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L’Agenzia europea per l’ambiente (AEA) ha rilasciato la sua prima panoramica sull’inquinamento da PFAS nelle acque europee, pubblicata il 9 dicembre 2024, a poche settimane dal rapporto sullo stato di salute dei corpi idrici in UE.

I PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche) comprendono circa 10.000 composti chimici, noti per la loro persistenza nell'ambiente. Oltre a questa caratteristica, alcuni sottogruppi di PFAS presentano altri rischi, come il potenziale di bioaccumulo negli organismi viventi, la mobilità in acqua, suolo e aria, il trasporto a lungo raggio e gli effetti tossicologici su esseri umani e ambiente.

In base ai dati riportati dal briefing della AEA, il PFOS, uno dei composti più noti di questo gruppo, è stato rilevato in concentrazioni superiori agli standard di qualità ambientale in numerosi siti di monitoraggio in Europa. Sulla base dei dati del 2022 provenienti da circa 1.300 siti di monitoraggio in Europa, il 59% dei siti nei fiumi, il 35% dei siti nei laghi e il 73% dei siti nelle acque di transizione e costiere hanno superato i limiti. Risultati analoghi erano arrivati anche qualche settimana fa dagli Stati Uniti. E il confronto con l’Unione Europea è utile, visto che anche oltre oceano si sta lavorando a possibili restrizioni.

Il trend sul monitoraggio dei PFAS

I PFAS sono composti chimici sintetizzati dall'uomo, non presenti naturalmente nell'ambiente. Utilizzati sin dagli anni Quaranta, sono impiegati in numerosi settori industriali e di consumo per le loro proprietà uniche, che li rendono resistenti ad acqua, grassi e alte temperature. Si trovano in prodotti come piatti di carta, padelle antiaderenti, imballaggi alimentari, tessuti, tappeti, pellami, elettronica e schiume antincendio. Una diffusione che ha delle conseguenze. Nel suo briefing, Inquinamento da PFAS nelle acque europee, l’AEA sottolinea che è ancora difficile comprendere appieno l'entità dell'inquinamento da PFAS in Europa, a causa di lacune nei dati e incertezze.

Dal 2010 al 2022, il numero di paesi che hanno avviato attività di monitoraggio, il numero di campioni raccolti, i siti monitorati e le matrici analizzate sono aumentati, indicando un miglioramento della copertura territoriale dei dati e un maggiore impegno nel monitoraggio. Francia e Italia sono i paesi che hanno riportato il numero più elevato di campioni. Nel 2022, la maggior parte dei campioni è stata raccolta in fiumi (52%) e acque sotterranee (40%), mentre un numero inferiore di campioni è stato prelevato da laghi (5%) e acque costiere (3%).

Un confronto tra Europa e Stati Uniti

Il monitoraggio che sarà richiesto nei prossimi anni è imponente. L'inchiesta Forever Pollution Project, pubblicata a inizio 2023 grazie alla collaborazione di giornalisti provenienti da 14 stati europei, inclusa l'Italia, aveva già rivelato dati allarmanti sulla contaminazione da PFAS in Europa. Condotta con il coinvolgimento delle redazioni di Le Monde e The Guardian, l'inchiesta ha portato alla luce il fatto che in Europa esistono oltre 17.000 siti contaminati, con livelli di PFAS pari o superiori a 10 nanogrammi per litro, rilevati tramite campionamenti in acqua, suolo e organismi viventi tra il 2003 e il 2023. Se si considerano anche le aree "sospette" di contaminazione, ancora da analizzare, il numero sale a 21.000.

Come anticipato, il tema PFAS non è un affare solo europeo. Negli Stati Uniti, dati alla mano, la situazione è peggiore. Secondo uno studio pubblicato il 24 ottobre 2024 dal Servizio geologico degli Stati Uniti (USGS), tra i 71 e i 95 milioni di persone negli Stati Uniti contigui (cioè senza contare Alaska, Hawai e possedimenti d’oltremare) potrebbero dipendere da acque sotterranee che contengono concentrazioni rilevabili di PFAS addirittura per il loro approvvigionamento idrico. L'USGS afferma che i suoi scienziati sono i primi a fornire stime a livello nazionale sulla presenza di PFAS nelle acque sotterranee non trattate che alimentano i pozzi pubblici e privati. La ricerca fornisce anche la prima stima del numero di persone in tutto il paese potenzialmente esposte all'acqua sotterranea contaminata da PFAS.

Verso una progressiva restrizione dei PFAS: le proposte in Europa

Le nuove evidenze presentate nel briefing – si legge in un comunicato della AEA − supportano l'attuale proposta di modifica della Direttiva quadro sulle acque per ampliare l'elenco delle sostanze prioritarie (includendo cioè altri PFAS) e la necessità di rivedere i limiti di PFAS specificati nella Direttiva sull'acqua potabile. I dati supportano anche la Strategia europea di resilienza idrica, che dovrebbe essere un'iniziativa prioritaria della nuova Commissione europea. “Non c'è più tempo da perdere, occorre approvare subito la proposta di restrizione universale dei PFAS attualmente al vaglio dell'Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA)”, ha commentato Cristina Guarda, eurodeputata del Gruppo Verdi/ALE. “La relazione dell'AEA sottolinea una realtà allarmante: molti corsi d'acqua e laghi in Europa sono contaminati da composti chimici estremamente persistenti come i PFAS. Questa situazione rappresenta una minaccia seria per la salute pubblica e per gli ecosistemi. Scarichi industriali e fitofarmaci stanno facendo male alle nostre acque. La scorsa settimana ho salutato positivamente la proposta della Commissione UE di vietare due pesticidi contenenti PFAS, il flufenacet e il flutolanil, come un passo essenziale nella giusta direzione.” L'ultimo Eurobarometro ha mostrato che il 78% degli europei desidera un'azione più incisiva a livello UE sull'inquinamento delle acque.

E negli Stati Uniti?

Il 10 aprile 2024, l'amministrazione Biden-Harris ha introdotto il primo standard nazionale legalmente vincolante per l'acqua potabile, mirato a proteggere le comunità dall'esposizione ai PFAS. La nuova norma, parte della PFAS Strategic Roadmap dell'Environmental Protection Agency, è parallela all’annuncio di quasi 1 miliardo di dollari di nuovi fondi, previsto dalla Bipartisan Infrastructure Law, “per aiutare stati e territori a implementare test e trattamenti contro i PFAS nei sistemi idrici pubblici e supportare i proprietari di pozzi privati”, come si legge in un comunicato.

Al Congresso degli Stati Uniti il 18 aprile veniva poi presentato il Forever Chemical Regulation and Accountability Act (FCRAA), un disegno di legge che mira a eliminare entro dieci anni gli usi "non essenziali" dei PFAS. La proposta è stata avanzata dal senatore Dick Durbin e dalla deputata Betty McCollum, anche se, come riportato dall’ONG Food & Water Watch, la sua adozione sembra essere a rischio per i recenti revival della Corte Suprema e il ritorno dei Repubblicani al governo. La proposta prevede che entro quattro anni sia obbligatorio eliminare gradualmente gli usi non essenziali in alcune categorie, mentre per tutte le altre il termine è fissato a dieci anni. Sono previste esenzioni per scopi critici – al pari delle proposte UE − qualora non esistano alternative praticabili. Inoltre, la legge richiede ai produttori di PFAS di comunicare all’Agenzia per la protezione ambientale (EPA) l’utilizzo di queste sostanze e i loro piani di dismissione, in linea con normative simili già adottate a livello statale, ad esempio in Minnesota e Maine. Il disegno di legge include anche disposizioni che mirano a garantire che le aziende non possano evitare le responsabilità attraverso procedure fallimentari, imponendo sanzioni civili in caso di non conformità.

 

Immagine: Envato