Nel 2019 i 77 milioni di persone più ricche del Pianeta sono stati responsabili del 16% delle emissioni di gas serra globale. La stessa quantità di C0₂ prodotta dai 5 miliardi di persone più povere del mondo. Sono questi i dati più impressionanti che emergono dal report sulla disuguaglianza climatica, The Great Carbon Divide, stilato da Oxfam, Stockholm Environment Institute e The Guardian. Il report esplora l’enorme impatto ambientale dei cosiddetti super ricchi, cioè quelle persone che guadagnano più di 140.000 dollari all’anno.
Di responsabilità e giustizia climatica si parlerà tanto alla COP28 di Dubai, in particolare di Loss & Damage, il fondo da 100 miliardi che i Paesi più vulnerabili ancora aspettano dai Paesi più ricchi come riparazione per i danni e le perdite dovuti agli eventi climatici estremi. Responsabilità climatiche che corrono su un doppio binario destinato a incontrarsi: quello dei cittadini super ricchi e quello dei Paesi storicamente industrializzati.
La disuguaglianza sociale diventa climatica
Se è vero che i dati e i numeri dicono molto più di semplici parole, nello studio si afferma che ci vorrebbero circa 1.500 anni affinché qualcuno che si trova nel 99% più povero della popolazione mondiale generi tanta C0₂ quanta ne generano i miliardari più ricchi in un solo anno.
Le persone più agiate del Pianeta dovrebbero ridurre di 22 volte la propria impronta carbonica per consentire un contenimento dell’aumento di temperatura globale media sotto gli 1,5° centigradi. Stili di vita che hanno effetti negativi non solo nell’annullare i benefici delle energie rinnovabili ma che, secondo un parametro chiamato “costo di mortalità del carbonio”, potrebbero provocare la morte di 1,3 milioni di persone per via delle temperature sempre più calde che causano. La nuova metrica, evitando le limitazioni di calcolo del danno sociale marginale (costo sociale del carbonio), riesce a stimare il numero di morti in eccesso legate alla crescita della temperatura globale media.
“I proprietari miliardari del nostro mondo, che hanno ereditato le risorse che ci sono state rubate, ora sono responsabili per la situazione in cui ci troviamo – ha dichiarato Pavel Martiarena Huamán, attivista per il clima e fotografo peruviano ‒ Una situazione che i Paesi del Sud del mondo non hanno mai cercato. Queste persone si appropriarono di risorse, costruirono imperi di avidità: prima erano oro, argento, gomma e legno. Oggi sono petrolio e gas.”
Secondo la ricerca, la sofferenza ricade in modo sproporzionato sulle persone che vivono in povertà, sulle comunità etniche emarginate, sui migranti e sulle donne e ragazze che vivono in case vulnerabili alle condizioni meteorologiche estreme. Questi gruppi hanno meno probabilità di avere risparmi, assicurazioni o protezione sociale, il che li espone a un maggior rischio, sia dal punto di vista economico che fisico, di inondazioni, siccità, ondate di caldo e incendi boschivi.
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L’impatto degli stili di vita dei super ricchi
Sono tre le attività (dirette e indirette) attraverso cui i super ricchi generano molta più C0₂ di tutte le altre persone. Innanzitutto yacht, jet privati e stili di vita lussuosi, che non aiutano di certo a mitigare la crisi climatica, ma anzi producono, attraverso il 10% della popolazione più agiata, il 50% delle emissioni globali legate ai consumi. Per inquadrare il dato, basti pensare che il 50% dei più poveri è responsabile solamente dell’8% delle emissioni legate ai consumi. Poi, vengono gli investimenti e l’azionariato in industrie altamente inquinanti, e l'influenza che gli ultramilionari hanno sui media, sull'economia e sui decisori politici.
“I super ricchi stanno saccheggiando e inquinando il pianeta fino alla distruzione e sono coloro che meno possono permetterselo a pagarne il prezzo più alto. La doppia crisi climatica e quella della disuguaglianza si stanno alimentando a vicenda”, ha commentato Chiara Liguori, consulente per le politiche sulla giustizia climatica di Oxfam
Tassare i ricchi per ridurre le disuguaglianze
Sempre per quanto riguarda i consumi sono i Paesi ad alto reddito (soprattutto nel Nord del mondo) i responsabili del 40% delle emissioni globali di CO₂, mentre il contributo dei Paesi a basso reddito (presenti soprattutto nel Sud globale) è stato un trascurabile 0,4%. Nel 2019 tutto il continente africano, che ospita un sesto della popolazione mondiale, ha prodotto il 4% delle emissioni totali legati ai consumi.
La disuguaglianza però si insinua anche all’interno dei Paesi stessi. I miliardari sono ancora prevalentemente bianchi, maschi e residenti negli Stati Uniti e in Europa, ma membri di questa influente classe elitaria si possono trovare sempre più spesso anche in altre parti del mondo.
Cosa fare allora per ridurre queste disuguaglianze? Il direttore esecutivo di Oxfam International, Amitabh Behar, propone corpose tasse patrimoniali sui super ricchi e tasse straordinarie sulle società di combustibili fossili. Il ricavato potrebbe sostenere i più colpiti dalla crisi climatica, ridurre le disuguaglianze e finanziare la transizione verso le energie rinnovabili. Oxfam ha calcolato che una tassa del 60% sui redditi dell’1% più ricco farebbe raccogliere 6.000 miliardi di dollari all’anno e potrebbe ridurre le emissioni di 695 milioni di tonnellate, che è più dell’impronta del Regno Unito nel 2019.
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