La Cina è uno dei Paesi più ricchi di biodiversità del mondo. Sui suoi 960 milioni di ettari di superficie si incontrano catene montuose (compresa l’Himalaya) e altipiani, vasti deserti e immense praterie, foreste boreali e tropicali, lunghissimi fiumi e barriere coralline. È al terzo posto nel mondo per il numero di specie di piante superiori conosciute (quasi 35.000), mentre le 6.455 specie di animali vertebrati che vivono sul suo territorio e le oltre 10.000 specie di funghi rappresentano rispettivamente il 13,7% e il 14% del totale globale.

Quello delle Repubblica Popolare è, insomma, un patrimonio di biodiversità immenso, da cui derivano grandi responsabilità. Responsabilità che significano investimenti. La conservazione delle specie in pericolo, il ripristino e la protezione degli ecosistemi, l’uso sostenibile del territorio e delle risorse naturali sono oggi priorità a cui si deve rispondere con fondi e finanziamenti specifici, come del resto ha  messo bene in chiaro il Framework globale per la biodiversità di Kunming-Montreal adottato durante la COP15 nel 2022.

Quali sono dunque le politiche adottate dal governo cinese per finanziare la biodiversità? Quali le iniziative per attrarre i capitali privati verso questo particolare ramo della finanza green? Ne abbiamo parlato con una delle maggiori esperte cinesi in biodiversity finance, la direttrice generale dell’International Institute of Green Finance (IIGF) di Pechino, Wang Yao.

Wang Yao

 

Qual è il ruolo dell’International Institute of Green Finance di Pechino per lo sviluppo della finanza sostenibile in Cina?

L’IIGF è un think tank indipendente affiliato alla Central University of Finance and Economics (CUFE). In qualità di unità esecutiva del Green Finance Committee (GFC), IIGF collabora con vari stakeholder per promuovere pratiche di finanza sostenibile a livello nazionale e globale. Con un team di oltre 70 esperti, abbiamo svolto un ruolo significativo in settori quali la finanza climatica, green ed energetica, i fattori ESG e la ricerca per una Belt and Road Initiative green. Ma i nostri obiettivi vanno oltre la ricerca e comprendono la condivisione della conoscenza, la sensibilizzazione sui temi e il potenziamento delle competenze. Attraverso il nostro approccio proattivo, ci impegniamo a rafforzare l'influenza accademica, politica, di mercato e globale, favorendo l'evoluzione della "finanza per il bene" e sostenendo la finanza verde per un progresso sostenibile a livello mondiale.

Attualmente, il quadro teorico della finanza green è ancora in evoluzione. All'IIGF ci impegniamo nella ricerca sia dal punto di vista teorico che empirico, producendo articoli e pubblicazioni. Inoltre, ospitiamo conferenze nazionali e internazionali per promuovere la ricerca accademica in questo campo. Facciamo anche ricerca sulle politiche per supportare la formulazione di policy nazionali e l’evoluzione economica regionale. La definizione di politiche e regolamenti è fondamentale per lo sviluppo della finanza green in Cina, perciò, attraverso partnership con diversi ministeri e amministrazioni locali, l’IIGF fornisce indicazioni basate sulla ricerca, impegnandosi attivamente nello sviluppo di politiche e standard per facilitare lo spostamento dei servizi finanziari verso l’economia reale. Allo stesso tempo, sosteniamo anche lo sviluppo dei mercati finanziari green attraverso attività di ricerca tecnica. A questo scopo, l’IIGF si impegna in strette collaborazioni con entità finanziarie, borse e imprese. Tali collaborazioni comportano la ricerca di strategie di finanza sostenibile, la creazione di database ESG, il rilascio di indici green/ESG, la creazione di strumenti finanziari green e l’istituzione di sistemi di gestione dei dati finanziari. Queste iniziative mirano ad aiutare le istituzioni finanziarie a innovare e ampliare la loro gamma di prodotti per soddisfare meglio l’economia reale. Oggi è necessario migliorare la comprensione dei principi della finanza green sia tra gli enti governativi che tra gli stakeholder del mercato finanziario. Per rispondere a questa necessità, l'IIGF organizza numerosi forum, saloni e diverse iniziative di comunicazione rivolte agli stakeholder.

Ci impegniamo inoltre a coltivare talenti nel campo della finanza sostenibile. La carenza di professionisti qualificati è un problema per il progresso del settore, perciò l'IIGF avvia e promuove corsi di "finanza sostenibile" nelle università e fornisce programmi di formazione completi rivolti ai professionisti. Inoltre siamo impegnati nella ricerca di un “linguaggio comune” per promuovere la finanza green, sia a livello nazionale che internazionale. In veste di facilitatore per scambi e partenariati internazionali, l’IIGF ha stretto alleanze con quasi un centinaio di organizzazioni internazionali, tra cui la World Bank, la Asian Development Bank, GIZ, KfW, UNDP, UN Women e varie istituzioni accademiche. Da un lato, cerchiamo di “importare” le competenze internazionali in Cina, introducendo così nel Paese preziose pratiche globali; dall’altro ci impegniamo a “esportare” e condividere con il resto del mondo gli approcci innovativi della Cina, promuovendo la collaborazione con altre nazioni. In sintesi, l’International Institute of Green Finance è impegnato a promuovere pratiche di finanza green, a favorire lo sviluppo sostenibile globale e a collegare la Cina con il mondo attraverso la ricerca, la promozione e la cooperazione.

Durante la COP28, la Cina ha annunciato l’iniziativa di attuazione del Global Biodiversity Framework di Kunming-Montreal. Secondo il GBF, entro il 2030 sarebbero necessari 700 miliardi di dollari all’anno a livello globale per proteggere e ripristinare la biodiversità. Quanti finanziamenti servirebbero nello specifico in Cina? 

I fondi necessari per la conservazione della biodiversità in Cina, nell’ambito del GBF di Kunming-Montreal, dipendono da vari fattori, tra cui l’entità della perdita di biodiversità, il livello di degrado degli ecosistemi e gli specifici obiettivi di conservazione stabiliti dal governo cinese. Recentemente, la Cina ha approvato una Strategia nazionale e un Piano d’azione per la conservazione della biodiversità (2023-2030) che rappresentano un passo significativo verso il miglioramento della governance della biodiversità e l’adempimento dei mandati della GBF. Il piano delinea obiettivi specifici e progetti prioritari in varie aree di conservazione, mentre la strategia comprende 27 azioni prioritarie e 75 progetti prioritari in quattro aree chiave, ovvero il biodiversity mainstreaming [integrazione della biodiversità nelle politiche ndr], la lotta alle minacce per la biodiversità, l’uso sostenibile delle risorse e la condivisione dei benefici, la modernizzazione delle capacità di governance della biodiversità. Un report realizzato dal Paulson Institute con la Duke Kunshan University e lo Shan Shui Conservation Center evidenzia che gli investimenti finanziari della Cina nella conservazione della biodiversità dal 2011 al 2020 ammontano a circa 2.160 miliardi di RMB, pari a circa lo 0,24-0,29% del PIL, un valore paragonabile a investimenti di altre nazioni nello stesso periodo.

Considerando diversi scenari di sviluppo economico e sociale, il rapporto presenta tre scenari di previsione per i fabbisogni di finanziamento dal 2021 al 2030: uno scenario base e due scenari che danno priorità allo sviluppo sostenibile e alla protezione degli ecosistemi. Negli scenari prioritari di sviluppo sostenibile e protezione degli ecosistemi, l’investimento totale previsto nella conservazione della biodiversità in Cina dal 2021 al 2030 è stimato rispettivamente a 10.960 miliardi e 18.840 miliardi di yuan. Questi finanziamenti sono distribuiti in quattro aree chiave: protezione degli ecosistemi, ripristino degli ecosistemi, utilizzo sostenibile delle risorse, ricerca e istruzione. Le esigenze di finanziamento stimate per il prossimo decennio variano tra queste aree, riflettendo diversi livelli di impegno nella conservazione della biodiversità. La spesa pubblica attualmente costituisce la principale fonte di finanziamento per gli sforzi di conservazione e ripristino della biodiversità in Cina. Tuttavia, per raggiungere pienamente gli obiettivi di conservazione, è essenziale istituire un meccanismo diversificato di investimenti e finanziamenti guidato dal governo, coinvolgendo al tempo stesso le imprese e la società. Il capitale privato è infatti fondamentale nella conservazione della biodiversità per via della sua capacità di sfruttare risorse finanziarie aggiuntive, favorire l’innovazione e l’efficienza e promuovere la sostenibilità economica a lungo termine.

Quali sono dunque le strategie per mobilitare il capitale privato?

In Cina sono stati adottati vari approcci. Una delle strategie è quella di offrire incentivi finanziari e fiscali e sussidi alle realtà del settore privato impegnate in progetti di conservazione, ad esempio sovvenzioni per lo sviluppo di tecnologie o pratiche rispettose della biodiversità. La Cina ha già utilizzato questo tipo di incentivi per attrarre capitali privati per la biodiversità, come nel caso dell’istituzione di un fondo nazionale per lo sviluppo green nel 2020, che inizialmente ha raccolto 88,5 miliardi di RMB (12,59 miliardi di dollari). Anche l’emissione di biodiversity bond e la promozione di altri strumenti finanziari innovativi destinati a progetti di conservazione della biodiversità possono attrarre gli investimenti privati. Questi strumenti offrono agli investitori la possibilità di sostenere progetti vantaggiosi per l’ambiente generando al contempo rendimenti finanziari. In Cina, a partire dal 2021, varie iniziative politiche hanno facilitato il finanziamento della biodiversità. Nell'aprile 2021, l'Ufficio generale del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese e l'Ufficio generale del Consiglio di Stato hanno emesso congiuntamente dei “pareri” su come “istituire e migliorare un meccanismo di realizzazione del valore dei prodotti ecologici” (Guānyú jiànlì jiànquán shēngtài chǎnpǐn jiàzhí shíxiàn jīzhì de yìjiàn), focalizzandosi in particolare sullo sviluppo della contabilità del valore ecologico e sulla sua applicazione in vari settori finanziari. Inoltre, nel novembre 2022, la Bank of China ha emesso con successo il primo green bond al mondo sul tema della biodiversità, con un valore di 1,8 miliardi di RMB, dimostrando una volta di più l’impegno cinese nell’implementare meccanismi di finanziamento innovativi per la conservazione della biodiversità.

Un’altra strategia consiste nell’incoraggiare i partenariati tra governo, settore privato e ONG, traendo vantaggio dalla combinazione delle loro risorse e competenze. I partenariati pubblico-privato (PPP) consentono investimenti congiunti, condivisione dei rischi e risultati reciprocamente vantaggiosi, con i finanziamenti pubblici che spesso fungono da catalizzatore. Inoltre, le collaborazioni tra enti non statali e aree protette facilitano la gestione congiunta, consentendo al capitale privato di sostenere gli sforzi di conservazione attraverso meccanismi come entrate derivanti dall’ecoturismo o incentivi per l’acquisizione di terreni, promuovendo la cooperazione a lungo termine e il miglioramento ambientale. Infine, sensibilizzare gli investitori e il pubblico sull’importanza della biodiversità può spingere il capitale privato a impegnarsi per la conservazione. L’IIGF collabora con vari stakeholder per promuovere la consapevolezza sul tema. Sono state intraprese varie iniziative di ricerca, come il "Sostegno finanziario al gruppo di ricerca sulla biodiversità" del Comitato Green Finance lanciato nel febbraio 2022; questo gruppo, che ha sviluppato un catalogo di green bond sulla biodiversità, ha pubblicato i suoi risultati nel novembre 2022. Inoltre IIGF sta esplorando soluzioni innovative come il Debt Swap for Nature.

La gestione della biodiversità comprende un ampio spettro di settori, come la conservazione delle specie, la gestione delle risorse idriche, l’uso del territorio, le risorse marine, la rigenerazione degli ecosistemi, la protezione delle comunità indigene. A quali settori sono principalmente rivolti gli investimenti cinesi?

Durante la Conferenza nazionale sulla protezione ecologica e ambientale tenutasi a Pechino il 19 luglio 2023, il presidente Xi Jinping ha sottolineato l’importanza cruciale dei prossimi cinque anni nella costruzione di una “Bella Cina”. Ha sottolineato la necessità di raggiungere una coesistenza armoniosa tra l’umanità e la natura, sottolineando un approccio globale alle sfide ecologiche. Successivamente, l’11 gennaio 2024, il governo ha emanato delle linee guida intitolate “Opinioni sulla promozione della costruzione globale di una bella Cina”, che hanno elevato l’importanza del concetto nel processo di sviluppo e ringiovanimento della nazione. In linea con la visione di costruire una “Bella Cina”, il Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente ha introdotto la Strategia nazionale cinese per la conservazione della biodiversità e il Piano d’azione, di cui ho parlato prima. Questo piano è in linea con il Quadro globale sulla biodiversità di Kunming-Montreal e identifica quattro aree prioritarie: integrazione della biodiversità, lotta alle minacce alla perdita di biodiversità, utilizzo sostenibile e condivisione dei benefici della biodiversità e modernizzazione delle capacità di governance della biodiversità. Queste aree prioritarie costituiscono la base per iniziative di conservazione della biodiversità e guidano anche i settori destinatari degli investimenti. Ritornando al già citato rapporto Exploration of Investment and Funding Mechanisms for Biodiversity Conservation in China, redatto dal Paulson Institute con la Duke Kunshan University e lo Shan Shui Conservation Center, attraverso un’analisi approfondita degli investimenti legati alla biodiversità si individuano quattro settori principali su cui si concentrano gli investimenti cinesi. Questi includono la protezione degli ecosistemi, concentrandosi sulla conservazione degli habitat naturali come foreste, zone umide ed ecosistemi marini; il ripristino degli ecosistemi, con finanziamenti per attività come la riforestazione e il ripristino delle zone umide; l’utilizzo sostenibile delle risorse, che mira a promuovere l'uso sostenibile di risorse come la pesca e la silvicoltura; le iniziative di ricerca e formazione.

Un uso più sostenibile delle risorse sarà sempre più necessario per preservare gli habitat naturali dai danni causati dalle attività estrattive. A tal fine, la finanza per la biodiversità in Cina è focalizzata anche sullo sviluppo dell’economia circolare?

Sì, il finanziamento della biodiversità in Cina comprende anche l’economia circolare. La Cina ha integrato la conservazione della biodiversità nei suoi standard di finanza green e ha avviato misure per creare prodotti finanziari e implementare meccanismi ecofinanziari che ne sostengano il finanziamento. Ciò include l’introduzione del calcolo del prodotto lordo dell’ecosistema (GEP) e la sperimentazione della sua applicazione, con l’obiettivo di quantificare il valore dei prodotti e dei servizi ecosistemici. Questi sforzi sottolineano l’impegno della Cina nell’esplorazione e nella sperimentazione del finanziamento della biodiversità, sottolineando l’integrazione della biodiversità negli standard di classificazione della finanza verde, la creazione di prodotti finanziari associati alla biodiversità e l’istituzione di meccanismi ecofinanziari. Inoltre, la Cina ha introdotto meccanismi di finanziamento ecologico guidati dal governo che si concentrano sulla protezione e il ripristino ecologico, in linea con i principi dell’economia circolare. Questi meccanismi coinvolgono diversi fondi dipartimentali e politiche per promuovere modelli di sviluppo che diano priorità a considerazioni ecologiche, strategie per realizzare il valore dei prodotti ecologici e sistemi di compensazione ecologica. Il governo ha inoltre emanato linee guida e politiche che incoraggiano la convergenza tra protezione ecologica e sistemi finanziari. Ciò include le Opinioni sulla promozione della costruzione globale di una bella Cina, un documento che si propone di guidare gli investimenti finanziari in importanti progetti di protezione ecologica e ambientale, sostenendo allo stesso tempo lo sviluppo delle industrie green.

A proposito del legame tra biodiversità e adattamento climatico, la Cina dispone di finanziamenti specifici per le Nature-based Solutions?

Sì, abbiamo finanziamenti e meccanismi specifici per le NBS che includono misure di conservazione della biodiversità. Queste misure sono legate agli sforzi per affrontare il cambiamento climatico e sono supportate da varie iniziative e politiche governative. Nell'aprile 2021, il Ministero dell'Ecologia e dell'Ambiente, la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma e la China Development Bank hanno avviato gli Ecology-Oriented Development (EOD) Pilots, identificando 36 progetti pilota fra il 2021 e il 2023. Inoltre, nel marzo 2022, sono state emesse delle linee guida per gli investimenti finanziari in progetti significativi di protezione ecologica e ambientale.
Fra le iniziative, ci sono quelle legate al mercato del carbonio. Lanciato dal Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente nel luglio 2021, il mercato nazionale per lo scambio dei diritti di emissione di carbonio comprende pozzi di assorbimento del carbonio forestale e si sta espandendo per incorporare altri prodotti legati all’uso del territorio, come le zone umide e le praterie.

Nell’ambito delle pratiche di conservazione della biodiversità, rientra l’istituzione di linee rosse per la conservazione ecologica (ECR), che impongono la protezione delle aree ecologicamente fragili e dei punti caldi della biodiversità. Inoltre, gli sforzi di conservazione si concentrano sul ripristino degli ecosistemi e sul recupero degli habitat per le specie in via di estinzione. Gli esempi includono la rete di protezione per le scimmie dal naso camuso dello Yunnan e iniziative come la rivitalizzazione rurale, che integrano la crescita economica con la protezione della biodiversità.
La Cina ha istituito un sistema di finanziamento ecologico a più livelli, guidato dal governo, attingendo principalmente a fondi governativi per salvaguardare la biodiversità, integrati da contributi del settore privato e internazionale. Questi sforzi si concentrano sulla creazione di modelli e strategie per riconoscere il valore dei beni ecologici. Durante il periodo del “13° piano quinquennale” (2016-2020), il governo centrale ha stanziato quasi 200 miliardi di RMB all’anno per diversi fondi di compensazione per la protezione ecologica.

Nelle iniziative regionali, il Qinghai ha utilizzato il modello “fondazione pubblica + trust” per raccogliere fondi per il Parco Nazionale di Sanjiangyuan, sostenendo la conservazione ecologica e la promozione culturale. Zhangjiajie nello Hunan ha utilizzato una strategia di "fondo di private equity + sistema bancario" per alleviare la povertà e proteggere la biodiversità attraverso lo sviluppo del turismo. Mentre lo Yunnan ha adottato un sistema “fondo speciale per l’edilizia + banca”, finanziando progetti di trattamento delle acque per migliorare la qualità delle acque dei laghi e preservare la biodiversità. In sintesi, la Cina ha sviluppato una serie di meccanismi di finanziamento e politiche per sostenere soluzioni basate sulla natura, inclusa la conservazione della biodiversità, come parte dei suoi sforzi per affrontare il cambiamento climatico e promuovere la civiltà ecologica.

I finanziamenti per il clima e la biodiversità sono rivolti anche ai progetti della Belt and Road Initiative?

Negli ultimi anni, la Cina ha adottato misure per integrare i finanziamenti per il clima e la biodiversità nei suoi progetti BRI. Ciò include la promozione di investimenti green, come progetti di energia rinnovabile e sviluppo di infrastrutture sostenibili, lungo le rotte della Belt and Road. La Cina ha inoltre espresso l’impegno ad allineare gli investimenti BRI agli standard internazionali di sostenibilità, come l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e la Convenzione sulla diversità biologica. Inoltre sono state avviate iniziative come la BRI International Green Development Coalition per promuovere pratiche rispettose dell’ambiente nell’ambito dei progetti BRI. Queste iniziative mirano a rafforzare la cooperazione tra i Paesi BRI nell’affrontare il cambiamento climatico e la conservazione della biodiversità. I dati di Bloomberg rivelano investimenti sostanziali in green bond, green loans, and green equity da parte delle nazioni impegnate nella Belt and Road Initiative. Tra il 2010 e il 2022, questi Paesi hanno emesso collettivamente 400 miliardi di dollari in green bond, pari al 20% del totale mondiale, mentre i prestiti verdi hanno superato i 193 miliardi di dollari, rappresentando il 27% del volume globale. In particolare, importanti fondi sovrani in Asia, come China Investment Corporation, hanno svolto un ruolo significativo nel finanziamento di iniziative di green equity. La Cina ha intensificato i suoi sforzi per stabilire una catena di approvvigionamento sostenibile per le soft commodities, con iniziative proposte dal Consiglio cinese per la cooperazione internazionale sull’ambiente e lo sviluppo (CCICED) e sostenute da varie organizzazioni ambientaliste e associazioni di settore. Attraverso studi politici tematici, progetti pilota, creazione di piattaforme e attività di advocacy, sono state adottate misure per accelerare la promozione e garantire la costruzione sostenibile della supply chain.

Uno dei principali problemi nello sviluppo della biodiversity finance, non solo in Cina, è la corporate disclosure. Che tipo di strategie e iniziative sta implementando la Cina per affrontare il problema della trasparenza? Che tipo di standard sono stati adottati?

La Cina non dispone di standard di classificazione espliciti e completi specifici per il finanziamento della biodiversità. Attualmente, le considerazioni sulla biodiversità sono incluse negli standard esistenti di classificazione della finanza green, evidenziando la necessità di strategie mirate per affrontare la questione della trasparenza. In termini di divulgazione delle informazioni, la Cina non dispone di un quadro chiaro per la biodiversity disclosure, sebbene a livello globale siano stati fatti evidenti progressi in questo campo. C’è stato un iniziale progresso negli standard globali, con un numero crescente di organizzazioni internazionali e governi che esplorano quadri per la biodiversity related disclosure. Le iniziative più rappresentative includono le linee guida del Climate Disclosure Standard Board (CDSB), della Taskforce on Nature-based Financial Disclosures (TNFD) e della Global Reporting Initiative (GRI). La Cina partecipa attivamente a reti come la TNFD, con oltre 20 aziende cinesi che contribuiscono con approfondimenti per perfezionare il quadro e si impegnano a incorporare le informative allineate alla TNFD nella loro rendicontazione aziendale. Per quanto riguarda le pratiche di divulgazione, sebbene alcune aziende e istituzioni finanziarie abbiano iniziato a divulgare informazioni sulla biodiversità, il numero complessivo di entità impegnate nella divulgazione è relativamente piccolo. La consapevolezza dei rischi legati alla perdita di biodiversità è limitata e i dati divulgati rimangono limitati e difficili da quantificare.

Nell’ambito degli ESG si assiste a maggiore allineamento e coerenza man mano che gli standard globali si evolvono. Iniziative come l’International Sustainability Standards Board (ISSB) e la Direttiva dell’Unione europea sul reporting della sostenibilità aziendale (CSRD) stanno definendo standard di divulgazione sostenibile, integrando la “conservazione della biodiversità” nel quadro ESG. Riconoscendo la biodiversità come fondamentale in tutti i settori, in particolare in aree critiche come il cibo, il territorio, lo sfruttamento del mare, le infrastrutture e l’energia, i framework ESG ne sottolineano sempre più l’importanza. L’IIGF presso la Central University of Finance and Economics di Pechino ha sviluppato in modo indipendente un sistema di analisi della biodiversità, in linea con i principi ESG. Questo sistema, strutturato attorno a sette dimensioni fondamentali e oltre 30 indicatori specifici, mira a valutare in modo completo le pratiche delle aziende in materia di biodiversità, riflettendo il loro impegno per la tutela ambientale e la reattività alle politiche ecologiche nazionali, gestendo preventivamente i potenziali rischi. Parlando dei recenti sviluppi a livello regionale in Cina, in particolare a Kaihua, nella provincia di Zhejiang, c’è stato il lancio di uno standard pionieristico per le istituzioni finanziarie sulla gestione dei rischi legati alla biodiversità. Questo standard, sviluppato con la collaborazione di istituzioni accademiche, enti governativi e organizzazioni ambientaliste, segna un passo significativo nell’affrontare i rischi per la biodiversità associati allo sviluppo nazionale e ai progetti infrastrutturali. Fornisce linee guida specifiche per le istituzioni finanziarie per esaminare i potenziali rischi per la biodiversità lungo i cicli di vita di un progetto e definisce le misure per evitarli o mitigarli. Inoltre, varie iniziative regionali a Shenzhen, Zhejiang e Guizhou si concentrano sull’implementazione di sistemi di contabilità del valore dei servizi ecosistemici per favorire la crescita di prodotti finanziari green, riflettendo un approccio coordinato per affrontare le sfide della perdita di biodiversità e salvaguardare la stabilità finanziaria a livello regionale.

Quali sono, secondo lei, i problemi principali ancora da risolvere per sviluppare una efficace biodiversity finance?

Lo sviluppo della finanza per la biodiversità deve affrontare diverse sfide chiave, sia in Cina che a livello globale. In primo luogo, esiste un sostanziale deficit di finanziamenti per le iniziative di conservazione della biodiversità in Cina, nonostante la sua posizione di leader nel mercato globale della finanza green. Questo divario evidenzia la necessità di maggiori investimenti e finanziamenti specificatamente stanziati per la protezione della biodiversità. Inoltre, mancano standard di classificazione mirati e completi per il finanziamento della biodiversità, sia in Cina che a livello internazionale. Mentre sono in corso sforzi per espandere gli standard esistenti di finanza green per incorporare contenuti legati alla biodiversità, l’assenza di standard specifici pone sfide nell’incanalare i fondi nei settori legati alla biodiversità. Inoltre, la consapevolezza e l’impegno nella biodiversity disclosure sono ancora limitati sia tra le aziende che nelle istituzioni finanziarie. Nonostante i lodevoli progressi nella definizione di standard internazionali per la divulgazione di informazioni relative alla biodiversità, rimane un ampio margine di miglioramento nell’attuazione. Infine, il capacity building e lo sviluppo di talenti interdisciplinari, cruciali per la biodiversity finance, non sono una sfida semplice visto che la ricerca in questo campo rimane prevalentemente teorica. Affrontare queste sfide richiede collaborazione, innovazione e leadership politica sia a livello nazionale che internazionale, insieme a uno sforzo concertato per accelerare i modelli di finanziamento, utilizzare i big data e l’intelligenza artificiale e migliorare la trasparenza e gli standard per il finanziamento della biodiversità.

 

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Immagine di copertina: Zhangjiajie National Forest Park, Unsplash