Nella corsa agli obiettivi Net-Zero l’Europa gareggia contro due giganti delle tecnologie green: Cina e Stati Uniti. I loro mastodontici piani di reindustrializzazione verde rischiano di indebolire la competitività industriale europea. Per questo motivo, secondo il think tank paneuropeo Strategic Perspectives, le imminenti negoziazioni sul budget europeo dei prossimi cinque anni rappresentano uno spartiacque del futuro climatico continentale.

L’Europa al bivio Net-Zero

Nonostante il timore che l’Inflation Reduction Act (IRA) statunitense potesse dirottare gli investimenti europei verso le sponde occidentali dell’atlantico, anche nel 2023 l’Unione Europea rimane saldamente la seconda destinazione più attraente dove investire nelle tecnologie green, con 334 miliardi di dollari di dollari, 76 miliardi in più rispetto al 2022. Merito soprattutto dello sprint sulle fonti rinnovabili e pompe di calore che, dopo la crisi energetica esacerbata dalla guerra in Ucraina, hanno attratto capitali e forza lavoro.

Il dominio cinese globale negli investimenti net-zero (39% del totale) viene definito dal think tank Strategic Perspectives come un rischio geo-economico per l’Unione. Batterie e pannelli solari − tecnologie abbondantemente sussidiate da Pechino − invadono i mercati europei a prezzi stracciati, tagliando fuori i produttori UE. Gli Stati Uniti, invece, si stanno posizionando come leader tecnologico del futuro, attirando oltre un terzo degli investimenti globali in startup che operano nel settore dell'energia pulita.

“L'Europa si trova in una corsa a tre con due giganti, e nessun paese europeo può competere da solo”, ha dichiarato Neil Makaroff, direttore di Strategic Perspectives. “Mentre il divario competitivo e innovativo con gli Stati Uniti e la Cina aumenta, l'UE dovrebbe reagire con una risposta collettiva più forte.” Per non finire stretta nella morsa dei due giganti del green tech, la rieletta presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha proposto la creazione di un Competitiveness Fund, un fondo dedicato a investimenti in tecnologie strategiche green, l'intelligenza artificiale e le biotecnologie.

Secondo la modellistica messa a punto da Strategic Perspectives, servirebbero almeno 668 miliardi di euro entro il 2040 per poter finanziare una strategia industriale allineata con i piani climatici europei. Soldi a cui le imprese dovrebbero accedere facilmente, per esempio utilizzando una piattaforma centralizzata (European One-Stop-Shop) che dirami informazioni su finanziamenti, agevolazioni e opportunità disponibili.

Il ritardo dell’Italia nella corsa al Net-Zero

Nonostante sia la terza economia europea, l'Italia ha contabilizzato poco meno di 26 miliardi di euro in investimenti Net-Zero, 4 in meno della Spagna. Il gap con Germania (90,3 miliardi) e Francia (51,9) che contribuiscono al 45% del totale europeo, rimane ampio. "L'Italia non si sta posizionando bene nella nuova era industriale a zero emissioni, nonostante una buona diffusione di pannelli solari e pompe di calore”, ha commentato Makaroff. “Gli investimenti nella transizione pareggiano quelli dei Paesi Bassi, ma l’economia italiana è due volte più grande.”

Anche il mercato del lavoro nelle rinnovabili non decolla. Nel 2022 hanno lavorato nel settore 110.000 persone, mentre in Polonia − per decenni il motore dell’industria carbonifera europea − i green jobs erano quasi il doppio (212.000). Varsavia sta diventando un polo produttivo CleanTech dell'Europa centrale, puntando soprattutto su eolico e solare. Anche Spagna e Danimarca sono leader dell'energia rinnovabile.

Decarbonizzare accelerando l’elettrificazione

Tra le varie proposte annunciate da Ursula von der Leyen durante il suo speech di insediamento, l’Industrial Decarbonisation Accelerator Act è una misura particolarmente significativa per gli obiettivi di decarbonizzazione europei. “Facilitare la decarbonizzazione dei settori industriali ad alta intensità energetica” è lo scopo. Ma come implementarla?

Secondo il think tank paneuropeo Strategic Perspectives, è necessario definire target di elettrificazione dei comparti hard to abate per ridurre la loro dipendenza dall'uso di gas, carbone e petrolio. “Il 63% del fabbisogno energetico dell'industria potrebbe essere sostituito dall'energia elettrica entro il 2040”, si legge nel report. Adottare politiche circolari, infine, ridurrebbe la dipendenza strategica dai materiali critici.

 

In copertina: Ursula von der Leyen, © Lukasz Kobus, European Union, 2024