Entro il 2040 ci sarà un phase-out “quasi” totale dei camion diesel. Questo dice il voto della Commissione Ambiente del Parlamento europeo (ENVI) che martedì 24 ottobre ha confermato gli obiettivi di decarbonizzazione proposti da Bruxelles per autocarri, autobus e betoniere. I produttori dei nuovi mezzi pesanti infatti dovranno ridurre le emissioni medie del 45% entro il 2030 e del 90% entro il 2040. Per quanto riguarda il target da completare entro il 2035 gli eurodeputati hanno alzato le ambizioni chiedendo una riduzione del 70% invece che del 65%.
Obiettivi più ambiziosi per essere più competitivi
Le richieste degli eurodeputati sottolineano una necessità di esentare dagli obiettivi di riduzione delle emissioni alcuni tipi di veicoli pesanti come i camion della spazzatura, i camion da cantiere e i piccoli camion che circolano nelle nostre città. Leggermente indebolito, invece, il target di riduzione C0₂ dei camion da rimorchio (12,5% entro il 2030).
Da una parte soddisfatto il think tank Transport & Environment’s (T&E) che prima del voto aveva esortato gli europarlamentari ad aumentare in particolare l'obiettivo del 2030, a sostenere i produttori europei di mezzi per la logistica nel competere con i rivali stranieri, soprattutto cinesi, che stanno già penetrando con facilità nei mercati europei. Dall’altra aspre critiche sono giunte dalle associazioni che considerano gli obiettivi irrealistici.
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Le critiche dei produttori
“Operiamo all’interno di un ecosistema di trasporti altamente interconnesso – ha dichiarato in un comunicato Sigrid de Vries, direttore generale di ACEA (Associazione europea dei produttori di automobili) – Per creare un ambiente in cui i produttori possano prosperare e raggiungere gli obiettivi, abbiamo bisogno di uno sforzo collaborativo da parte di tutte le parti interessate, compresi i politici. Senza le giuste condizioni i produttori faranno fatica a raggiungere gli obiettivi e incorreranno in sanzioni, mentre la conformità dipende in gran parte da fattori al di fuori del loro controllo diretto.”
Vries vede difficoltà soprattutto nella mancanza di infrastrutture di ricarica di rifornimento a idrogeno che permetterebbero ai produttori di investire con maggiore fiducia in veicoli a emissioni zero.
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La questione dei carburanti sintetici e biofuel
Un'altra partita importante del voto si giocava sui carburanti sintetici e i biofuel che secondo l’industria dovrebbero essere inclusi tra le tecnologie di decarbonizzazione. Da parte della Commissione Ambiente, però, è arrivato un netto rifiuto, una esclusione che dovrebbe prendere definitivamente forma durante il voto nella plenaria di Strasburgo il 21 novembre.
Secondo il direttore di T&E Italia Andrea Boraschi, l'industria del petrolio e del gas ha esercitato forti pressioni a favore dei biocarburanti e dei carburanti sintetici, per garantire che il maggior numero possibile di camion endotermici entri nelle flotte europee nei prossimi decenni. “Il loro obiettivo è mantenere alta la domanda di combustibili fossili”, ha dichiarato.
Promettono battaglia in sede plenaria i deputati ed europarlamentari di Fratelli d’Italia Piero Fiocchi e Carlo Fidanza, convinti che alimentare i motori endotermici con “carburanti sostenibili di ultima generazione” sia un diritto dei produttori, volti a difendere il principio di neutralità tecnologica.
Simile è poi la posizione della UETR, associazione che rappresenta e difende gli interessi dei trasportatori su strada in Europa. In una lettera inviata agli eurodeputati prima del voto, ha riassunto la propria opinione suggerendo di includere nelle nuove regole i carburanti a zero emanazioni di CO₂, “per facilitare il processo di decarbonizzazione, aumentare la resilienza del settore e offrire una maggiore diversità tecnologica”.
Ambizioni climatiche da una parte e richieste di una transizione soft dall’altra: Europa vs Industria. Il pattern è sempre quello.
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Immagine: Pexels