Evasione e competizione fiscale non sono leggi di natura, ma una scelta politica. È questo il pilastro centrale del Global Tax Evasion Report 2024, pubblicato il 22 ottobre scorso da EU Tax Observatory, laboratorio di ricerca indipendente fondato dall’Unione Europea e ospitato presso la Scuola di Economia di Parigi.
ll report, realizzato da oltre 100 ricercatori che hanno lavorato in partnership con le amministrazioni fiscali, non si limita però soltanto ad analizzare gli effetti delle recenti policy nate per contrastare l’evasione fiscale internazionale.

Sono sei, infatti, le raccomandazioni contenute nel rapporto. Tra queste, però, certo una salta all’occhio in un contesto di crescente disuguaglianza economica: l’introduzione di un’imposta minima globale del 2% sui patrimoni dei miliardari.

L’importanza dello scambio automatico di informazioni bancarie

Dallo scambio automatico e multilaterale di informazioni bancarie in vigore dal 2017 al più recente accordo internazionale per un’imposta minima da applicare alle multinazionali, negli ultimi dieci anni i governi hanno lanciato iniziative fondamentali al fine di limitare l'evasione internazionale e le pratiche di concorrenza fiscale. Ma con quali risultati? L'evasione fiscale è cioè in diminuzione o in aumento a livello globale?

Il Global tax evasion report 2024 prova a rispondere a queste domande. Un rapporto che gli autori definiscono “il primo tentativo sistematico di fare il punto sul big bang di informazioni” derivante dalla disponibilità di nuovi dati sulle attività delle società multinazionali (come quelli inseriti nei country-by-country-report) e sul reddito offshore delle famiglie (provenienti dallo scambio automatico di informazioni bancarie) creati dalle iniziative di policy.

I paradisi fiscali

Misure che tuttavia arginano solo in parte la fuga verso i paradisi fiscali dei profitti (profit shifting): la stima è di 1.000 miliardi di dollari per il 2022, cioè l'equivalente del 35% di tutti gli utili contabilizzati dalle multinazionali al di fuori del Paese in cui hanno sede. Il profit shifting pesa l'equivalente di quasi il 10% delle imposte societarie raccolte a livello globale.

Le multinazionali statunitensi sono responsabili di circa il 40% del profit shifting a livello globale e i Paesi dell'Europa continentale sembrano essere i più colpiti da questa evasione. Con perdite elevate in termini di gettito fiscale per i governi, che in tutto il mondo si trovano di fronte alla sfida di combattere il cambiamento climatico e di finanziare l'assistenza sanitaria, l'istruzione e le infrastrutture pubbliche.

Cosa è cambiato negli ultimi anni? Non solo capitali in fuga

Grazie allo scambio automatico di informazioni bancarie, i ricercatori stimano che l'evasione fiscale offshore di individui facoltosi sia diminuita di circa tre volte negli ultimi dieci anni. Per quanto riguarda invece la misura dell’imposta minima globale del 15% sulle società multinazionali, introdotta nel 2021, è stata drasticamente indebolita: una serie di scappatoie ha ridotto di due volte il gettito previsto (e tre volte rispetto a un’imposta minima del 20%).

In terzo luogo, l'evasione fiscale, compreso il tipo di evasione che rientra nella zona grigia ai confini della legalità, avviene sempre più spesso a livello nazionale. I miliardari globali hanno aliquote fiscali effettive pari allo 0%-0,5% del loro reddito, a causa del frequente utilizzo di società di comodo per evitare la tassazione sul reddito. Tema su cui i legislatori non si sono mossi.

 

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Tax the rich: le sei raccomandazioni

Sono sei le raccomandazioni formulate nel report. Tutte sono incentrate sulla riduzione del deficit fiscale ‒ la differenza tra quanto versato e quanto sarebbe dovuto se le aliquote minime fossero applicate correttamente ‒ delle società multinazionali e degli individui ad alto patrimonio.

Innanzitutto, i ricercatori chiedono di riformare l'accordo internazionale sulla tassazione minima delle società per applicare un'aliquota del 25% ed eliminare le scappatoie che favoriscono la concorrenza fiscale.
Al secondo posto l’introduzione di una tassa minima globale, pari al 2% del loro patrimonio, per i miliardari: una misura che genererebbe quasi 250 miliardi di dollari all’anno tassando meno di 3.000 individui in tutto il mondo.

Ulteriori suggerimenti sono l’istituzione di meccanismi per tassare le persone ad alto patrimonio che hanno risieduto a lungo in un Paese e che scelgono di trasferirsi in un altro Paese a bassa tassazione e l’attuazione di misure unilaterali per raccogliere parte dei deficit fiscali delle multinazionali e dei miliardari nel caso in cui gli accordi globali su questi temi falliscano.

Infine, procedere alla creazione di un registro patrimoniale globale per combattere meglio l'evasione fiscale e rafforzare l'applicazione del concetto di sostanza economica e delle norme antiabuso.

 

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Immagine: Andry Roby, Unsplash