenza – una proposta legislativa repubblicana per impedire ai gestori dei fondi pensione di basare le decisioni di investimento su fattori come il cambiamento climatico. "Ho appena firmato questo veto perché la legge approvata dal Congresso metterebbe a rischio i risparmi pensionistici dei cittadini di tutto il paese", ha dichiarato Biden. La proposta di legge repubblicana avrebbe demolito una norma del Dipartimento del lavoro che rende più facile per i gestori di fondi prendere in considerazione le questioni ambientali, sociali e di corporate governance (ESG, appunto).
John Podesta, consigliere di Biden per l'energia pulita e nominato a inizio febbraio 2024 come successore dell’Inviato per il clima John Kerry, ha più volte ammonito gli investitori di Wall Street conservatori spiegando che gli attacchi dei repubblicani al "woke capitalism" sono "irresponsabili" e contrari ai principi del libero mercato. "Alcune persone a Washington stanno approfittando di questa ostilità […]: investire in energia pulita non è controverso ma di buon senso", ha dichiarato Podesta in un press briefing alla Casa Bianca.
"Non si può ridurre il rischio del proprio portafoglio se non si tiene conto dei rischi climatici materiali nelle decisioni di investimento", ha affermato Al Gore intervistato dal Financial Times. Per l’ex vicepresidente democratico e attivista per il clima le proposte di legge anti-ESG guidate dai repubblicani fanno parte di una "nuova ondata di negazionismo climatico". La domanda che ora tutti si pongono è quanto questo scambio accanito sugli investimenti green (e sul clima in generale) influenzerà la campagna presidenziale di novembre.
Molto rumore per nulla?
Nel quarto trimestre del 2023 è proseguita la fuga degli investitori dai fondi sostenibili. I fondi USA hanno subìto il primo anno di deflusso da quando Morningstar, società di studi finanziari di Chicago, ha iniziato a tenerne il conto più di dieci anni fa, rendendo il 2023 il peggior anno mai registrato per gli ESG. Gli investitori hanno ritirato 5 miliardi di dollari dai fondi sostenibili nel quarto trimestre, per un totale di 13 miliardi di dollari nell’arco dell’intero anno (-12%). Un calo meno acuto del 2022 e tutto sommato non troppo lontano dal calo complessivo della finanza americana (-5%), che continua a vedere circa 323 miliardi di dollari investiti a fine 2023 (ma con ritorni mediocri), e l’arrivo di nuovi fondi come Vontobel Global Environmental Change ENVRX.
Nonostante questo, la fiducia degli investitori sostenibili sta salendo. “Abbiamo appena concluso un’importante settimana di incontri con il board del Sustainable Investment Forum a New York: l’interesse in investimenti sostenibili rimane alto e non c’è la sensazione che ci sia una ritirata in trincea delle aziende”, commenta a Materia Rinnovabile Maria Lettini, chairwoman di US SIF, il principale forum statunitense sulla finanza sostenibile. “C’è sicuramente bisogno di alzare l’asticella, scegliere con attenzione le parole che si usano, ma una parte importante della nostra community di financial advisor continua a credere nella centralità degli investimenti sostenibili”. Non nega il rallentamento, che però va letto piuttosto come una riflessione “per fare il punto della situazione, migliorare, mettere tutti i puntini sulle i, potenzialmente un’opportunità per il nostro settore che ci potrà rendere più forti”.
Sul clima l’attenzione rimane alta, specie dopo il balzo in borsa a dicembre con l’annuncio a COP28 del transitioning away dalle fonti fossili. “Vediamo numerosi investitori strategici, compagnie energetiche, fondi sovrani guardare con attenzione agli investimenti diretti in climate-tech”, racconta Peter Fusaro, ideatore e CEO di The Wall Street Green Summit, che da 20 anni si propone come punto di incontro tra venture capital, investitori, imprese clean tech. “L’interesse in queste aziende legate alla decarbonizzazione sta sicuramente crescendo. Siamo ottimisti per il 2024. Oltre agli investimenti in rinnovabili, si guarda con crescente attenzione all’idrogeno e alle tecnologie per la cattura e l’uso della CO2”.
Investimenti verdi a stelle e strisce
Sebbene politicizzata, la transizione ecologica per molti americani, anche repubblicani, rimane fondamentale per contrastare i disastri legati al cambiamento climatico. “Il 60% degli americani afferma che questa è una priorità, che deve essere affrontata e che abbiamo bisogno di una strategia economica e finanziaria. In alcune zone del paese è diventato impossibile assicurare una casa, come ad esempio in Florida”, spiega a Materia Rinnovabile Frances Colón, direttrice per le politiche per il clima per il think tank Center for American Progress ed ex ambasciatrice per la scienza e l’ambiente del Dipartimento di stato. “Ma per agire – aggiunge – servono i capitali.”
Le performance non sempre brillanti dell’azionariato tematico in USA si devono principalmente all'elevato livello dei tassi d'interesse, una tendenza che si registra anche a livello globale, visti i lunghi ritorni sugli investimenti che caratterizzano la finanza climatica. Basta vedere gli indici MSCI Alternative Energy e S&P 500 Clean Energy, che monitorano le società di energie rinnovabili: hanno chiuso il 2023 con un calo rispettivamente di -25,4% e di -20,4% (rispetto all'indice MSCI World Energy – che include le fossili – che ha registrato un +3,5%). Anche l'indice Bloomberg Electric Vehicles, che rileva il settore veicoli elettrici, ha perso il 7,4%. Meglio l’economia circolare (+12,8 NYSE Arca Environmental Services Index) e le smart grid (+21,9% NASDAQ Clean Edge Smart Grid Infrastructure Index). Dati che per gli esperti servono a comprendere il rallentamento della finanza sostenibile USA.
C’è tuttavia da attendersi una rinnovata attenzione ai temi green. “C’è tantissima dry powder [polvere secca, un termine gergale che si riferisce a riserve di liquidità tenute a portata di mano da un'azienda, da una società di venture capital, nda] e sempre di più gli obiettivi net zero si faranno sentire in tutte le tipologie di imprese, dall’energia alle tecnologie, dall’automotive all’agricoltura”, spiega Fusaro. Disinvestire da fondi sostenibili è soprattutto un rischio di mancati guadagni per quegli stati (repubblicani) o quei soggetti non istituzionali che, per motivi ideologici, decidono di tirarsi fuori da investimenti ESG.
IRA, leva di rilancio per investimenti sostenibili
L’Inflation Reduction Act è un nome fuorviante perché ha ben poco a che fare con la riduzione dell’inflazione, soprattutto nel breve termine. L’IRA comprende crediti d’imposta, prestiti e sovvenzioni per un valore di 370 miliardi di dollari per incentivare la produzione nazionale di tecnologie e progetti low-emission per i prossimi 10 anni, una sfida chiave per sostenere anche gli investimenti green. “È una pista di decollo per l'impiego di capitali nello storage dell'energia, nell'idrogeno, nell'eolico e nel solare”, commenta Fusaro. “Anche se è un settore che sale di quota lentamente”.
Ma gli effetti non sono invisibili. I solidi risultati raggiunti da Joe Biden, con una crescita dell’economia USA del 3,1% nell’ultimo anno, sono stati tali anche grazie all’IRA. Inoltre gli indici positivi dell’economia americana, spinti dal clean tech, potrebbero segnare l’inizio della fine della crociata contro la finanza sostenibile e gli investimenti green. Con 353.000 posti di lavoro creati solo a gennaio 2024 (320.000 a dicembre), il taglio dei tassi d’interesse previsto dalla FED e un outlook positivo per tutto il 2024, Biden ha di che gioire. A novembre potrebbe essere un’arma importante nelle mani di Kamala Harris per fermare Trump. A beneficiarne non sarebbero solo gli investimenti sostenibili, ma la transizione ecologica a livello globale.
Questo articolo è disponibile anche in inglese / This article is also available in English
Immagine: Fearless Girl at NYSE © Billie Grace Ward via Flickr