Tra i più straordinari trasformisti del regno animale, i polpi possiedono la stupefacente capacità di modificare in pochi istanti non solo il colore ma anche la forma e la consistenza del loro corpo. Proprio per approfondire la conoscenza e promuovere la tutela dei polpi, un gruppo di esperti e appassionati di tematiche marine ha dato vita a Octopolis, un progetto dedicato alla protezione di questi straordinari abitanti dei mari.

L'iniziativa si propone di sensibilizzare il pubblico sull’importanza dei polpi per gli ecosistemi marini, di evidenziare le numerose minacce antropiche che ne mettono a rischio la sopravvivenza e di far conoscere le loro caratteristiche e peculiarità. Non solo con la comunicazione, ma anche con iniziative pratiche.

“C’è ancora moltissimo da fare sia sul fronte mediatico sia nella raccolta di dati scientifici”, afferma Paolo Monesi, direttore del progetto, durante il webinar di presentazione dell’iniziativa. “Con Octopolis vogliamo supportare la scienza affinché possa avere i dati per gestire al meglio lo stock di polpi, sfruttandolo in modo sostenibile e responsabile, garantendo così la rigenerazione naturale della specie.”

Cefalopodi a rischio

Tra i principali pericoli che gravano su questi invertebrati dal sangue blu troviamo il cambiamento climatico, che altera i loro habitat naturali. A ciò si aggiungono l’inquinamento da microplastiche, ormai dilagante negli oceani, che compromette la salute degli ecosistemi marini e delle specie che li abitano, e l’aumento della domanda alimentare che sta spingendo verso una pesca sempre più intensiva e insostenibile. Il progetto Octopolis mira a diffondere consapevolezza su queste problematiche, promuovendo azioni concrete per la salvaguardia dei polpi e dei mari in cui vivono.

La crescente domanda di polpi come prodotto alimentare ha dato origine a pratiche di pesca sempre più indiscriminate e spesso illegali, con gravi conseguenze per questi cefalopodi. Basta una rapida ricerca su Google per comprendere come gran parte delle informazioni disponibili al grande pubblico sui polpi sia legata a ricette culinarie e non al ruolo cruciale che svolgono all’interno degli ecosistemi, sia come prede che come predatori di piccoli pesci e crostacei.

Tuttora buona parte della pesca del polpo si concentra su metodi tradizionali come arpioni, nasse o trappole. Tuttavia, da tempo, per la loro cattura si utilizzano anche contenitori di plastica, economici e facili da utilizzare, che vengono calati sui fondali marini e legati tra loro da lunghi cordami. Questi oggetti, percepiti dai polpi come potenziali tane sicure, si rivelano invece trappole mortali: i pescherecci li recuperano periodicamente, trovandovi i polpi intrappolati.

Oltre a rappresentare una minaccia diretta per la sopravvivenza dei polpi, poiché permette numeri impressionanti di catture, non lasciando loro nemmeno il tempo di riprodursi, questa tecnica contribuisce anche all’inquinamento marino. I contenitori di plastica, infatti, vengono spesso abbandonati sul fondo del mare o finiscono per arenarsi sulle coste.

Proteggere i polpi dalla pesca illegale 

Il progetto Octopolis, in collaborazione con il Dipartimento di scienze fisiche della Terra e dell’ambiente dell’Università di Siena, mira a favorire il ripopolamento e lo studio dei polpi nel golfo di Talamone, un’insenatura del Mar Tirreno in provincia di Grossetto, attraverso la creazione di un habitat artificiale composto da 50 anfore di terracotta, che verranno posizionate su due file parallele e distanziate fra loro di 10 metri.

Coordinato dalla professore Letizia Marsili, docente di ecologia presso l’Università di Siena e componente del consiglio direttivo della Casa dei pesci, lo studio si propone di raccogliere dati preziosi sulla biologia e il comportamento dei polpi, contribuendo alla loro tutela e a una gestione sostenibile della pesca. Inoltre, il progetto mira a sensibilizzare il pubblico sull’importanza della conservazione degli ecosistemi marini e a contrastare la pesca illegale, offrendo un rifugio alternativo ai barattoli di plastica, creando un’area sicura per i polpi lontano da ogni pericolo.

“La pesca con il barattolo è consentita fino a un massimo di 1.250 barattoli per pescatore”, spiega Guia Consales, ricercatrice dell’Università di Siena. “Tuttavia, l’aumento della domanda negli ultimi anni ha portato a un incremento significativo della pesca illegale. Nel 2022, nell’area compresa tra Talamone e Marina di Grosseto, dove si concentrerà questo studio scientifico, sono stati sequestrati circa 7.600 barattoli illegali, lasciati in modo permanente sui fondali, una pratica che non è consentita.” Il progetto comprende anche una campagna di crowdfunding che punta a raccogliere 20.000 euro per coprire i costi delle anfore, dell’installazione, del monitoraggio scientifico e della successiva elaborazione dei dati.

 

Immagine: Envato