La Polonia cambia rotta. Sebbene lo spoglio sarà completato solo nel tardo pomeriggio di martedì 17 ottobre, al momento di pubblicare questo articolo è la coalizione filo-UE capeggiata da Donald Tusk ad avere, con circa il 48%, la maggioranza dei seggi nella decisiva Camera bassa, il Sejm. Un duro colpo per il partito di Governo nazionalista Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS) guidato dal trumpiano Jaroslaw Kaczynski (fratello gemello dell’ex presidente della repubblica Lech Kaczynski), che negli ultimi 18 anni ha portato il Paese verso una deriva autoritaria, antiambientalista e antieuropeista.

Donald Tusk e la Coalizione Civica

“La democrazia ha vinto. La Polonia ha vinto.” Così Donald Tusk, ex primo ministro polacco ed ex presidente del Consiglio europeo, che ha già formato con il suo partito Coalizione Civica (Koalicja Obywatelska, che vede ben quattro partiti al suo interno) un’alleanza per governare con il centro moderato di Terza Via (data al 13%) e il raggruppamento di sinistra, Lewica (stimato all’8%).

“Questa è la fine di un’epoca terribile, questa è la fine del governo del PiS”, ha ripetuto lunedì davanti alle telecamere. Bisognerà aspettare ancora un po’ per avere la sicurezza matematica della vittoria: il processo di formazione del governo potrebbe non essere facile e diretto.

Cosa succede adesso

Il presidente Andrzej Duda probabilmente nominerà un rappresentante del PiS (ancora il partito più forte e politicamente vicino a Duda) come Primo Ministro e proverà in ogni caso a formare un Governo. Ma questo appare estremamente difficile, vista la mancanza di alleati della destra, e dunque toccherebbe ai democratici-liberali. La vera prova su se e come i poteri saranno trasferiti al nuovo Governo avverrà alla fine dell’anno, viste le fascinazioni filotrumpiane e ultrapopuliste di Jaroslaw Kaczynski, che potrebbe non accettare il risultato. Ma a Bruxelles e a Varsavia c’è fiducia che il passaggio si svolgerà serenamente.

Polonia, elezioni con un’affluenza mai vista: oltre il 72%

Il risultato elettorale è di per sé sorprendente. Il turn-out elettorale infatti è stato di circa il 72% degli elettori polacchi aventi diritto, un risultato superiore all’affluenza alle urne delle elezioni del 1989, subito dopo la caduta del comunismo. Segnale che cittadine e cittadini sono accorsi in massa alle urne per contrastare il partito in carica e dare un segnale di forte discontinuità.

“Le elezioni in Polonia dimostrano che quando i cittadini si mobilitano con determinazione e speranza si può sconfiggere l'estrema destra autoritaria e reazionaria”, hanno affermato in una nota Mélanie Vogel e Thomas Waitz, copresidenti del Partito Verde europeo. “Domenica, i cittadini polacchi filoeuropei hanno partecipato in gran numero per cambiare il Paese dopo 8 anni di PiS.”

L’importanza di ambiente e energia nella campagna elettorale

Un risultato elettorale che, dopo la vittoria spagnola a giugno, porta speranza per le europee del 2024, dove servirà un fronte comune europeo contro le destre antiambientaliste, anti-LGBTQ+ conservatrici e populiste che si preparano all’assalto di Bruxelles.

Non a caso l’ambiente e l’energia hanno avuto un peso non secondario nella campagna elettorale di Coalizione Civica. Il Partito Verde polacco, Zieloni, membro del Partito Verde europeo, si è candidato come parte dell'alleanza quadripartitica con Coalizione Civica di Tusk. Per 8 anni il partito di Kaczynski si è opposto a ogni normativa ambientale, perseguendo una politica energetica fortemente centrata sul carbone, di cui la Polonia è ancora ricca, che ha danneggiato il potenziale del Paese di attrarre progetti green e reso più costoso esportare prodotti ad alto consumo di energia come l’acciaio.

Inoltre il Paese oggi ha la qualità dell’aria peggiore dell’Eurogruppo, una copertura forestale in diminuzione (con l’eminente caso del disboscamento della foresta Białowieska) e un numero estremamente ridotto di aree protette, a causa delle politiche pro-business del PiS.

Uno spiraglio sul futuro

Uno dei primi atti del governo Tusk, se confermato, dovrà essere quello di aderire all’impegno EU per la neutralità climatica al 2050, dato che a oggi la Polonia è l’unico Paese a non aver ratificato l’impegno. “I prossimi Parlamento e Governo polacchi avranno il potere di realizzare ciò di cui abbiamo bisogno per garantire un clima sicuro e un ambiente sano per i polacchi”, ha dichiarato in una lettera ai media Zuzanna Rudzińska-Bluszcz, direttrice dell’ufficio polacco di ClientEarth.

Per la Polonia si apre uno spiraglio sul futuro: con una popolazione giovane e dinamica, una forte propensione alla tecnologica, e finalmente un governo democratico-liberale, la transizione potrebbe avvenire molto rapidamente.

 

Immagine: Silar, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons