Fino ad ora la comunità scientifica ha trovato tracce di microplastiche ovunque: negli oceani, nei crostacei, nel latte materno, nell’acqua potabile, nella pioggia e persino nel sangue e nel cuore umano. Sono particelle di plastica con un diametro inferiore ai 5 millimetri, così piccole da essere ingerite o inalate dalle persone. Un problema che sta spingendo gli scienziati a indagarne gli effetti, ancora sconosciuti, sulla salute umana.

Se parlare di rischio sanitario è ancora troppo presto, uno studio pubblicato sulla rivista The New England Journal of Medicine il 6 marzo ha però trovato per la prima volta un legame tra le microplastiche presenti nel corpo umano e malattie cardiovascolari come infarti e ictus.

Lo studio, condotto su 257 persone sottoposte a un intervento di chirurgia vascolare, ha rilevato tracce di microplastiche e nanoplastiche nell’arteria carotide di quasi il 60% dei pazienti. Per queste persone il rischio di sperimentare un infarto, un ictus o la morte nei 34 mesi successivi all'intervento era 4,5 volte più alto di coloro in cui non avevano trovato particelle di plastica.

Microplastiche nelle placche delle arterie

Per analizzare le microplastiche i ricercatori hanno esaminato al microscopio le placche asportate della carotide. Dalle analisi chimiche è emerso che nei campioni di 150 pazienti si sono osservate delle macchie mescolate con cellule e altri residui. Queste macchie sono state identificate in gran parte come microplastiche di polietilene, una delle plastiche più utilizzate per realizzare imballaggi per alimenti, borse della spesa e giocattoli. Tra i polimeri presenti è stato visto anche il PVC (cloruro di polivinile), che trova mercato nell’edilizia e nei packaging rigidi. 

In media, le persone con più microplastiche avevano anche livelli più elevati di biomarcatori dell’infiammazione, cioè indicatori biologici correlati a una data malattia che provocano un’infiammazione.  Secondo l’opinione di Robert Brook, medico-scienziato che studia gli impatti dell’inquinamento ambientale sulla salute cardiovascolare per la Wayne State University, l’innesco di un processo di infiammazione potrebbe aumentare il rischio di rottura della placca carotidea. Questo potrebbe far fuoriuscire depositi di grasso e di conseguenza ostruire i vasi sanguigni.

Rispetto al 40% dei pazienti che nelle analisi non mostrava microplastiche nelle placche, le persone contaminate tendevano a essere più giovani, maschi, fumatori e affetti da diabete o altre malattie cardiovascolari. Tuttavia, dal momento che lo studio ha incluso solo persone che necessitavano di un intervento chirurgico per ridurre il rischio di ictus, non è noto se il legame sia riscontrabile anche in una popolazione più ampia.

Le microplastiche sono state trovate nel sangue e in organi come polmoni e placenta. Per ora il fatto che si accumulino nel corpo umano non dà la certezza che stiano provocando danni. Nonostante gli ingenti sforzi, la comunità scientifica, infatti, non è ancora riuscita a dimostrare i rischi diretti sulla salute. “Ma questa ricerca sarà il trampolino di lancio per ulteriori studi”, ha precisato Robert Brook.

Ridurre l’inquinamento da microplastiche

Per ridurre l’inquinamento globale da plastiche e microplastiche, nel 2022 la Commissione ambiente delle Nazioni Unite ha trovato un accordo per sviluppare un Trattato Globale sulla Plastica, uno strumento legalmente vincolante che unirebbe tutti i Paesi nella lotta contro l’inquinamento da plastica. Dopo che il terzo round di negoziati non ha dato i frutti sperati – nemmeno nel trovare un accordo sulla bozza zero  come base per le discussioni sul futuro trattato – gli occhi sono puntati sul quarto round di negoziati in programma dal 23 aprile a Ottawa, Canada.

Anche sotto il migliore degli auspici, un accordo globale sulla plastica non si troverà prima della fine del 2024. Nel frattempo una spinta legislativa importante possono darla i regolamenti nazionali e regionali. Un esempio lo ha offerto l’Unione Europea il 17 ottobre 2023, quando ha deciso di bandire dal mercato UE alcune microplastiche primarie, ovvero quelle inserite volontariamente in cosmetici, detergenti, tessuti e tanto altro.

 

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Immagine di copertina: © European Union, 2024

 

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