Ci hanno provato fino all’ultimo, ma alla fine i gruppi europarlamentari conservatori, guidati dai deputati italiani Massimiliano Salini (FI-PPE), Pietro Fiocchi (FdI-ECR) e Silvia Sardone (Lega-ID), non sono riusciti a modificare come volevano i 35 emendamenti dalla relatrice liberale belga Frédérique Ries. Parliamo dell’attesissimo voto della Commissione parlamentare Ambiente (ENVI) sulla “ritoccata” proposta regolamento packaging.
Il voto sul regolamento del packaging
Nuovi modelli di riuso e i divieti ad alcuni imballaggi in plastica erano i temi più caldi e criticati. A tal punto da far presentare ai due relatori ombra (coloro che sono responsabili del tema all’interno del proprio gruppo politico) Salini e Fiocchi proposte di emendamenti che prevedevano l’eliminazione di molti dei divieti sugli imballaggi e l’aggiunta di maggiori esenzioni dalle quote di riutilizzo.
Queste controproposte, però, non hanno convinto la maggioranza della Commissione parlamentare Ambiente, che ha approvato un compromesso, sì meno ambizioso, ma piuttosto in linea con le esigenze di circolarità dell’Unione europea.
Quello della Commissione ambiente è uno di quei voti importanti, non definitivi, che potranno indirizzare la discussione nella plenaria del prossimo 20 novembre a Strasburgo. Una vittoria, in parte mutilata, per le politiche del riuso, e un’amara sconfitta per l’industria del packaging europea che mai come in questi ultimi anni ha commissionato studi e fatto pressing sul legislatore europeo per proteggere i propri interessi.
Lo stesso presidente della Commissione Pascal Canfin (RenewEurope) aveva denunciato come questi report strumentali finanziati da giganti del fast-food e produttori dei packaging dall’industria fossero fuorvianti e poco scientifici. “Vittoria contro la lobby conservatrice nella Commissione ENVI – ha twittato Canfin dopo il voto – Il testo sugli imballaggi viene votato con una posizione ambiziosa che consente all'Europa di ridurre i rifiuti di imballaggio, in particolare la plastica”.
I retroscena del voto
Nello scacchiere politico si pensava che tutto il blocco italiano – compreso il PD, all’inizio improntato a proteggere gli interessi dell’industria – potesse incidere maggiormente sugli emendamenti più dibattuti, in particolare su divieto agli imballaggi in plastica (articolo 22 della proposta) e obiettivi di riuso (articolo 26). Tuttavia, gli emendamenti proposti dalla Ries hanno infine convinto gli indecisi del Gruppo dei Socialisti e Democratici, che ha quindi votato compatto senza scollarsi.
Paradossalmente, però, proprio la socialdemocratica Patrizia Toia (PD), relatrice dell'influente Commissione Industria (ITRE), avrebbe insistito per eliminare la maggior parte dei divieti sugli imballaggi proposti dalla Commissione, in particolare quello sugli “imballaggi di frutta e verdura monouso in plastica e in materiale composito” come reti, sacchetti, vassoi, contenitori dal peso minore di un chilo e mezzo. Materia Rinnovabile ha cercato più volte di contattare Toia per avere un suo commento a riguardo, ma non ha mai ricevuto risposta.
Il silenzio dei consorzi del riciclo
Il voto di martedì infligge un duro colpo a Confindustria e a tutta l’industria del packaging italiana, che sperava di far valere di più il principio europeo di sussidiarietà e la narrativa secondo cui l’Italia sarebbe campione europea dell’economia circolare. “Il voto in Commissione Ambiente del Parlamento Europeo sul regolamento imballaggi conferma le nostre preoccupazioni – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Picchetto Fratin – continua ad andare verso un sistema che non valorizza il modello vincente italiano, ma che lo mette a rischio.”
L’ultimo report di Eurostat di ottobre, però, parla di un’altra realtà, in cui l’Italia si ritrova quinta nel riciclo di imballaggi di plastica, il materiale più punito dalla proposta di regolamento e più dibattuto. Con una media di 188 kg di rifiuti di imballaggio generati per ogni abitante, nel 2021 i rifiuti urbani europei sono aumentati a livelli record, specialmente quelli in plastica che registrano una crescita del 4% rispetto al 2020.
Mentre Picchetto Fratin parla di “battaglia” che il governo porterà avanti fino al trilogo per difendere la filiera, consorzi del riciclo come CONAI in Italia, Ecoembes in Spagna e il belga Fost Plus – quelli più contrari alla proposta – preferiscono il silenzio, in attesa della nuova sfida plenaria.
I conti che non tornano della European Paper Packaging Alliance
Oltre alle critiche dell’associazione Plastic Europe sulla precedenza data ai modelli di riuso, anche la European Paper Packaging Alliance si è esposta con un duro comunicato. “Forzare l’adozione diffusa di imballaggi riutilizzabili nel settore dei servizi alimentari comporterà un aumento fino al 1.500% del volume degli imballaggi in plastica rigida, causando un aumento dello stress idrico, delle emissioni di CO₂ e dell’inquinamento da plastica, con un costo fino a 20 miliardi di euro e una crescente complessità per i consumatori e gli imprenditori”, ha dichiarato il direttore generale dell’industria del packaging cartaria Matti Rantanen.
Tutti dati, però, che provengono da studi commissionati dalla stessa industria e dai giganti del food packaging e che spesso hanno presentato gravi difetti metodologici o di trasparenza.
Insomma, la partita è ancora aperta. Tutto si deciderà durante i negoziati di marzo 2024 dove Commissione, Consiglio europeo e Parlamento si rincontreranno per porre termine a una battaglia combattuta fino all’ultimo imballaggio.
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Immagine di copertina: Photographer Javier Bernal Revert. Copyright © European Union 2017