I tentativi di influenzare le politiche ambientali europee dell’amministrazione Trump potrebbero non fermarsi alla Direttiva sulla due diligence. Nel mirino ora potrebbe finire anche il Regolamento EUDR contro la deforestazione che riguarda i beni importati in Europa, la cui applicazione è stata rimandata di un anno, al 30 dicembre 2025, dopo che diversi paesi hanno lamentato requisiti complessi e ostacoli tecnici.

L’industria della carta USA vuola una deroga

Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Reuters, l’industria cartaria statunitense sta facendo pressioni sul governo di Donald Trump per esentare le aziende dagli obblighi di due diligence e reportistica imposti dal regolamento. "Il semplice rinvio di un anno non risolverà le nostre preoccupazioni", ha dichiarato Heidi Brock, CEO dell'American Forest and Paper Association (AF&PA). “La legge imporrebbe obblighi costosi e inutili alle aziende statunitensi che gestiscono in modo sostenibile le foreste americane”.

La richiesta della AF&PA va oltre le intenzioni di Howard Lutnick, neosegretario del Dipartimento del commercio, che voleva negoziare con l'UE la possibilità di considerare i beni statunitensi a “basso rischio” deforestazione. Uno standard a ridotta compliance che richiederebbe comunque alle aziende di condurre la due diligence e di sottoporsi a ispezioni. La legge europea però non contiene una categoria “no risk”, ovvero di paesi considerati esenti da deforestazione, nonostante il tentativo del parlamento europeo di inserirla nel testo.

L’industria cartaria statunitense, che esporta prodotti in Europa valutati 3,5 miliardi di dollari, vorrebbe che il tema arrivasse sui tavoli negoziali che indirizzeranno i rapporti commerciali tra Washington e Bruxelles, ormai sul punto di rottura da quando Trump minaccia di imporre gravosi dazi ai produttori europei. Ora c’è il rischio che Howard Lutnick giochi anche questa carta per ricattare un’Europa vulnerabile e spaventata dalla politica commerciale di Donald Trump.

A chi non piace la legge europea contro la deforestazione

Il regolamento contro la deforestazione mira a impedire che nei paesi membri siano commercializzati prodotti ottenuti grazie alla deforestazione. Le misure riguardano tutte le importazioni di cacao, caffè, gomma, legno, olio di palma, soia e derivati dall’allevamento animale. In sostanza chi vende questi beni in Europa sarà obbligato a verificare che non siano stati prodotti sfruttando terreni deforestati dopo il 2020, o modificando in modo non sostenibile una foresta.

Le aziende dovrebbero mappare digitalmente le proprie catene di approvvigionamento fino all'appezzamento in cui sono state coltivate le materie prime importate, anche in piccole aziende agricole di regioni rurali remote. Secondo i detrattori del regolamento, tra i quali ci sono vari esponenti dei partiti conservatori europei, la mappatura delle supply chains sarebbe un'operazione estremamente complessa: le catene si estendono su tutto il globo e coinvolgono non solo milioni di aziende agricole ma anche molteplici intermediari i cui dati non sono facilmente verificabili.

Tra i paesi extracomunitari che si oppongono al regolamento non ci sono solo gli Stati Uniti. Per esempio, anche l’Indonesia, il secondo produttore di olio di palma del mondo, ha criticato più le misure che le tempistiche. Secondo Jakarta danneggerebbero i piccoli proprietari terrieri. Pure la Malaysia si è unita al coro delle voci contrarie, definendo il regolamento un tentativo deliberato di aumentare i costi dell’industria dell'olio di palma.

Oltre all’olio di palma, anche la soia è un prodotto ampiamente associato alla deforestazione, soprattutto in Brasile. L’ottobre scorso il ministro dell’agricoltura e dell’allevamento brasiliano Carlos Fávaro ha dichiarato a Bloomberg: "Non vogliamo sacrificare le nostre foreste per la crescita economica, ma l'Europa sta oltrepassando la sovranità brasiliana e prenderemo provvedimenti contro la legge". Lo sta già facendo in parte la potente lobby di coltivatori di soia brasiliani Aprosoja, che raccomanda agli agricoltori di rifiutare ogni contratto che li obbligherebbe a rispettare la legge europea. Secondo l’associazione "l'unico scenario" in cui un agricoltore dovrebbe scegliere di rispettarla sarebbe quello in cui il mercato offrisse "un sovrapprezzo" sulla soia prodotta in un’area non deforestata dopo il 2020.

 

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