“Garbage in, garbage out” è un’espressione usata in informatica e in altri campi per esprimere il concetto secondo cui dati di input difettosi o di scarsa qualità (spazzatura) producono output privi di senso. È così che in un comunicato stampa rilasciato venerdì 6 ottobre Dario Cottafava, ricercatore interdisciplinare che si occupa di valutazione dell'impatto ambientale e sociale presso il Dipartimento di Economia e Statistica dell’Università di Torino, riassume la sua opinione a proposito di uno studio dell’European Paper Packaging Alliance e di uno di McDonald’s pubblicati rispettivamente a fine 2022 e inizio 2023 per influenzare il dibatto sugli obiettivi di riuso inclusi nella proposta di Regolamento imballaggi e rifiuti da imballaggio (PPWR) della Commissione Europea. I due studi hanno usato le analisi LCA per confrontare gli impatti di stoviglie monouso e multiuso e hanno trovato che il monouso era sistematicamente migliore.
La lettera aperta degli scienziati
“Le valutazioni del ciclo di vita (LCA) sono istantanee statiche degli impatti ambientali di un prodotto e devono essere valutate attentamente. Pertanto, piccole variazioni nelle ipotesi (tasso di ritorno, peso, ecc) influenzano completamente gli output e i risultati e possono minarne la validità. […] I dati sono dati. E i risultati sono falsificabili e possono essere manipolati. Date alcune ipotesi, possiamo ottenere qualsiasi risultato”, spiega Cottafava.
Cottafava è uno dei 58 scienziati che il 18 settembre hanno scritto una lettera aperta ai politici europei in cui si dicono “particolarmente preoccupati” dalla pubblicazione dei due rapporti e invitano i decisori politici a “trattare con cautela i risultati” di tali studi che “contengono difetti metodologici [e] non tengono conto dell’intera complessità degli impatti ambientali”. Nella lettera, i ricercatori indicano le caratteristiche che uno studio LCA solido deve avere.
Ipotesi fuorvianti, mancanza di trasparenza e necessità di valutazioni dinamiche
Nel comunicato stampa diffuso il 6 ottobre, gli scienziati entrano maggiormente nel dettaglio degli errori metodologici degi studi finanziati dall’industria e in particolare individuano tre problemi maggiori: ipotesi fuorvianti, mancanza di trasparenza, necessità di una valutazione dinamica.
“Secondo la norma ISO14040 e la norma ISO 14044, gli studi LCA devono essere fatti in quattro fasi. Primo: la definizione obiettivi e del campo di applicazione; secondo: la raccolta dati e creazione inventario; terzo: il calcolo degli impatti sulla base dei dati utilizzati; e quarto: l’interpretazione dei risultati ottenuti”, ha spiegato a Materia Rinnovabile Lucia Rigamonti, Professore associato presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano e firmataria della lettera aperta e del comunicato stampa.
“Le ipotesi fuorvianti dei due studi sono legate alla prima fase, durante la quale avviene l’impostazione dello studio di LCA che deve essere fatta in modo corretto, non in modo da far dire al modello ciò che si vuole. La mancanza di trasparenza è legata alla seconda fase, cioè ai dati utilizzati nelle analisi. Nello studio di McDonald’s, per esempio, ci sono tante belle immagini, ma di dati ce ne sono pochi. Infine, la necessità di valutazioni dinamiche (dynamic assessement) è legata alla quarta fase, dove una volta che uno ha i risultati può fare ulteriori analisi, delle quali due sono importanti, l’analisi dei contributi e l’analisi di break-even” spiega la ricercatrice.
Quello che non torna negli studi dell’industria
Rigamonti spiega che nell’analisi dei contributi il valore totale dell’impatto ottenuto viene spezzettato nei singoli contributi dei pezzi del ciclo di vita del prodotto, come produzione dell’imballaggio, trasporto e lavaggio (nel caso del riutilizzo), trattamento di fine vita. “Nel caso del riutilizzo, gli impatti sono spesso legati al trasporto per far tornare indietro l’imballaggio. Una buona norma è fare delle analisi di sensitività, cioè fare variare la distanza del trasporto, non mettere un unico valore preciso di distanza [così come fatto nei due studi promossi dall’industria] e considerare la logistica nel suo insieme, perché se siamo a Bergamo, Londra o un’altra città chiaramente la situazione è diversa”, dice Rigamonti.
“Nella analisi di break-even point [valutazione dei punti di pareggio ambientale, ndr], invece, si va a cercare il punto in cui i due sistemi hanno lo stesso impatto, ad esempio: entro quale distanza di trasporto il riutilizzo risulta essere benefico rispetto al monouso? In questa analisi l’altro parametro che conta è il numero di riutilizzi”, continua la ricercatrice, spiegando che gli studi che hanno fissato un unico valore per la distanza del trasporto e/o il numero di riutilizzi e dicono che il monouso è meglio del riutilizzabile sono limitanti perché quel valore può non essere vero in altri contesti.
“[Con la lettera aperta e con il comunicato stampa] abbiamo cercato di dire quali devono essere le caratteristiche di una analisi LCA per essere un buono studio, affinché la politica possa prendere decisioni su studi solidi. È l’intera filiera che deve essere considerata, nel riutilizzo entra in gioco tutta la logistica”, conclude Rigamonti.
Lo studio LCA del Joint Research Center
In occasione del Consiglio dei ministri del 15 settembre il Joint Research Center, servizio scientifico e di conoscenza della Commissione europea che fornisce consulenza scientifica indipendente e sostegno alle politiche dell'UE, ha condiviso lo studio preliminare Supporting the co-decision process of the PPWR: Environmental analysis of Reuse scenarios, che valuta le prestazioni ambientali dei prodotti di imballaggio monouso rispetto a quelli a uso multiplo, come previsto dagli obiettivi di riutilizzo inclusi nella proposta di Regolamento su imballaggi e i rifiuti di imballaggio (PPWR). Il documento non era destinato a essere diffuso al pubblico ma Materia Rinnovabile ha potuto averne una copia.
Lo studio ha condotto analisi LCA su quattro obiettivi di riutilizzo inclusi nella proposta di regolamento: imballaggi di bevande fredde o calde (Art. 26.2), imballaggi di cibi pronti da asporto (Art. 26.3), bevande alcoliche sotto forma di vino (Art. 26.5), settore HORECA passaggio completo a imballaggi riutilizzabili per ristorazione sul posto (Art. 22). Per far ciò ha sviluppato le analisi LCA secondo il metodo dell’EU Product Environmental Footprint, un metodo robusto in linea con le più recenti pratiche adottate dalla comunità scientifica.
I risultati
Per ciascuno scenario, sono stati calcolati gli impatti delle opzioni monouso e dell’opzione di riuso su cambiamento climatico, utilizzazione di acqua, e altri 14 indicatori ambientali. I risultati mostrano che gli scenari multiuso hanno sempre impatti più bassi su cambiamento climatico e riutilizzazione dell’acqua e anche le prestazioni dei punteggi aggregati che includono tutti e 16 gli indicatori ambientali sono migliori per il multiuso rispetto al monouso. In un numero di casi limitati su alcuni indicatori ambientali, il multiuso dà risultati peggiori del monouso.
Ad esempio gli impatti dei detergenti e del trattamento delle acque reflue determinano, rispettivamente, prestazioni inferiori del multiuso rispetto al monouso nelle categorie di impatto Riduzione dell'ozono ed Eutrofizzazione delle acque dolci nello scenario Settore HORECA passaggio completo a imballaggi riutilizzabili per ristorazione sul posto. Gli impatti sugli altri 14 indicatori ambientali sono invece chiaramente a favore del multiuso.
Concludendo, i risultati principali di questo studio preliminare indicano che negli scenari in cui i benefici delle opzioni multiuso sono meso evidenti è importante ottimizzare i parametri che guidano le prestazioni ambientali per renderli più vantaggiosi. In questo, il comportamento degli utenti gioca un ruolo fondamentale (ad esempio, i viaggi in auto nei sistemi di asporto, il numero di articoli trasportati nello stesso momento).
Le analisi di break-even mostrano che il numero previsto di riutilizzi e il numero di articoli lavati sono tra i parametri più importanti che determinano i risultati, e le pratiche di lavaggio e risciacquo possono influenzare in larga misura alcuni impatti delle opzioni multiuso (ad esempio, l’utilizzazione di acqua calda/fredda durante il risciacquo). Gli impatti associati all'elettricità sono rilevanti per alcune categorie di impatto. Infine, è stata osservata una minore rilevanza delle ipotesi sul contenuto riciclato e sulla riciclabilità rispetto agli altri parametri del modello.
Quale sarà il peso della scienza nel Regolamento imballaggi e rifiuti da imballaggi?
L'Art. 26 della proposta di Regolamento include una serie di obiettivi di riutilizzo e ricarica per diversi settori e formati di imballaggio. Tali obiettivi sono inferiori a quelli presenti in una precedente bozza di regolamento trapelata nell’ottobre 2022 e sono osteggiati, oltre che dall’industria del monouso, anche da alcuni paesi come l’Italia che tramite il suo lavoro nelle commissioni parlamentari sta cercando di eliminare tutti gli obiettivi di riutilizzazione nel settore HORECA.
Il Joint Research Center prevede un ulteriore lavoro sugli scenari e sui casi di studio: individuazione e revisione di ipotesi, intervalli, ulteriore esplorazione dell'influenza di alcuni parametri sui risultati. Il rapporto finale sarà pubblicato a novembre, giusto in tempo per la votazione finale in plenaria al Parlamento europeo sul Regolamento imballaggi e rifiuti da imballaggio, le negoziazioni in seno al Consiglio dei ministri in dicembre e l’inizio delle discussioni del Trilogo (Europarlamento, Consiglio, Commissione) a inizio anno nuovo.
Verosimilmente i risultati delle analisi LCA non cambieranno e la scelta se includere opzioni di riuso più o meno ambiziose sarà principalmente politica.
Immagine: Lucas Van Oort, Unsplash