In attesa dell’esito dei negoziati sui New Collective Quantified Goal (NCQG), che mobiliteranno tra le altre cose anche risorse per l’adattamento dei paesi più vulnerabili, la presidenza italiana G7 ha lanciato l’Adaptation Accelerator Hub, una piattaforma che punta a soddisfare i bisogni delle nazioni in via di sviluppo, attingendo da varie fonti di finanziamento come banche di sviluppo multilaterali, fondi per il clima e agenzie.
Pianificare e implementare strategie di adattamento può essere molto costoso, e visto che i contributi volontari dei paesi ricchi all’Adaptation Fund ancora scarseggiano − nonostante i 60 milioni annunciati oggi 20 novembre dalla Germania − i paesi del G7 vogliono coinvolgere maggiormente le banche multilaterali di sviluppo e gli attori privati.
Sbloccare la finanza privata sull’adattamento
“Vogliamo colmare il divario tra pianificazione e implementazione dei piani nazionali di adattamento (NAP), facilitando l’accesso ai finanziamenti, fornire supporto tecnico e rafforzare la bancabilità delle operazioni”, ha detto durante la conferenza di lancio il ministro del MASE Gilberto Pichetto Fratin. Secondo una fonte interna al MASE l’obiettivo è trasformare i piani di adattamento in piani di investimento. L’Italia lo inizierà a fare con l’Etiopia, supportando il ministero del clima guidato da Seyoum Mekonen nel rendere più resiliente il sistema agroalimentare e la gestione delle risorse idriche etiopi. Non è stato determinato quanto denaro mobiliteranno i paesi del G7 per l’hub, ma Roma attingerà risorse dall’Italian Green Fund e da altre fonti di finanziamento.
Secondo il segretario di stato per lo sviluppo economico tedesco Jochen Flasbarth, investire sull’adattamento consentirà di prevenire in parte i danni multimiliardari causati dal cambiamento climatico, inclusi nella categoria finanziaria loss and damage. “Supportare i NAP è per certi versi più importante delle misure di mitigazione”, ha dichiarato Flasbarth. “Sviluppare early warning system e attrezzarsi con la digitalizzazione sono parte del processo di adattamento". Il Canada ha messo in evidenza l’iniziativa GAIA, una piattaforma di finanza mista da 1,48 miliardi di dollari progettata per promuovere investimenti nell’agricoltura intelligente nelle regioni vulnerabili. Mentre gli Stati Uniti si sono impegnati a sostenere sei paesi attraverso il NAP Global Network, 2,8 miliardi di euro sono stati investiti dalla Francia, di cui 1 destinato alla Bangladesh Climate and Development Platform.
Manca il cash flow per i progetti
Dopo il lancio dell’Adaptation Accelerator Hub la parola è passata alle banche multilaterali di sviluppo che su una cosa sono d’accordo: gli sviluppatori di progetti faticano ad accedere al capitale. Secondo Gareth Phillips, manager di clima e finanza dell’African Development Bank, i piccoli progetti non garantiscono un flusso di capitale sufficiente per chiedere prestiti alle banche. “I progetti di adattamento ci sono ma non c’è il capacity building per portarli avanti, per questo proponiamo che i grandi inquinatori paghino un dollaro per ogni emissioni generata”, ha spiegato Gareth Phillips.
Sulla difficoltà di attrarre grandi volumi di denaro è d’accordo anche Nancy Saich della European Investment Bank, che dal 2012 al 2019 ha supportato i paesi in via di sviluppo con 20 miliardi di euro. Uno dei possibili approcci per indirizzare finanza pubblica e privata è l’Adaptation Benefit Mechanism (ABM), l'unica tra le soluzioni non di mercato (Non-Market Approaches, NMAs) che ha trovato un consenso multilaterale. “Finora l’ABM è stato l’unico meccanismo supportato da più paesi, probabilmente perché l’articolo 6.8 degli accordi di Parigi è di natura cooperativa”, spiega a Materia Rinnovabile Gareth Phillips. “Paesi e stakeholder adesso possono chiedere ai governi supporto finanziario per sviluppare progetti di adattamento.” Per l’African Development Bank questo è un passo in avanti significativo. Lo stanno testando da ormai più di cinque anni, ma per ora l’ABM non ha dato grandi risultati. Per Phillips servono altri strumenti finanziari oltre ai grant.
In copertina: Gilberto Pichetto Fratin, Palazzo Chigi