Negli ultimi due anni sono state registrate e notificate circa 1.200 fughe di metano, ma i produttori di gas e petrolio non fanno nulla per bloccarle, consentendo al potente gas serra di surriscaldare il pianeta. È quanto emerge dal report Eye on Methane dell’UNEP presentato il 15 novembre alla COP29 di Baku.

Nonostante l’impegno di 150 paesi di tagliare le emissioni di metano (CH₄) di origine antropica del 30% entro il 2030 (Globale Methane Pledge) e sistemi di monitoraggio all’avanguardia pronti per l’uso, il settore oil & gas non sta rispondendo agli alert mandati dai satelliti delle Nazioni Unite e fatica a completare adeguatamente gli inventari emissivi.

“È stato sistemato solamente l’1% delle fuoriuscite di metano notificate dal sistema di allerta satellitare Methane Alert and Response System (MARS)”, bacchetta Inger Andersen, direttrice dell’agenzia ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), dalla COP29 citando il report. “I modi e le tecnologie per bloccare le fughe di metano sono relativamente semplici, ma sono necessarie maggiore azione e trasparenza nella reportistica.”

Il gap tra rendicontazione dell’industria e rilevamento dei satelliti

Il messaggio di Andersen è specificatamente rivolto al settore oil & gas che, durante le fasi di produzione, trasporto e stoccaggio dei combustibili fossili, ha causato nel 2023 il rilascio in atmosfera di 89 milioni di tonnellate di CH₄. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, non costerebbe nulla ridurre queste tonnellate del 40% con le tecnologie già a disposizione. Servirebbero 100 miliardi di dollari, invece, per tagliarle del 75%.

Per quantificare le perdite non bastano le allerte inviate dal sistema MARS. Esiste un gap tra quello che viene rendicontato dall'industria e ciò che i satelliti dell’International Methane Emissions Observatory osservano dal cielo. Per questo è nato il framework di rendicontazione Oil and Gas Methane Partnership 2.0 (OGMP 2.0) che oggi conta 140 membri, rappresentativi di quasi la metà della produzione globale di gas e petrolio. "Se non puoi misurarlo, non puoi aggiustarlo”, scrive l’UNEP chiedendo alle aziende di unirsi alla OGMP 2.0.

Secondo il consigliere europeo per l’energia Tibor Stelbaczky, presente sul palco di Baku, i dati sono fondamentali per guidare le azioni climatiche e il report di UNEP evidenzia una chiara sottostima delle emissioni riportate dalle compagnie. Ad agosto è entrato in vigore il regolamento europeo, le cui norme si basano proprio sul quadro di reportistica adottato dalle nazioni Unite.

La nuova piattaforma per contrastare le fughe di metano

L’osservatorio internazionale sul metano raccoglie un’enorme quantità di dati, renderli accessibili e comprensibili al pubblico è la vera sfida. Con il lancio della piattaforma Eye on Methane, l’UNEP offre la possibilità di accedere a tre tipi di dataset. Innanzitutto saranno visibili tutti i pennacchi di metano registrati dal sistema MARS, che sono molti di più dei 1.200 notificati ai governi e alle compagnie.

Con il secondo data set si potrà osservare quali membri della Oil and Gas Methane Partnership 2.0 hanno ottenuto il “Gold Standard reporting”, un timbro di riconoscimento per quelle aziende che segnalano le proprie emissioni con dati di alta qualità. Infine il terzo dataset comprende tutti gli studi scientifici pubblicati dall'osservatorio sul metano che non riguardano solo le fughe provenienti dall’industria dell'oil & gas.

Dall’agricoltura al carbone, fino alle discariche: le emissioni di CH₄ provengono da numerose attività umane e non sembrano arrestarsi. Secondo il Global Carbon Project, negli ultimi 20 anni sono cresciute del 20%, toccando un livello 2,6 volte superiore a quello di epoca pre-industriale.

 

In copertina: la presentazione del report © COP29