Bianco, nero e sfumature di grigio. Potrebbe essere riassunto con questo slogan il secondo Zero Pollution Monitoring della Commissione europea e dell’Agenzia europea per l’ambiente, cioè il secondo Quadro di riferimento sull'inquinamento zero che mostra i progressi compiuti dalle regioni europee e da tutte le capitali per ottenere aria, acqua e suolo più puliti, presentati lunedì 3 marzo.
Pubblicato ogni due anni, è importante non tanto per la fotografia dei dati, cioè lo scatto che immortala la situazione attuale, quanto per il moto a luogo che racconta, quindi l’andamento verso un obiettivo preciso. Obiettivo, che – come vedremo – è ambizioso e dovrà, o dovrebbe, avere un primo e importante step al 2030. Nello stesso giorno è stato pubblicato anche il quarto Clean Air Outlook, focalizzato sull’aria, dove i chiaroscuri sono più netti e gli obiettivi pur raggiunti non sono ancora affatto sufficienti.
Il monitoraggio e le prospettive dell'inquinamento zero
Le pagine di presentazione delle relazioni ci vogliono mostrare subito il bicchiere mezzo pieno: le politiche europee in effetti stanno contribuendo a ridurre l'inquinamento atmosferico, l'uso di pesticidi e i rifiuti di plastica in mare. Però – ecco che il bicchiere si svuota − i livelli di inquinamento sono ancora troppo elevati, il rischio è di non arrivare a centrare gli obiettivi.
Bisogna fare meglio e in minor tempo. Anche perché a pagarne maggiormente le conseguenze sono anziani e bambini, i più vulnerabili dal punto di vista anagrafico, e anche coloro che vivono condizioni di disagio economico. Infatti, si legge, le più alte concentrazioni di PM2,5 nell’aria si trovano proprio nelle regioni più povere.
Entriamo nel dettaglio e cerchiamo di orientarci nella giungla di dati e nei loro significati. Partiamo dall’istantanea e da che cos’è il rapporto. Il monitoraggio e le prospettive dell'inquinamento zero offre una fotografia dello stato dell'inquinamento in Europa e descrive le tendenze degli ultimi anni mettendo i numeri in prospettiva, nell’ottica di controllare e verificare se sarà possibile raggiungere i target del 2030. Parliamo di cinque anni, serve quindi un notevole sforzo nel prossimo quinquennio.
Gli obiettivi UE sull’inquinamento
Sotto osservazione ci sono aria, acqua e suolo, ed ecco l’impegno che ha assunto l’Unione Europea per il 2030: ridurre del 55% le morti premature per l’inquinamento dell’aria rispetto ai valori del 2005, diminuire del 30% la quota di persone cronicamente disturbate dal rumore dei trasporti, ridimensionare del 25% gli ecosistemi la cui biodiversità è minacciata dall’inquinamento dell’atmosfera.
Obiettivi diversificati e specifici del suolo: dimezzare la perdita di nutrienti, l’uso di pesticidi chimici, e delle sostanze più pericolose (meno 50% entro il 2030). Diminuire la plastica in mare del 50% (e oggi siamo al 9%), del 30% le microplastiche, e “significativamente” (qui nessun target misurabile) la produzione di rifiuti.
Neanche a dirlo, su quasi tutti gli obiettivi c’è ancora tanto da fare. Però, ci avvisa la Commissione europea, tanto è stato fatto e tutto sommato c’è un impegno costante a migliorarsi. Infatti, è stato ricordato in conferenza stampa, sul fronte legislativo, l’UE ha già adottato delle misure a partire dalle revisioni della direttiva sulle emissioni industriali, della direttiva sulla qualità dell'aria, della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, della direttiva quadro sui rifiuti, della direttiva quadro sulle acque e del regolamento sul mercurio.
Il nuovo regolamento sul ripristino della natura potrà contribuire inoltre a ridurre ulteriormente le pressioni sull'inquinamento degli ecosistemi e ad aumentarne la resilienza complessiva. Per contrastare l'inquinamento da microplastiche, nel 2023 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento sulla prevenzione delle perdite di pellet di plastica nell'ambiente. Una volta adottato, concorrerà a raggiungere l’obiettivo al 2030.
I limiti UE sono superiori a quelli considerati sicuri dall’OMS
Ma non c’è tempo per crogiolarsi e darsi pacche sulla spalla. “Conta la velocità con cui si migliora perché la lentezza si traduce in vittime, soprattutto per l’inquinamento dell’aria e tra i bambini.” A parlare è Fabrizio Bianchi, epidemiologo ambientale dell’Istituto di fisiologia clinica del CNR, esperto di fama internazionale per quanto riguarda le tematiche relative all’inquinamento, con all’attivo oltre 400 pubblicazioni.
“Bisogna tenere presente che i limiti di legge europei sono superiori a quelli considerati sicuri dall’OMS, quindi c’è poco da festeggiare”, spiega a Materia Rinnovabile Bianchi, che ha curato per molti anni il rapporto Sentieri che fotografava il legame ambiente-salute nei siti di interesse nazionale. “È vero che i decessi sono diminuiti del 45%, quindi siamo sulla buona strada, ma adesso dobbiamo correre ancora di più. Chi si occupa di salute non può tenere in considerazione i limiti di legge, sono una fake news, una fandonia. A Milano ci sono stati 35 sforamenti nei primi due mesi dell’anno. Il limite per l’OMS è di 18 l’anno e con valori più bassi.”
C’è un altro punto da sottolineare: “Il primo obiettivo è al 2030, e forse potremmo centrarlo. Ma il target è arrivare al 2050 con zero pollution e qui la strada si fa ancora più in salita”.
Anche perché le scadenze imposte da alcune direttive concepite per andare in questa direzione – come quelle relative alle auto con motore termico − sono oggetto di revisione. “Le lobby chiedono di rallentare e spostare le tempistiche. Ed è proprio il contrario di quanto andrebbe fatto. Oltretutto l’inquinamento dell’aria non dipende solo dal traffico ma anche dall’agricoltura e dagli allevamenti intensivi, due settori che appaiono intoccabili”, aggiunge Bianchi.
I rischi dell’inquinamento per la salute
“Il 17% dei tumori ai polmoni mortali è correlato all'inquinamento atmosferico. L'impatto sulla nostra economia è enorme: l'inquinamento atmosferico provoca danni fino a 2.000 euro all'anno a persona nell'UE.” È il rosario sgranato dalla commissaria europea all'ambiente, Jessika Roswall, nella conferenza di presentazione dei dati, con la direttrice esecutiva dell'Agenzia europea per l'ambiente (AEA) Leena Yla-Mononen.
“L'inquinamento da mercurio nell'aria ricade indietro nei nostri suoli e acque. Ma anche altre forme di inquinamento hanno un impatto sulla nostra salute: l’eccessivo inquinamento acustico dovuto al traffico aumenta i cambiamenti nei bambini e le possibilità di ictus e malattie cardiache. L'inquinamento da microplastiche è un problema. I bambini sono sempre più esposti al rischio di microplastiche anche prima di nascere e l'inquinamento da sostanze chimiche come i PFAS aumenta i rischi per le persone. Quindi abbiamo ragioni sociali, ambientali ed economiche per passare a un mondo senza inquinamento entro il 2050”, ha aggiunto.
L’inquinamento non colpisce tutti gli europei nello stesso modo. Chi vive in zone disagiate respira l’aria peggiore. Non solo, ma all’interno di uno stesso paese chi risiede nelle città più povere subirà anche maggiormente l’ingiuria ambientale. “Le persone più fragili sono quelle più esposte”, evidenzia Bianchi. “Il Covid ha morso di più la Pianura Padana perché lì le persone erano già debilitate perché in costante rapporto con l’aria inquinata. E tra i più vulnerabili ci sono anziani e bambini. Ecco perché dobbiamo correre e non crogiolarci osservando il bicchiere mezzo pieno. Restiamo saldi sui principi e non demandiamo alle generazioni future le scelte politiche ed economiche.”
In copertina: immagine Envato