La Commissione europea rafforza il regolamento anti-deforestazione (EUDR) proponendo di posticiparlo di un anno. Sembrerà paradossale ma è così che, a seguito delle forti pressioni di industrie e governi, mercoledì 2 ottobre l’esecutivo di Ursula von der Leyen ha comunicato nuove linee guida e un suggerimento: rimandare il divieto al commercio di prodotti collegati a deforestazione di 12 mesi per “garantire un'attuazione corretta ed efficace”, nonostante tutti gli strumenti di implementazione siano già a disposizione. Mentre la destra europea festeggia, il Parlamento e il Consiglio hanno meno di tre mesi per concludere i negoziati interistituzionali.

A partire dal prossimo 30 dicembre, la EU Deforestation Regulation (EUDR) avrebbe imposto alle aziende europee che importano soia, manzo, cacao, caffè, olio di palma, legname, gomma e prodotti affini di dimostrare che le proprie catene di approvvigionamento non contribuiscono alla deforestazione o alla degradazione delle foreste di tutto il pianeta. Pena l'applicazione di pesanti multe.

A giugno 2023 l’approvazione della legge fu salutata come un momento storico nella lotta contro la deforestazione, la seconda causa principale del cambiamento climatico dopo la combustione di idrocarburi. Tuttavia diversi paesi e industrie, dal Brasile alla Malesia, sostengono che un tale protezionismo potrebbe escludere milioni di piccoli agricoltori dal mercato europeo.

La destra europea festeggia il rinvio della EUDR

Lo scorso marzo sono arrivati i primi segnali di insoddisfazione anche da Bruxelles, dopo che i ministri dell'Agricoltura di 20 dei 27 paesi membri hanno appoggiato la richiesta dell'Austria di rivedere o sospendere la legge. Il rinvio a dicembre 2025 proposto dall’esecutivo è stato accolto con gioia da tutte le destre europee, soprattutto dal presidente del Partito popolare europeo (PPE) Manfred Weber, che su X-Twitter si è preso il merito dell’iniziativa.

Membro di spicco del partito di von der Leyen, Weber si è opposto a diverse leggi ambientali proposte dalla presidente della Commissione durante il suo primo mandato. Una su tutte la Nature Restoration Law, regolamento che richiede agli stati membri di attuare misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell'Unione Europea entro il 2030. La legge fu approvata dal Consiglio UE a giugno grazie a un ripensamento last minute del governo austriaco.

Secondo il regolamento EUDR, le aziende dovrebbero mappare digitalmente le proprie catene di approvvigionamento fino all'appezzamento in cui sono state coltivate le materie prime importate, anche in piccole aziende agricole di regioni rurali remote. Secondo gli oppositori, si tratta di un'operazione estremamente complessa perché si tratta di supply chain che si estendono su tutto il globo e che coinvolgono non solo milioni di aziende agricole ma anche molteplici intermediari i cui dati non sono facilmente verificabili.

“La proposta italiana vince ancora”, ha dichiarato in un comunicato il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida. “Avevamo sottolineato come fosse impraticabile l'applicazione del regolamento sulla deforestazione senza creare un mercato illegale parallelo e danneggiando di fatto l'intero sistema produttivo collegato alle importazioni del mondo agricolo e legate anche ad altri fattori di sviluppo.”

Applaude anche Eurocommerce, consorzio che rappresenta l'industria europea del commercio al dettaglio: “Siamo grati alla Commissione per aver riconosciuto le nostre preoccupazioni in merito alla conformità e alle possibili interruzioni della catena di approvvigionamento”.

Un sabotaggio di von der Leyen?

La proroga di un anno non è ancora ufficiale, ma ha generato malcontento tra diversi esponenti politici e associazioni ambientaliste. “A poche settimane dall'inizio del suo secondo mandato, von der Leyen sta già minando il Green Deal”, ha dichiarato Delara Burkhardt, europarlamentare tedesca del partito di centrosinistra Socialisti e Democratici. L'ex commissario per l'ambiente Virginijus Sinkevičius, diventato eurodeputato dei Verdi a giugno, ha dichiarato che il ritardo “è un passo indietro nella lotta al cambiamento climatico” e che “rompe la fiducia con i nostri partner globali e danneggia la nostra credibilità sugli impegni climatici”.

Secondo Luciana Téllez Chavez, ricercatrice ambientale di Human Rights Watch, per mesi numerosi documenti destinati a sostenere l'attuazione dell'EUDR sono rimasti sulla scrivania di von der Leyen in attesa di essere pubblicati. Intanto si accumulavano le lamentele per la mancanza di indicazioni. “È incomprensibile”, scrive a Materia Rinnovabile. “Sembra che la presidente della Commissione abbia sabotato la più importante legislazione ambientale approvata durante il suo precedente mandato”.

Insieme a 140 paesi, nel 2021 l’Unione Europea firmava la Dichiarazione di Glasgow, impegnandosi a porre fine alla deforestazione e alla degradazione delle foreste. L’industria chiede più tempo e certezze. Al parlamento e al Consiglio la decisione su quando questo impegno si concretizzerà.

 

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In copertina: Manfred Weber e Ursula von der Leyen, foto di Christophe Licoppe © Commissione Europea