Riuso o riciclo? Pacchi in cartone monouso o plastica riutilizzabile? Ogni volta che viene pubblicata una nuova analisi su un tema caldo come quello imballaggi, lo scontro è dietro l’angolo e neanche il report della quotata società di consulenza McKinsey & Company ha fatto eccezione.
Lo scopo degli autori era confrontare gli attuali imballaggi in cartone monouso con un sistema di riutilizzo con plastica in polipropilene, per poi sancire quale fosse la soluzione “più sostenibile”, o meno impattante dal punto di vista economico.
E-commerce tedesco e cibo da asporto belga
Gli scenari analizzati da McKinsey, applicabili agli obiettivi della proposta di normativa sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio che dovrà essere votata dall’Europarlamento, sono due: i pacchi per l'e-commerce in Germania e gli imballaggi per servizi di ristorazione da asporto in Belgio.
Focalizzandosi sui settori dell'e-commerce non alimentare come la moda, l'elettronica e i prodotti di bellezza, dall’analisi del primo scenario emerge che, in un Paese come la Germania da 2,3 miliardi di consegne annue, con l'introduzione di pacchi in plastica riutilizzabili ci sarebbe un incremento di costi del 50-200% rispetto alle tradizionali scatole di cartone usa e getta.
"Il modello mostra un aumento significativo della quantità di viaggi a causa della necessità di restituire il packaging agli operatori di imballaggi riutilizzabili, ai centri logistici di terze parti o ai centri di distribuzione - si legge nel report - Oltre ai costi aggiuntivi, si prevede che il passaggio alla plastica riutilizzabile provocherebbe anche un aumento delle emissioni di CO2 del 10-40%”.
Insomma il trasporto sarebbe il fattore penalizzante per il riutilizzo, anche se i dati sui costi e le emissioni sono stati calcolati prendendo in considerazione solo 20 cicli d’uso.
McKinsey ha tratto conclusioni simili per lo scenario riguardante i servizi di cibo da asporto in Belgio. Qui, si stima che il costo del passaggio alla plastica riutilizzabile sia circa il doppio rispetto ai bicchieri e agli involucri di carta monouso, con emissioni di CO2 che dovrebbero aumentare del 150% considerando trasporti, consumi energetici e materie prime di origine fossile utilizzati.
Le critiche al report di McKinsey
Una volta spulciato il report e letti gli articoli usciti sui giornali, c’è chi prontamente smonta ipotesi e conclusioni dello studio. “Le emissioni delle scatole di cartone per uso sono estremamente basse, dove si trovano prodotti a così basse emissioni? – si è chiesto su Linkedin Jonne Hellgren, Ceo di Repack - Di solito le scatola di cartone hanno un’impronta carbonica dalle 3 alle 6 volte maggiore rispetto a quella presa in considerazione in questo studio. E poi quali sono le modalità di trasporto utilizzate? Le conclusioni di McKinsey sono forti, ma non hanno alcuna trasparenza”.
Quando vengono pubblicati questi report è buona cosa indicare chi li commissiona, in modo da evitare il sorgere di sospetti che mettano in discussione l’indipendenza del position paper. “Sfogliando le otto pagine si può notare che non vi è trasparenza rispetto al committente – fa notare Silvia Ricci, coordinatrice di “A Buon Rendere”, campagna che promuove un sistema di deposito cauzionale per i contenitori monouso per bevande – Una società come McKinsey non fa notoriamente beneficenza e neanche pubblica position paper presentati come ‘sforzo collaborativo che rappresenta i punti di vista di McKinsey’. Un indizio sul committente si può desumere dallo studio che viene citato come base dati per le valutazioni sull'impatto dei contenitori per bevande, ovvero la European Paper Packaging Alliance (EPPA)”.
Da altri studi LCA che hanno confrontato opzioni monouso e riutilizzabili, come quello condotto da Zero Waste Europe, sono emersi risultati opposti. Secondo Ricci, cambiando semplicemente alcune ipotesi come una maggiore rotazione di cicli d’uso, una riduzione delle distanze dai centri di lavaggio, un tasso di riciclo inferiore a quello del 30% considerato nello studio per le confezioni da asporto riciclate, i risultati sarebbero diversi.
“I sistemi di imballaggio riutilizzabili, se fatti bene, sono in genere significativamente più sostenibili per l’ambiente rispetto alle attuali alternative monouso – ha commentato Henriette Schneider, esperta di sistemi di packaging circolari - Molti LCA lo dimostrano. Migliore è il design del sistema, più efficiente può essere il riutilizzo. Ciò include collaborazione, logistica, infrastrutture, governance, accessibilità e comunicazione adeguate”.
Lo studio di McDonald's e le lobby degli imballaggi
Non è sorprendente notare come le lobby del packaging stiano da tempo promuovendo e finanziando studi per annacquare la proposta di regolamento europeo sugli imballaggi che penalizzerebbe il monouso.
Un recente report realizzato da Kearney finanziato da McDonald's, sostiene che vietare gli imballaggi monouso aumenterebbe la produzione di plastica, il consumo di acqua e potrebbe ridurre la sicurezza alimentare. “Migliori risultati economici e ambientali possono essere raggiunti ridimensionando le soluzioni e il know-how di circolarità esistenti, come il riciclo”, si legge nello studio. Riciclo che però, nel caso della plastica, ha dimostrato di non essere efficace nella lotta contro l’inquinamento. Attualmente solo il 9% della plastica prodotta a livello globale viene riciclata.
Dal 1° gennaio 2023 le catene di fast food francesi devono per legge usare imballaggi riutilizzabili se i loro locali possono ospitare più di 20 persone contemporaneamente. Questo ha costretto tante catene, come McDonald’s, ad adattarsi. Nello studio la multinazionale americana lamenta di costi significativi nell’installare nuove macchine, soprattutto per l'adeguamento di tutte le operazioni di lavaggio, asciugatura e stoccaggio dei packaging riutilizzabili.
Interpellato da Euronews, Nathan Dufour di Zero Waste Europe ha replicato che per passare all’uso di imballaggi riutilizzabili è necessario un sistema con un'infrastruttura condivisa, qualcosa che può aiutare effettivamente le imprese a ridurre la produzione di rifiuti e minimizzare i costi.
Tra costi economici e impatti ambientali, si ha la sensazione che la sfida tra riutilizzo e monouso continuerà ancora per molto. Gli interessi dell’industria del packaging sono troppo alti. Chissà in che misura, questi interessi, peseranno negli uffici di Bruxelles.
Immagine: Envato Elements