La Nature Restoration Law europea è una delle leggi più importanti per la tutela della natura, ma il 92,6% dei consumatori italiani non la conosce. Il 29,8% non cerca informazioni sulla biodiversità, mentre il 45,1% ritiene inefficaci le misure governative su questo tema, in confronto al 28,2% che le giudica positivamente. Se complessivamente emerge un livello di consapevolezza ancora limitato, importante è l’aspettativa nei confronti delle aziende: il 41,5% dei consumatori italiani vuole maggiore trasparenza sulle politiche ambientali, il 54,9% si aspetta investimenti concreti nella tutela degli ecosistemi, il 49,4% chiede alle imprese di educare il pubblico sulla biodiversità.

A tratteggiare questo quadro è la seconda edizione dello Studio sulla biodiversità forestale di Rete Clima, network per il concreto sviluppo dei temi ESG nelle aziende, pubblicato in occasione della COP16 bis. La ripresa delle trattative è in programma a Roma da oggi, 25 febbraio, a venerdì 27 presso la sede FAO, dopo la sessione colombiana, non andata a buon fine, della COP16 di Cali.

Al centro del summit, alcune iniziative cruciali: in particolare, la mobilitazione di 200 miliardi di dollari l'anno entro il 2030 come fondo di investimento per la tutela della biodiversità e la riduzione di incentivi dannosi per almeno 500 miliardi di dollari l’anno, attraverso l’eliminazione di sussidi a pratiche agricole inquinanti, pesticidi e infrastrutture inefficienti.

Lo Studio sulla biodiversità forestale di Rete Clima

In questo contesto, in cui la biodiversità e il clima sono due aspetti sempre più centrali, oltre che strettamente interconnessi, è fondamentale avere anche una visione ampia delle dinamiche economiche e sociali a essi legate. Per questo Rete Clima, oltre ad analizzare la percezione delle imprese come aveva già fatto nella prima edizione dello studio, ha deciso di integrare anche il punto di vista dei consumatori.

Se da un lato le aziende e le istituzioni sono chiamate a adottare un approccio responsabile e concreto, coinvolgendo attivamente i cittadini, dall’altro sono i cittadini stessi a chiedere chiarezza di visione e azione, smettendo di essere semplicemente spettatori delle scelte di impegno aziendali e diventando parte attiva del processo.

L’impegno delle aziende a favore della biodiversità

Da parte di molte aziende, a seguito della crescente consapevolezza ambientale, emerge l’intenzione di investire in progetti Nature Positive, ovvero di conservazione e miglioramento della natura: il 45,2% ritiene di avere un impatto significativo sulla biodiversità, il 25,8% considera il proprio impatto massimo, il 71% prevede azioni concrete nei prossimi tre anni.

Oltre a mitigare il proprio impatto ambientale, le imprese puntano a diventare protagoniste del cambiamento agendo in forma proattiva, in linea con le aspettative dei consumatori: investire nella biodiversità è una scelta etica, ma anche una strategia di azione e comunicazione lungimirante, capace di generare valore nel lungo termine.
C’è poi il tema della compliance: come previsto dalla Direttiva CSRD, le aziende sono obbligate alla rendicontazione ESG attraverso la redazione del bilancio di sostenibilità, secondo gli standard ESRS. Le possibili soluzioni di mitigazione, strettamente collegate agli impatti valutati sia nell'ambito aziendale core sia lungo la filiera produttiva, si basano sullo sviluppo di buone pratiche ambientali territoriali, sulla creazione di Nature Based Solutions (NBS), sull’uso di tecniche di lavoro innovative, sulla scelta delle migliori pratiche rispetto alla vocazionalità biologica dei territori e sulla collaborazione concreta e attiva con soggetti tecnici, come Rete Clima.

Da Rete Clima supporto per le strategie Nature Positive

Nata nel 2011, Rete Clima è un network tecnico multidisciplinare, che supporta le aziende nella definizione di percorsi personalizzati a favore dell'ambiente e della biodiversità, proponendo azioni concrete e tracciabili. Tra queste, accanto alla realizzazione di NBS, c’è per esempio la promozione della Campagna Foresta Italia, che prevede la proposta di 5 diversi tipi di progettualità forestali non solo per migliorare la qualità del territorio urbano ed extraurbano, magari vicino o presso le aziende stesse, ma anche per creare connessioni ecologiche e tutelare la biodiversità locale e, infine, per contrastare il riscaldamento climatico.

BioForest è invece un progetto di realizzazione di foreste secondo tecniche innovative, con il principale scopo di tutelare e promuovere la biodiversità vegetale e animale, mentre Biodiversity Lab consiste in una serie di installazioni e progetti realizzati con un mix di elementi viventi (alberi, arbusti, fiori, etc) e non viventi (necromassa, piccole costruzioni in materiali naturali, etc), selezionati in diversi contesti territoriali sulla base della loro vocazionalità biologica.

 

In copertina: immagine Envato