In ogni numero monografico di Materia Rinnovabile la sezione Think Tank è l’occasione per dar voce direttamente alle figure più autorevoli negli ambiti che, di volta in volta, trattiamo. Scienziate e scienziati, consulenti, economiste, personalità politiche, intellettuali ci portano non solo le proprie competenza, cultura ed esperienza, ma anche peculiari e a volte contrastanti visioni del mondo, che creano una feconda dialettica. Qualcuno storce il naso perché pubblichiamo “troppe” interviste. Ma secondo noi la pluralità di voci non è mai “troppa”.

Così, anche per il numero 49 dedicato alla Finanza, abbiamo messo insieme una tavola rotonda virtuale che parte dall’Europa, arriva in Asia e attraversa il Pacifico per approdare negli Stati Uniti. Morgan Després, Sayuri Shirai e Frederic Samama ci hanno spiegato i meccanismi della finanza climatica globale, le strategie per mobilitare i capitali privati e dirigerli su investimenti green, e come funzionano questi sistemi in varie parti del mondo.
Ecco, qui di seguito, un riassunto dei temi di cui abbiamo parlato. Le interviste complete le potete leggere su Materia Rinnovabile #49.

Morgan Després, come mobilitare i capitali per l’azione climatica

Per attuare l’Accordo di Parigi, raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione indicati dalla scienza e agire efficacemente per l’adattamento climatico serviranno migliaia di miliardi di dollari di investimenti entro il prossimo decennio. Come mobilitare il capitale pubblico e quello privato? Emanuele Bompan lo ha chiesto a Morgan Després, direttore esecutivo per la finanza climatica internazionale, l'uso del territorio e la macroeconomia net zero della European Climate Foundation (ECF), dove lavora dal 2022, dopo essersi occupato per 18 anni di stabilità e regolamentazione finanziaria internazionale ed europea.

“Entro il 2030 andranno mobilitati globalmente almeno 15.000 miliardi di dollari”, spiega Després. “Una cifra enorme. Ma se comparata all'ammontare del capitale gestito dai fondi sovrani o dai gestori patrimoniali, che si aggira intorno ai 31.000 miliardi di dollari, si ha la sensazione che questi soldi non siano così impossibili da movimentare, anzi. Allora perché questo denaro non confluisce nel finanziamento dell'azione per il clima? I conti non tornano.”

Sayuri Shirai, la via asiatica alla finanza climatica

L’Asia è senza dubbio la regione chiave per l’azione climatica globale. Nel continente vivono 4,7 miliardi di persone, il 60% della popolazione mondiale, e nel 2023 le sue economie hanno contribuito per due terzi alla crescita del PIL globale. Anche se il continente non è storicamente un forte emettitore, il rapido sviluppo degli ultimi decenni ha fatto crescere considerevolmente la sua impronta e oggi circa la metà delle emissioni globali di gas serra sono generate dalle economie asiatiche.

Allo stesso tempo, la regione è fra le più colpite dagli effetti della crisi climatica e necessita di enormi investimenti per progetti di adattamento e mitigazione. Investimenti che al momento sono ancora lontani dal raggiungere la massa critica necessaria: secondo i calcoli del Fondo Monetario Internazionale, oggi la finanza climatica asiatica vale poco più di 300 miliardi di dollari, ma ne servirebbero almeno altri 800 all’anno.

Per colmare questo gap sta lavorando l’Asian Development Bank (ADB), la banca multilaterale per lo sviluppo del continente, attuando strategie specifiche (e piuttosto diverse da quelle europee) per un tipo di economia in forte crescita, ancora molto basata sui combustibili fossili e con un grosso problema di trasparenza. La “formula” si compone di tre fattori: blended finance, corporate disclosure e transition finance. Giorgia Marino ne ha parlato con l’economista giapponese Sayuri Shirai, consulente per le politiche sostenibili presso l’ADB Institute, professoressa alla Keio University ed ex membro del comitato politico della Banca del Giappone.

Frederic Samama, decarbonizzare i portafogli ascoltando la scienza

Nel 2018, i governi che si impegnavano in un percorso net zero rappresentavano il 10% del totale, oggi sono il 70%. La finanza climatica è in continua e rapida evoluzione, ma servono sempre nuove strategie per affrontare le sfide del settore a livello globale. E il 2024 sarà un anno cruciale, a partire dalla COP29, per rafforzare la fiducia del mondo finanziario nel green investment. Se c'è una persona che è sempre un passo avanti a tutti quando si parla di clima e finanza, quella persona è Frederic Samama, responsabile dello sviluppo strategico di S&P Global Sustainable1 e da sempre uno dei più acuti osservatori del mondo finanziario.

Samama è un vero e proprio insider di lunga data: ha iniziato la sua carriera presso JP Morgan a Parigi, ha supervisionato i Corporate Equity Derivatives presso il Crédit Agricole Corporate Investment Banking a Parigi e a New York, ha costruito il franchise della green finance di Amundi facendo da apripista ai primi indici azionari mainstream a basse emissioni di carbonio, e ha creato il più grande fondo obbligazionario green degli ultimi dieci anni per finanziare infrastrutture verdi nei mercati emergenti. Emanuele Bompan lo ha raggiunto nel suo ufficio parigino per parlare delle sfide che attendono il settore finanziario chiamato a decarbonizzare il mercato globale.

 

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In foto, da sinistra a destra: Morgan Després, Sayuri Shirai, Frederic Samama