Dopo lo stallo degli ultimi mesi, il 17 giugno il Consiglio UE ha dato il via libera alla Legge sul ripristino della natura. Conosciuto anche come Nature Restoration Law, il regolamento richiede che gli stati membri definiscano e attuino misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell'Unione Europea entro il 2030. Il testo finale è stato adottato dai ministri dell’ambiente dei 27 stati membri, riuniti a Lussemburgo su impulso del Belgio − attuale presidente di turno del Consiglio UE − dopo l’ennesima impasse negoziale della settimana scorsa.

A sbloccare la situazione è stato un ripensamento del governo austriaco, la cui quota ha permesso di raggiungere il 66,07%, superando così di un punto la maggioranza qualificata del 65%. Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia sono rimaste invece sulle loro posizioni, votando contro. Una decisione che, tuttavia, non sembra riflettere le preferenze dei cittadini. A inizio maggio 2024 un sondaggio condotto da Savanta su un campione di 6.190 persone nei sei stati membri contrari ha infatti rivelato come il sostegno dell’opinione pubblica sia in media superiore al 70%, con picchi di consenso dell'85% in Italia, in 83% in Ungheria e 72% in Polonia. Gli intervistati ritengono che la legge non avrà effetti negativi a lungo termine sulle persone, sull'agricoltura e sull'economia. Ma su questo punto, come dimostrano le reazioni seguite al voto del 17 giugno, non tutti sono d’accordo.

Cosa prevede la Legge sul ripristino della natura

Il testo approvato prevede che gli stati membri stabiliscano e attuino misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell'UE entro il 2030. Il regolamento riguarda una vasta gamma di ecosistemi, includendo quelli terrestri, costieri, d'acqua dolce, forestali, agricoli e urbani. Sono comprese zone umide, pascoli, foreste, fiumi, laghi e vari ecosistemi marini, letti di spugne e coralli inclusi. Fino al 2030, gli stati membri dovranno concentrare i propri sforzi di ripristino prioritariamente sui siti Natura 2000. Dovranno adottare inoltre misure di ripristino per gli habitat in cattive condizioni (oltre l’80% degli habitat europei non gode di buona salute) con l'obiettivo di migliorare almeno il 30% di questi entro il 2030, aumentare al 60% entro il 2040 e raggiungere il 90% entro il 2050.

Entro il 2030 sono inoltre previste misure e obiettivi specifici non solo per invertire il declino delle popolazioni di impollinatori, ma anche per evitare perdita netta di spazi verdi urbani e di copertura arborea, ripristinare le torbiere prosciugate e contribuire a piantare almeno tre miliardi di alberi in più a livello UE e ripristinare la connettività fluviale di almeno 25.000 km di fiumi. Secondo le nuove regole, direttamente applicabili una volta che la Nature Restoration Law sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale, gli stati membri dovranno pianificare e presentare alla Commissione piani di ripristino nazionali che mostrino come raggiungere gli obiettivi. Dovranno inoltre monitorare e riferire sui propri progressi, sulla base di indicatori di biodiversità a livello europeo.

Il consiglio in sessione

Il rispetto degli impegni internazionali. Verso COP16 Biodiversità

Come si legge nell’articolo 1 della Legge sul Ripristino della Natura, le nuove norme non puntano solo a ripristinare gli ecosistemi degradati negli habitat terrestri e marini degli stati membri, a raggiungere gli obiettivi generali dell'UE in materia di mitigazione e adattamento al clima e a migliorare la sicurezza alimentare. Il regolamento − pilastro di quel Green Deal che dopo le elezioni europee sembra barcollare – aiuterà l’Unione Europea a rispettare i propri impegni internazionali, in particolare l’accordo globale sulla biodiversità di COP15 Montreal-Kunming, di cui è stata paladina. Un ruolo di leadership cruciale in vista della prossima Conferenza delle Parti sulla biodiversità, che si terrà a novembre in Colombia.

“È il risultato di un duro lavoro che ha dato i suoi frutti”, ha commentato Alain Maron, ministro della transizione climatica, dell'ambiente, dell'energia e della democrazia partecipativa del governo della regione di Bruxelles-Capitale. “Non c'è tempo per una pausa nella protezione del nostro ambiente. Oggi il Consiglio dell'UE sceglie di ripristinare la natura in Europa, proteggendo così la biodiversità e l'ambiente di vita dei cittadini europei. È nostro dovere rispondere all'urgenza del crollo della biodiversità in Europa, ma anche consentire all'Unione europea di rispettare i suoi impegni internazionali. La delegazione europea potrà andare alla prossima COP a testa alta”

Le reazioni all’approvazione della Nature Restoration Law

Che l’iter legislativo della Nature Restoration law sarebbe stato tormentato era chiaro fin dalle negoziazioni precedenti il voto del Parlamento UE del luglio 2023. Anche in quel caso, inoltre, si era raggiunta una maggioranza risicata, con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astensioni. Oggi, a un anno di distanza, il voto del Consiglio UE non sembra però aver contribuito a comporre i differenti interessi.

“Questa è la decisione giusta ed è esattamente ciò che i cittadini, gli scienziati e l'industria hanno chiesto”, ha commentato Virginijus Sinkevičius, commissario UE per l'ambiente, gli oceani e la pesca. “Con questa pietra miliare, affermiamo il nostro impegno a preservare il nostro patrimonio naturale e a garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire.”

"Il voto di oggi è una vittoria enorme per la natura e i cittadini europei che da tempo chiedono un'azione immediata per affrontare l'allarmante declino della natura”, fanno eco BirdLife Europe, ClientEarth, EEB e WWF EU, membri della coalizione RestoreNature. “Dopo anni di intense campagne e molti alti e bassi, siamo felici che questa legge sia diventata realtà: questo giorno passerà alla storia come un punto di svolta per la natura e la società.” La mobilitazione di RestoreNature negli ultimi anni ha permesso di raccogliere oltre un milione di firme e messaggi di cittadini, ripetuti appelli da parte di oltre 6.000 scienziati, 100 imprese, organizzazioni giovanili e società civile di numerosi settori.

Gli agricoltori protestano (di nuovo)

Nel dibattito sulla Nature restoration Law, come dimostrano le proteste di inizio anno, il comparto agricolo resta però un diretto interessato che si dice non sufficientemente coinvolto. A ribadirlo in un comunicato è Joachim Rukwied, presidente dell’Associazione tedesca degli agricoltori (DBV): "Noi agricoltori non possiamo ricevere ordini dall'alto su come coltivare. Questo scatenerà una resistenza. Chiunque creda di poter aiutare la natura con una legge normativa otterrà il risultato opposto. La conservazione della natura è possibile solo insieme a noi agricoltori".

Nel nostro paese, a prendere le difese degli agricoltori e ribadire il voto contrario dell’Italia è stato lo stesso viceministro all’ambiente e sicurezza energetica Vannia Gava. “L’ultimo colpo di coda di questa legislatura ideologica è l’approvazione del regolamento sul ripristino della natura […]. L’Italia sostiene l’obiettivo di tutelare e riparare gli ecosistemi e ha lavorato a proposte migliorative per garantire il giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica. Il regolamento, così com’è, impatta negativamente sul settore agricolo dell’Unione, accrescendone gli oneri economici ed amministrativi. Non possiamo ignorarlo e non possiamo votare a favore. Occorre più tempo.”

La delegazione italiana, Vannia Gava e Stefano Verrecchia

 

Secondo l’autoproclamata “voce unanime degli agricoltori e delle cooperative agricole dell'Unione europea” Copa-Cogeca (che tra i suoi membri ha la stessa DBV e ma anche le italiane CIA – Agricoltori italiani, Confagricoltura e Coldiretti) mancherebbe poi un chiaro quadro di investimenti, non privo di conseguenze. “Questo percorso, derivante da una proposta errata causerà battaglie legali a livello regionale, nazionale ed europeo, con un futuro poco chiaro su come e quando questa legge sarà attuata. Fin dall'inizio, questo dossier è stato oggetto di controversie, con un rifiuto totale da parte delle Commissioni Pesca, Agricoltura e Ambiente del Parlamento europeo, oltre a una posizione di approccio generale in cui il paese della presidenza, che l'ha redatto, ha votato per il rifiuto. A parte la retorica politica, la questione della mancanza di finanziamenti chiari e coerenti per il ripristino degli ecosistemi in tutta l'UE rimane senza risposta, spiegando in parte il grande imbarazzo e la fretta che circonda questa legge. A tale proposito, questa mattina abbiamo perso l'unica occasione per rendere questo testo attuabile e accettabile sul campo. Una seconda lettura avrebbe potuto rendere questa legge più realistica.”

Un’argomentazione, quella sugli investimenti, che non convince Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, che auspica un’adozione tempestiva della Legge sul ripristino della natura. “Se questa notizia rappresenta una vittoria per la tutela della biodiversità e per il Green Deal europeo, ci lascia con l’amaro in bocca il voto contrario dell’Italia (insieme a Ungheria, Polonia, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia). E sono molto lacunose le motivazioni dell’opposizione associabili agli impatti negativi del regolamento sul settore agricolo dell’Unione Europea, in termini di accrescimento di oneri economici e amministrativi. Il governo italiano, superando la sua visione miope, per affrontare la crisi ambientale e realizzare la transizione ecologica dei territori, adotti la legge al più presto introducendo direttive da tradurre velocemente nei Piani di attuazione nazionale, fissando obiettivi misurabili che riguarderanno il recupero e ripristino di diversi ecosistemi, dalle foreste agli ecosistemi marini, nonché gli ambiti agricoli e urbani.”

 

Immagine di copertina: Alain Maron, ministro della transizione climatica, dell'ambiente, dell'energia e della democrazia partecipativa del governo della regione di Bruxelles-Capitale. © European Union

 

© riproduzione riservata