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La crisi climatica, la perdita di biodiversità e l’inquinamento sono solo alcuni dei fattori che influenzano il settore della pesca in Europa e lo faranno sempre di più in futuro. È quindi essenziale analizzare e prevedere il ruolo dei pescatori nella società entro il 2050 e affrontare le sfide del settore che emergono già oggi. A questo scopo, il 14 gennaio a Bruxelles sono stati presentati i risultati dello studio previsionale Fishers of the Future, un progetto partecipativo lanciato dalla Commissione europea. L’analisi, che ha coinvolto i 22 stati costieri dell’UE, è iniziata nell'ottobre 2023, sotto la precedente Commissione, e si è conclusa lo scorso dicembre.
Le conseguenze della crisi climatica sulla pesca
Lo studio, commissionato dall’Agenzia esecutiva europea per il clima, l'infrastruttura e l'ambiente (CINEA) e dalla Direzione generale degli Affari marittimi e della pesca, si è posto l'obiettivo di creare una comprensione condivisa delle sfide e delle opportunità future del settore attraverso un dialogo diretto con i pescatori. I risultati dell’analisi, come sottolineato da Costas Kadis, Commissario europeo per la pesca e gli oceani, “ci aiuteranno ad affrontare la nostra sfida più grande: come garantire la competitività e la sostenibilità a lungo termine del settore della pesca”.
La costruzione dei quattro scenari futuri presentati nell’analisi ha preso in considerazione fattori come l’intensità della crisi climatica e le trasformazioni della biodiversità marina. Secondo l'IPCC, l'oceano ha assorbito tra il 25% e il 30% delle emissioni di CO₂ di origine antropica, contribuendo a ridurre l'accumulo atmosferico ma causando al contempo fenomeni come l'acidificazione degli oceani, con gravi effetti sulla biodiversità marina.
Le conseguenze più gravi si registrano sugli organismi con guscio o scheletro di carbonato di calcio, come coralli, ostriche, vongole e cozze, mettendo a rischio l’equilibrio di interi ecosistemi e la sostenibilità delle attività di pesca. Inoltre, circa il 90% del calore accumulato nel sistema climatico è immagazzinato negli oceani. Oltre a determinare cambiamenti significativi nella chimica del mare, l’aumento delle temperature favorisce la migrazione di specie verso latitudini più elevate, compromette ecosistemi fondamentali e riduce la produttività della pesca.
Un mare sempre più caldo
Secondo i dati presentati a inizio gennaio da Copernicus, il 2024 è stato il primo anno solare a superare di 1,5°C i livelli preindustriali, e l'oceano segue lo stesso trend preoccupante. Come confermato da uno studio pubblicato su Advances in Atmospheric Sciences, l'oceano ha raggiunto la temperatura più alta mai registrata, non solo per quanto riguarda la sua superficie, ma anche nei primi 2.000 metri di profondità.
“Abbiamo diversi scenari e profili concreti da considerare. Nel definire le nostre politiche nei prossimi mesi, dobbiamo tenere conto delle tendenze e delle potenziali sfide che sono state riportate e sfruttare queste conoscenze per garantire un settore fiorente e un ambiente marino in buona salute per le generazioni a venire,” sottolinea Costas Kadis, evidenziando l’importanza di una pianificazione strategica basata sui dati per affrontare le sfide future.
Un esempio è il Mare del Nord, che si estende lungo le coste dell'Europa nord-occidentale ed è stato per decenni uno degli ambienti marini più sfruttati, subendo danni da sovrasfruttamento ittico, inquinamento, estrazione petrolifera e cambiamenti climatici. Tuttavia, come riportato da The Guardian, molte specie marine stanno tornando a popolare queste acque, probabilmente grazie a una combinazione di nuove aree marine protette e a un rafforzamento dei controlli sulla pesca, dimostrando quanto politiche lungimiranti possano essere importanti per garantire la sostenibilità del settore ittico europeo nel lungo periodo.
I quattro possibili scenari futuri della pesca europea
“Abbiamo identificato due fattori principali che plasmeranno il futuro della pesca”, racconta Macarena Davies, coordinatrice dello studio condotto da Tetra Tech, società di consulenza e ingegneria. “Il primo è il cambiamento climatico e le trasformazioni negli ecosistemi marini, il secondo è la domanda dei consumatori di pesce e frutti di mare. Da questi, insieme ad altri fattori che influenzeranno i cambiamenti futuri, il progetto ha sviluppato quattro scenari: prosperità responsabile, inseguimento di stock in declino, mercati contestati, scarsità e sopravvivenza.”
In uno scenario ottimistico, il riscaldamento globale resta moderato e la domanda di pesce europeo cresce grazie all’attenzione dei consumatori verso la sostenibilità. Tecnologie avanzate e stock di pesce stabili nel tempo offrono un vantaggio competitivo, permettendo a piccole e grandi imprese di prosperare in un mercato stabile e resiliente. Tuttavia, uno scenario più complesso potrebbe emergere con l’intensificarsi degli effetti climatici estremi. Le riserve ittiche rischiano di ridursi drasticamente e, nonostante la sua qualità e sostenibilità, i prezzi elevati potrebbero indirizzare molti consumatori verso alternative più economiche, mentre i pescatori si troverebbero a competere per risorse sempre più scarse.
In un contesto di ridotta domanda per il pesce europeo e impatti climatici moderati, la situazione evolverebbe in modo diverso: la riduzione del potere d’acquisto favorirebbe importazioni più economiche e proteine alternative, costringendo i pescatori europei a innovare e a specializzarsi in mercati di nicchia. Anche in questo caso, la concorrenza internazionale rappresenterebbe una sfida per la sopravvivenza e la competitività del settore.
L’ultimo scenario rappresenta il quadro più drammatico. La combinazione tra impatti estremi della crisi climatica e crollo delle riserve ittiche, unita a una bassa richiesta di pescato europeo, porterebbe l’industria della pesca a una crisi senza precedenti. I piccoli pescatori sarebbero i più vulnerabili, con intere comunità in difficoltà socioeconomiche, mentre le grandi flotte sarebbero costrette a consolidarsi per resistere a un panorama economico e ambientale sempre più ostile. Per ciascuno degli scenari sviluppati nello studio sono stati delineati i profili dei futuri pescatori, sia per le attività su piccola che su grande scala. “Gli scenari forniscono il contesto, ma il risultato principale di questo studio riguarda i profili dei pescatori, dove emergono gli aspetti socioeconomici,” conclude Davies. “Il sostegno di cui avranno bisogno i pescatori è diverso in tutta l'Unione Europea.”
Immagine: Envato