“Non possiamo continuare a pagare centinaia di miliardi per difendere l’Ucraina senza avere nulla in cambio”, così, lunedì 10 febbraio durante un’intervista all’emittente televisiva Fox News, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato il prezzo da pagare per continuare a inviare aiuti a Kyiv: 500 miliardi di dollari in terre rare, minerali e “altre risorse strategiche”.

Dopo oltre 1.000 giorni di logorante guerra, il primo ministro ucraino Volodymyr Zelensky ha bisogno del supporto militare e politico di Washington per tenere testa alla Russia. E le ingenti ricchezze minerarie nazionali rappresentano una moneta di scambio funzionale per Kyiv. Già lo scorso ottobre Zelensky aveva inserito l’idea nel suo “piano per la vittoria”, parlando di depositi di uranio, titanio, litio, grafite e terre rare dal valore di “migliaia di miliardi di dollari”.

In una recente intervista rilasciata al Guardian Zelensky ha detto di averne discusso con Trump lo scorso settembre, quando i due si incontrarono a New York, e che intende tornare con "un piano più dettagliato" sulle opportunità per le aziende statunitensi sia nella ricostruzione dell'Ucraina del dopoguerra che nell'estrazione delle risorse naturali ucraine. "Stiamo parlando non solo di sicurezza, ma anche di denaro”, ha dichiarato il primo ministro ucraino. “Risorse naturali che possiamo offrire ai nostri partner. Per noi creerà posti di lavoro, per le aziende americane creerà profitti."

Dallo slogan “drill-baby-drill” che durante tutta la campagna elettorale presagiva un nuovo boom americano dell’estrazione di petrolio, la politica estrattivista trumpiana sembra includere anche terre rare e minerali essenziali per le tecnologie verdi. Prima le mire sulla Groenlandia − l’isola danese è considerata di vitale importanza per la sicurezza statunitense, con i suoi giacimenti di terre rare e di idrocarburi − ora il desiderio di monetizzare lo sforzo economico in Ucraina. Dall'inizio dell’invasione Russa, Washington ha allocato circa 174 miliardi di dollari, troppi secondo Trump che è tornato a praticare il tipo di politica estera a lui più congeniale: quello basato sul do ut des.

Quali minerali e terre rare si trovano in Ucraina e a cosa servono?

Durante l’intervista a Fox News Trump non ha specificato quali minerali o terre rare intenda includere nell’accordo. Tra gli obiettivi vi è la riduzione della dipendenza dalla Cina, dominatore incontrastato del mercato delle materie critiche, in particolare delle terre rare, il cui export nel 2024 è cresciuto del 6%.

Le terre rare sono un gruppo di 17 metalli essenziali per la produzione di molti dispositivi tecnologici, tra cui magneti − in grado di convertire l'energia in movimento per veicoli elettrici − telefoni cellulari, sistemi missilistici, laser, dischi di computer, batterie, veicoli elettrici e ibridi. Sono definite rare non per la loro scarsa presenza sul pianeta, ma perché sono difficili da identificare, estrarre e lavorare.

Secondo il Ministero ucraino della protezione ambientale e delle risorse naturali, nel paese si trovano depositi di 22 dei 50 materiali identificati come critici dagli Stati Uniti. Grafite, litio, titanio, berillio e uranio sono i minerali e metalli più presenti.

Classificati come terre rare, invece ci sono il lantanio e il cerio, utilizzati nei televisori e nel settore dell’illuminazione; il neodimio, impiegato nelle turbine eoliche e nelle batterie dei veicoli elettrici; erbio e ittrio che sono utili alla produzione di energia nucleare e dei laser. Un recente studio condotto dall’Istituto geologico nazionale ucraino stima che le riserve totali di terre rare in Ucraina si aggirano attorno alle 2,6 miliardi di tonnellate.

I giacimenti contesi con la Russia

Dei 6 giacimenti di terre rare ucraini, 3 sono concentrati nell’est e nel sud del paese, ovvero nelle zone più colpite, contese o occupate dall’esercito russo. Una delle regioni più ricche di risorse dell’Ucraina, Dnipropetrovsk, è attualmente minacciata dalle forze militari russe. Lo ha confermato preoccupato anche lo stesso Zelensky, dichiarando in un'intervista che la Russia controlla ormai circa la metà dei depositi di terre rare del paese.

Al momento, come dichiarato dal Ministero ucraino, non ci sono miniere operative, ma il potenziale è grande. Lo sviluppo dei vari depositi consentirebbe di produrre circa 100 milioni di tonnellate di fertilizzanti fosfatici e materiali per prodotti elettronici ad alta tecnologia.

In un altro report del Ministero delle risorse naturali viene sottolineata anche la presenza di giacimenti di litio, metallo critico fondamentale per la produzione di batterie dei veicoli elettrici e per lo stoccaggio di energia. Le stime più recenti indicano che in Ucraina ci sono riserve da 500.000 tonnellate di litio con tre depositi piuttosto promettenti. Per esempio nel giacimento di Dobra, nella regione centrale di Kirovohrad, sono stati trovati minerali di litio ad altissimo potenziale come lo spodumene.

Un'altra componente fondamentale delle batterie per veicoli elettrici è la grafite, di cui l'Ucraina detiene circa il 20% delle risorse mondiali. Si stima che Kyiv possieda circa 343 milioni di tonnellate di minerale, con un contenuto di grafite naturale compreso tra il 4% e il 10%. Le riserve di titanio, metallo impiegato soprattutto dall'industria aerospaziale, sono altrettanto abbondanti e potrebbero soddisfare, potenzialmente, la domanda globale per i prossimi quindici anni.

Ucraina in cerca di partner

Kyiv vuole evitare che le terre rare e altre materie prime strategiche come litio, berillio, manganese, gallio, zirconio e grafite finiscano nelle mani di Vladimir Putin, come è successo con le miniere di carbone della regione orientale di Donetsk.

Lo scorso gennaio al World Economic Forum di Davos, il viceministro dell’economia ucraino Oleksiy Sobolev ha dichiarato che il governo stava lavorando ad accordi con alleati occidentali tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Italia su progetti relativi allo sfruttamento di materiali critici. Kyiv sta cercando di rafforzare le alleanze offrendo l’ultima valuta di scambio rimasta: le licenze estrattive, che potrebbero alleviare la fame di materie prime critiche occidentale.

Tuttavia le criticità non mancano: per rendere redditizi progetti estrattivi così complessi ci vogliono tempo e investitori disposti a correre rischi, per giunta in un paese dilaniato dalla guerra.

 

In copertina: Volodymyr Zelensky fotografato da Gatis Rozenfelds, Valsts kanceleja, via Flickr