da Strasburgo - Come ampiamente previsto, Ursula von der Leyen è stata rieletta alla presidenza della Commissione europea, con 401 voti a favore. Per la nomina era necessaria una maggioranza semplice (360 seggi su 719).

Candidata capolista del Partito popolare europeo (PPE) alle elezioni del 6-9 giugno, von del Leyen resterà in carica per un secondo mandato della durata di cinque anni. Il voto si è tenuto a scrutinio segreto alle ore 13 di giovedì 18 luglio: 707 sono stati i voti espressi, con 7 schede nulle, 284 deputati contrari e 15 astenuti. Fratelli d'Italia ha votato contro.

“Pur avendo apprezzato lo spirito collaborativo che ha caratterizzato il rapporto tra la Commissione europea e il governo italiano ha spiegato Carlo Fidanza in una conferenza stampa a margine della votazione le scelte che sono state fatte in questi giorni, la piattaforma politica e la ricerca di un consenso a sinistra allargato fino ai Verdi […] hanno reso impossibile il nostro sostegno alla sua riconferma, perché riteniamo che non sia stato dato seguito a quel forte messaggio di cambiamento che è uscito dalle urne del 9 giugno e che non viene recepito in alcun modo dalla presidente von der Leyen e dalla maggioranza che l’ha quest’oggi sostenuta in aula”.

Una decisione che il deputato Nicola Procaccini, homme de confiance della premier italiana, aveva annunciato in aula parlando di voto “secondo interessi nazionali”, ma che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ha ancora commentato.

L'elezione di von der Leyen

Fondamentale il supporto dei circa 400 voti [qui i dati aggiornati sulla composizione dell’emiciclo] della coalizione europeista composta dai 188 deputati di centrodestra del Partito popolare europeo (PPE), dai 136 socialisti di S&D e dai 77 liberali di Renew. A cui si è aggiunto il sostegno dei 53 parlamentari Verdi (Greens/EFA), che nei giorni scorsi avevano chiesto due principali garanzie a von der Leyen in cambio della loro adesione: evitare l’allargamento ai 78 conservatori di ECR guidati da Giorgia Meloni e un piano di investimenti per sostenere la transizione verde dell’industria da attuare nei primi 100 giorni di mandato. Una richiesta a cui von der Leyen ha dato seguito nel discorso programmatico che ha tenuto di fronte all’emiciclo alle ore 9.00, prima del voto di fiducia. 

Per questo second term è stato quindi scongiurato il rischio franchi tiratori. Considerando il voto segreto, Euractiv nei giorni scorsi aveva riportato come il PPE avesse fissato una “linea rossa”, accettando di poter perdere fino al 15% dei voti dei membri della coalizione pro UE. A votare contro in modo deciso la sinistra europea The Left (che alla vigilia del voto ha chiesto il rinvio del voto a settembre attraverso una mozione, poi respinta), i sovranisti di Patrioti per l’Europa (84 seggi), gruppo a cui aderiscono Lega e Rassemblement National, e l’Europa delle Nazioni Sovrane (estrema destra nazionalista, 25 deputati).

In caso di bocciatura, il Consiglio UE avrebbe dovuto proporre entro un mese una nuova candidatura. Anche se, come ricordato da fonti appartenenti ai popolari della delegazione italiana, il Trattato sull’Unione Europea (art.17) non avrebbero impedito testualmente ai governi dei 27 stati membri di riproporre la stessa von der Leyen. Scenario estremo che avrebbe potuto causare un ennesimo stallo. Ora che è arrivata la sua nomina, la presidente della Commissione europea deve assegnare al Collegio dei commissari, attualmente composto da 27 membri, la responsabilità di specifici settori politici e coordinare il lavoro del collegio per l'intero mandato di cinque anni.

Transizione verde e Green Deal nel discorso di von der Leyen

Il discorso programmatico tenuto da von der Leyen prima della fiducia è stato cruciale, sufficientemente ampio (30 minuti di durata) e di compromesso per garantirle la riconferma alla guida della Commissione, anche se non ha menzionato temi come povertà e disoccupazione, come ricordato dalla copresidente di The Left e capolista di La France Insoumise. L’intervento si è basato sulle Political Guidelines 2024-2029 della futura Commissione, pubblicate soltanto un’ora prima dell’apertura dei lavori parlamentari. È all’interno del capitolo Piano per la prosperità e competitività sostenibile il futuro del Green Deal, mantra del primo mandato di von der Leyen. 

Significativo il riferimento al Clean Industrial Deal, pacchetto di misure per sostenere la transizione verde del settore industriale. Von der Leyen ha previsto anche una specifica misura (Industrial Decarbonisation Accelerator Act) per facilitare la decarbonizzazione dei settori industriali ad alta intensità energetica, finanziando e snellendo le procedure per “facilitare programmazione e investimenti delle imprese”. Nel discorso sulla transizione non è mancato poi il richiamo al “pragmatismo, alla neutralità tecnologica e all’innovazione”, ma anche all’aumento della produttività attraverso la diffusione della tecnologia digitale e al rafforzamento del mercato unico. Nel programma di von der Leyen appare poi la proposta di un Piano europeo per l’adattamento al cambiamento climatico e una Strategia europea di resilienza idrica, ormai nota come Blue Deal.

Difesa comune, la seconda priorità della futura Commissione UE

Durante l’intervento – che si è tenuto solo a un giorno dall’annullamento da parte della Corte di giustizia europea dalla controversa decisione della Commissione UE di segretare alcune sezioni dei contratti per i vaccini Covid – oltre ai rifermenti al futuro del Green Deal, come da aspettative non è mancato il riferimento alla difesa dell’Europa, su cui converge la maggiore ambizione.

“Dobbiamo dare all'Ucraina tutto ciò di cui ha bisogno per resistere e prevalere […]. Proteggere l'Europa è un dovere dell'Europa. Credo che sia quindi giunto il momento di costruire una vera Unione Europea della difesa”, ha detto von der Leyen dopo aver commentato la controversa visita del premier ungherese Orban in Russia. “Questa cosiddetta ‘missione di pace’ non era altro che una missione di appeasement”. Lo stesso Parlamento UE mercoledì ha ribadito attraverso una risoluzione non vincolante il sostegno all'Ucraina fino alla vittoria, sottolineando l'importanza di indipendenza, sovranità e integrità territoriale del paese. Nel progetto di difesa comune europea, ha aggiunto von der Leyen a scanso di equivoci, gli “stati membri manterranno la responsabilità della propria sicurezza nazionale e dei loro eserciti. E la NATO rimarrà il pilastro della difesa collettiva”.

Vi saranno poi “frontiere esterne più sicure, per gestire meglio la migrazione in maniera più strutturata e equa”. La soluzione è nel rafforzamento dell’agenzia Frontex e nella proposta di “triplicare il numero delle guardie di frontiera e costiere europee, portandolo a 30.000 unità”. In aggiunta, l’intento è quello anche di un approccio comune sui rimpatri. “Dobbiamo sviluppare i nostri partenariati globali, in particolare nel nostro vicinato meridionale. La regione mediterranea deve ricevere un'attenzione totale”, ha spiegato la neoletta presidente annunciando la nomina di un commissario per la regione e la proposta di una nuova Agenda per il Mediterraneo.

Von der Leyen ha aperto anche all’allargamento dell’Unione: “I Balcani occidentali, l'Ucraina, la Moldavia e la Georgia hanno fatto la loro libera scelta. Hanno preferito la libertà all'oppressione. Hanno preferito la democrazia alla dipendenza”. Invocato anche un cessate il fuoco immediato per Gaza e la liberazione degli ostaggi israeliani. Uno “spargimento di sangue che deve finire hic et nunc”, ha detto von der Leyen, forse dimenticando il “sostegno incondizionato” a Israele annunciato dopo i fatti del 7 ottobre scorso e il mancato embargo europeo sull’invio di armi al governo di Netanyahu.

Per l’agricoltura “serve un dialogo strategico”

Sull’agricoltura, dossier che nelle ultime fasi del mandato ha rallentato il Green Deal spaccando internamente lo stesso PPE, le linee programmatiche richiamano gli intenti del Dialogo strategico sull'agricoltura in Europa, avviato da von der Leyen il 25 gennaio scorso. “Il progetto porta al tavolo agricoltori, gruppi ambientalisti ed esperti di tutta la catena alimentare. Ho promesso di ascoltarli attentamente e di imparare da loro. E lo farò”, ha dichiarato von der Leyen durante il suo discorso, cercando di rassicurare coloro che hanno tacciato le misure previste dalla strategia Farm to Fork di essere ecologia punitiva.

“Farò tesoro delle buone raccomandazioni e presenterò una nuova strategia europea per la nostra agricoltura e il settore alimentare. Mi assicurerò che gli agricoltori ricevano un reddito equo. Nessuno dovrebbe essere costretto a vendere cibo buono al di sotto dei costi di produzione. Dobbiamo rafforzare la posizione dei nostri agricoltori nella catena del valore dell'industria alimentare. Abbiamo bisogno di incentivi più intelligenti e di maggiore innovazione e accesso al capitale.”

Focus anche sui diritti sociali

Tra i punti salienti dell’intervento di von der Leyen vi è poi la revisione radicale del bilancio comune dell’Unione, con una maggiore attenzione alle riforme, e il riferimento ai diritti sociali, in particolare alla crisi abitativa: “Per la prima volta, nominerò un commissario con responsabilità diretta per gli alloggi. Svilupperemo un piano europeo per l'edilizia abitativa a prezzi accessibili, per esaminare tutte le cause della crisi e contribuire a sbloccare gli investimenti pubblici e privati necessari”.

Infine, non è mancata la promessa di uno Scudo europeo per la democrazia, con interventi mirati a proteggere l’UE da interferenze esterne sul lato dell’informazione e garantire la libertà di stampa. “È urgente dotare l'Unione Europea di potenti strumenti di cyberdifesa, imporre la trasparenza sui finanziamenti esteri alla nostra vita pubblica come regola comune, ma anche garantire un quadro informativo affidabile. A tal fine, l'UE deve sostenere una stampa indipendente, continuare a garantire il rispetto delle regole da parte dei giganti digitali e incoraggiare ulteriormente i programmi di alfabetizzazione mediatica”.

Il primo mandato di Ursula von der Leyen

Eletta per la prima volta nel 2019 con una maggioranza risicata di soli nove voti, Ursula von der Leyen è stata la prima donna a guidare la Commissione UE. Nel suo mandato ha seguito una linea decisa, caratterizzata da forti richiami alla solidarietà europea. È stata regista del NextGenerationEU, lo storico piano di rilancio europeo da 750 miliardi di euro approvato durante la pandemia e finanziato attraverso una raccolta sui mercati basata sull'emissione di debito comune.

Il richiamo alla solidarietà era avvenuto poi nel 2022, in particolare rispetto alla questione Ucraina e alla difesa di Kiev, “quando persino i traduttori non riuscivano a trattenere le lacrime”, ha detto von der Leyen in apertura del suo discorso parlando della visita di Zelensky al Parlamento UE. Solidarietà legata anche alla necessità di “spezzare i legami energetici con Mosca”, come rivendicato a maggio in occasione del secondo anniversario del pacchetto REPowerEU. Dopo gli intoppi nelle ultime fasi del mandato sul Green Deal – in particolare rispetto alle proteste degli agricoltori su pesticidi e Nature Restoration Law, proposta approvata dopo mesi di stallo – nell’ultima fase del mandato von der Leyen ha dimostrato di preferire la sicurezza e la difesa dell’Europa alla transizione ecologica.

A fine giugno 2024 è stata la stessa von der Leyen a far avanzare le negoziazioni per la creazione di un’European Defence Industry Strategy (EDIS), annunciando la necessità di investire 500 miliardi di euro nel prossimo decennio. Non proprio quanto ci si sarebbe aspettato 5 anni fa da una evangelista del clima, che spinse per fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero.


Immagini: Christophe Licoppe © European Union, 2024