Il 22 aprile di ogni anno si celebra l’Earth Day, un evento globale istituito dalle Nazioni Unite, che dal 1970 a oggi è arrivato a coinvolgere un miliardo di persone in oltre 190 paesi. Il tema scelto per la Giornata mondiale della Terra 2025, “Our Power, Our Planet”, è quello delle energie rinnovabili, la cui produzione deve triplicare entro il 2030, ma in queste ore sono soprattutto le parole di Francesco, il Papa attivista del clima venuto “dalla fine del mondo”, a rimbalzare da un angolo all’altro del pianeta.
Il lascito spirituale di Papa Francesco
Sono tanti i messaggi a favore dell’ambiente diffusi nel corso del suo pontificato, ma l’enciclica Laudato si’ è unanimemente considerata il principale lascito spirituale di Bergoglio per quanto riguarda la protezione della nostra “casa comune”. Pubblicata nel 2015, lo stesso anno della firma dell'Accordo di Parigi, è la prima enciclica nella storia della Chiesa a essere interamente dedicata alla crisi climatica. In questo documento il Papa articola con rigore teologico e morale l’urgenza di una “ecologia integrale”, un’idea di ambiente che tiene insieme natura, giustizia sociale, dignità umana e cultura.
La sua logica continuazione è considerata la successiva esortazione apostolica Laudate Deum, diffusa il 4 ottobre 2023 e rivolta non alla Chiesa o ai cattolici ma a “tutte le persone di buona volontà”, in cui il Papa denuncia i ritardi nell’azione riparativa, precisa le responsabilità e prefigura il mutamento del quadro delle regole globali necessario ad affrontare problemi globali.
Laudato si’, un messaggio per la Giornata della Terra
Nei 246 paragrafi, per un totale di 192 pagine, dell’enciclica Laudato si’, Bergoglio sottolinea innanzitutto che la Terra è un dono di Dio, una casa comune da proteggere, in cui ogni creatura ha un valore intrinseco e l'essere umano non è il padrone assoluto del creato.
“Questa sorella [la Terra, ndr] protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei”, scrive Francesco subito dopo aver citato il cantico di san Francesco d’Assisi Laudato si’ mi’ Signore. “Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi.”
Più avanti prosegue: “Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. È il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani. Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati.”
Il concetto di “ecologia integrale”
Papa Francesco dedica al concetto di “ecologia integrale” il quarto capitolo dell’enciclica, sottolineando che ogni aspetto della realtà è interrelato e la crisi ambientale è strettamente legata ai problemi sociali, politici ed economici, quindi non può essere affrontata separatamente. “Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà. Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema”, scrive Francesco. “È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura.”
La necessità di una “conversione ecologica”
L'enciclica invita quindi a una “conversione ecologica”, che possa promuovere un cambiamento nei comportamenti individuali e collettivi attraverso l’educazione e la spiritualità. “Molte cose devono riorientare la propria rotta, ma prima di tutto è l’umanità che ha bisogno di cambiare. Manca la coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti. Questa consapevolezza di base permetterebbe lo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita. Emerge così una grande sfida culturale, spirituale e educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione.”
La conversione ecologica “che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria. Tale conversione comporta vari atteggiamenti che si coniugano per attivare una cura generosa e piena di tenerezza. In primo luogo implica gratitudine e gratuità, vale a dire un riconoscimento del mondo come dono ricevuto dall’amore del Padre”. E ancora: “Implica pure l’amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale”.
Verso la COP30 in Brasile
Nel 2025 il vertice ONU sul cambiamento climatico, COP30, si terrà in Brasile, a Belem, nel mese di novembre. Si parlerà di transizione energetica, ma anche di deforestazione, finanza climatica, soluzioni basate sulla natura e tutela della biodiversità. Gli attivisti speravano che Papa Francesco, nonostante la sua età avanzata e la salute precaria, potesse partecipare: non sarà così, ma il suo messaggio sul legame tra ambiente e giustizia sociale potrà essere un faro per le negoziazioni.
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In copertina: immagine Envato