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Le direttive sulla sostenibilità d’impresa (CSRD e CSDDD) non piacciono alle imprese europee; figurarsi quanto possono garbare a Donald Trump, che odia tutto ciò che richiama l’idea di sostenibilità. E così ieri, mercoledì 12 febbraio, si è saputo che Howard Lutnick, la personalità designata da Trump come futuro Segretario al commercio, in un’audizione al Senato USA ha detto chiaro e tondo che la Direttiva sulla due diligence (Corporate Sustainability Due Diligence Directive) impone “oneri significativi” alle imprese americane. E che l’amministrazione Trump sta studiando la possibilità di utilizzare “strumenti commerciali” per contrastare le normative ESG dell’Unione Europea.
Ecco dunque un ulteriore elemento dell’offensiva sui dazi contro l’Europa, già annunciata e avviata dagli Stati Uniti. Ed ecco che si riducono ancora le speranze di salvare le direttive approvate da pochi mesi, e che già la Commissione europea stava meditando di alleggerire.
Perché gli USA non vogliono rispettare le leggi europee
La CSDDD contro cui si è schierato il prossimo numero uno del Commercio USA ha davvero tutto per non andar giù alle multinazionali statunitensi (e non solo). La norma, inserita nel pacchetto del Green Deal europeo e fortemente voluta dal mondo della green economy e dell’ambientalismo, stabilisce infatti che le aziende debbano vigilare − pena azioni legali e sanzioni, che possono arrivare fino al 5% del fatturato − affinché l’intera catena del valore, compresi i subfornitori, rispettino i criteri ambientali, sociali e di governance indicati dall’UE, e attuino piani di transizione verso la neutralità carbonica.
Fondamentalmente, se un’azienda statunitense vorrà vendere in Europa, dovrà badare a che nella sua filiera non ci siano aziende anche piccole e marginali che fanno lavorare bambini, sfruttano i lavoratori, inquinano l’ambiente o discriminano le donne. Anche la CSRD, la Corporate Sustainability Reporting Directive, impone obblighi per chi vuole operare in Europa (con ricavi oltre i 150 milioni di euro o filiali e succursali), e quindi costringe a uno stringente reporting di sostenibilità. Il senso è quello di spingere le imprese che operano sul ricco mercato europeo a diventare sempre più rispettose di criteri green e di sostenibilità. Se vogliono vendere da noi.
Gli statunitensi, però, vogliono venderci i loro prodotti e servizi ma non adeguarsi alle nostre leggi. Rispondendo alle domande dei senatori repubblicani della Commissione del Senato per il commercio, la scienza e i trasporti, il sessantreenne Lutnick ha detto che contro la CSDDD, che rappresenta una “seria preoccupazione per l’industria e l’economia americana”, “prenderà in considerazione l’uso di tutti gli strumenti commerciali disponibili presso il Dipartimento, ove opportuno”. Quali precisamente non si sa, ma sarà “qualsiasi iniziativa necessaria” per “prevenire regolamenti eccessivamente gravosi che impattano negativamente le aziende statunitensi”. Bisogna dire che le nostre direttive green non piacevano neanche all’amministrazione Biden, e che lunedì la Camera di commercio americana presso l’Unione Europea (AmCham) ha chiesto di ritardare o sospendere parti fondamentali del quadro normativo.
Le criticità del Pacchetto Omnibus
La pressione USA contro le più stringenti regole ESG (ricordiamo, appena varate nell’estate 2024) si accompagna a una pressione anche interna al Vecchio Continente: da parte dei Popolari e della Destra, con la richiesta di Germania e Francia di ridimensionarle e con il “no” delle varie associazioni confindustriali che accusano le regole di essere troppo complicate e costose. Accuse che non sono del tutto infondate. Ma un conto è semplificare, un conto azzerare le direttive.
Sempre ieri, 12 febbraio, il Commissario europeo alla semplificazione Valdis Dombrovskis ha ricordato che una riflessione è in corso: la Commissione sta valutando “quanti livelli a monte e a valle della catena del valore dovrebbero effettivamente essere monitorati e regolati”. Come noto, il prossimo 26 febbraio a Bruxelles verrà presentato il cosiddetto Pacchetto Omnibus, che modificherà oltre alla CSDDD anche la CSRD e il Regolamento sulla tassonomia, che identifica le attività economiche definite “sostenibili”.
Va da sé che questo nuovo fronte si intreccerà con l’inizio della guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti contro il resto del mondo, Europa compresa. Capiremo presto se l’Europa farà marcia indietro di fronte a questa nuova offensiva antigreen o se, come ha detto a suo tempo Maria Luis Albuquerque, Commissaria UE per i servizi finanziari, ci sono margini per apportare modifiche, “modulando il ritmo” ma “mantenendo il principio di fondo”. Anche su queste decisioni si capirà se il blocco europeo è dotato della spina dorsale necessaria per giocare una sua dignitosa partita sul proscenio internazionale.
In copertina: immagine Envato