Da Baku - Martedì 19 novembre si è parlato molto a COP29 di agricoltura, sia per limitare il suo impatto climatico che per trovare le risorse e le tecnologie capaci di rendere più resiliente il settore. L’azione di mitigazione più importante è stata lanciata dalla presidenza azera sulla riduzione di emissioni di metano da rifiuti organici. Poi è venuto il turno del ministro del clima e dell’ambiente danese Lars Aagaard che, come anticipato dal parlamento danese già domenica in tarda serata, ha annunciato la prima tassa al mondo sulle emissioni di gas serra del settore agricolo.
E nonostante il ruolo marginale degli Stati Uniti al summit, l’amministrazione di Joe Biden ha rafforzato con ulteriori 29,2 miliardi di dollari l’Agriculture Innovation Mission for Climate, un’iniziativa condotta in partnership con gli Emirati Arabi Uniti che finanzia progetti di mitigazione e adattamento.
Il Global Methane Pledge sui rifiuti organici
Introdotta tre anni fa alla COP26 di Glasgow con l’obiettivo di tagliare le emissioni di metano globali del 30% entro il 2030, il Global Methane Pledge riunisce 159 paesi, di cui quasi un centinaio ha pubblicato − o sta per farlo − piani di riduzione. “Diminuire le emissioni di metano in questo decennio è il nostro freno d’emergenza alla crisi climatica”, ha detto Martina Otto, a capo della Climate and Clean Air Coalition, una coalizione fondata dalle Nazioni Unite comprendente 160 organizzazione governative e non. “La dichiarazione è un segnale di continuità importante rispetto a quello fatto l’anno scorso a Dubai per l’Oil & Gas, un segnale che supporta l’implementazione del Global Methane Pledge”, spiega Otto a Materia Rinnovabile. “L’anno prossimo in Brasile ci aspettiamo un’iniziativa simile sulle emissioni generate dall’agricoltura.”
Secondo quanto dichiarato dal negoziatore leader azero Yalchin Rafiyev, già oltre 30 paesi − che rappresentano quasi il 50% delle emissioni globali di metano derivanti dai rifiuti organici − hanno approvato la dichiarazione. Stati Uniti, Regno Unito, Nigeria, Brasile, Giappone, Russia e Messico sono i maggiori emettitori che vi hanno aderito.
Pochi giorni fa l’UNEP, l’agenzia ambientale delle Nazioni Unite, ha dichiarato di aver registrato un positivo avanzamento nelle tecnologie di monitoraggio, ma pessime risposte dai governi e dall’industria oil & gas, che su circa 1.200 fughe di metano segnalate, ne ha contenute solamente l’1%.
Per Martina Otto, i dati a disposizione stanno aumentando e questo mostra come le emissioni di metano complessive siano maggiori di quelle riportate dalle aziende. “Le risposte dei paesi dipendono dalle singole capacità e dallo sviluppo di regolamenti nazionali. I numeri sono quelli che sono, per ora, ma questo non vuol dire che non sono stati fatti progressi.”
La prima carbon tax della Danimarca sull’agricoltura
Il parlamento danese domenica 17 novembre ha approvato la prima tassa al mondo sulle emissioni di gas serra del settore agricolo che include le flatulenze del bestiame. A partire dal 2030 gli agricoltori danesi dovranno pagare 120 corone (16 euro) per tonnellata di anidride carbonica (equivalente al metano emesso), 300 corone (40 euro) a partire dal 2035. I proventi dell’imposta verranno restituiti al settore agricolo per sostenere la transizione verde e permettere agli agricoltori di investire in tecnologie low carbon. La coalizione che ha approvato la tassa prevede una riduzione delle emissioni di gas serra di 1,8 milioni di tonnellate entro il 2030, la creazione di 80.000 ettari di foreste private e 20.000 di foreste statali.
“Il prezzo per i consumatori crescerà veramente di poco”, spiega il ministro danese Lars Aagaard a Materia Rinnovabile. “Secondo i nostri calcoli il prezzo di un chilo di carne aumenterebbe solo di 20 centesimi. L’obiettivo della tassa non è penalizzare i cittadini ma offrire agli agricoltori un incentivo per implementare nuove tecnologie.”
Aagaard spera che l’esempio danese ispiri anche altri paesi europei, in parte impegnati a contenere le esplosive proteste degli agricoltori. Lo storico accordo tripartito green è stato raggiunto coinvolgendo aziende, sindacati e ONG per la tutela della biodiversità. “Gli agricoltori hanno compreso i benefici di questa riforma, hanno capito che anche il settore agricolo deve fare la propria parte”, chiosa Aagaard.
Anche gli Stati Uniti hanno promosso progetti di transizione green a Baku. I 29,2 miliardi annunciati dal ministro dell'agricoltura statunitense americano Tom Vilsack andranno a rimpinguare l’Agriculture Innovation Mission for Climate, che ha già supportato quasi 130 progetti con più di 800 partner. “La realtà è che la popolazione sta crescendo drammaticamente", ha dichiarato Vilsack in conferenza stampa. “Per produrre di più dobbiamo investire sulla scienza e l’innovazione, è l’unico modo per rendere resiliente il sistema alimentare globale.”
L’adattamento degli agricoltori
Esther Penunia è la segretaria generale dell’Asian Farmers Association. Il suo paese, le Filippine, è stato colpito da 6 tifoni nell’ultimo mese. Circa 160 persone sono morte e un milione sono dovute evacuare. “Gli eventi climatici estremi causati dal cambiamento climatico devastano le nostre colture, portano parassiti e uccidono il nostro bestiame”, dice Penunia. “Se gli agricoltori non hanno reddito, la sicurezza alimentare è a rischio.” Anche l’imprevedibilità del meteo danneggia le colture, per questo è cruciale che il settore agricolo si adatti a un clima che cambia.
L’associazione di Peunia punta a ricevere fondi tramite un mix di finanza pubblica e privata, anche filantropica, che supporti il suo approccio biologico all’agricoltura. Insomma, buone pratiche che siano resilienti e che riducano le emissioni del settore. “Siamo cauti per quanto riguarda il mercato del carbonio, non vogliamo che diventi una scusa per le aziende per continuare il loro business as usual.”
Immagine: COP29