Il terzo ciclo di negoziati per un Trattato globale sulla plastica (INC-3) si è concluso nella sera di domenica 19 novembre senza un accordo su come procedere. Il Segretariato INC ha ricevuto il mandato di redigere entro il 31 dicembre 2023 una Bozza Zero Rivista che includa tutte le opzioni sul futuro trattato espresse dai vari Paesi membri durante la settimana di negoziazioni a Nairobi.

Nonostante numerosi Paesi avessero espresso “molto interesse a condurre un lavoro intersessionale”, il Comitato non è riuscito a concordare un mandato per il lavoro intersessionale da qui al quarto ciclo di negoziati (INC-49), che si terrà a Ottawa, in Canada, dal 21 al 30 aprile 2024. Ciò significa che a Ottawa le negoziazioni dovranno riprendere da dove sono state interrotte a Nairobi. Per gli osservatori della società civile questo rappresenta un fallimento della diplomazia ambientale multilaterale e un rischio per poter arrivare a concludere entro il 2024 un efficace trattato globale sulla plastica.

Gwendalyn Kingtaro Sisior e Axel Borchmann. Photo by IISD/ENB | Anastasia Rodopoulou

La Bozza Zero Rivista

INC-3 è cominciato con una bozza zero della lunghezza di 32 pagine, sulla quale hanno lavorato durante la settimana keniota i delegati dei Paesi membri divisi in tre gruppi: Il Gruppo di contatto 1, co-facilitato da Gwendalyn Kingtaro Sisior (Palau) e Axel Borchmann (Germania), si è concentrato sugli elementi tecnici e normativi della bozza; il Gruppo di contatto 2, co-facilitato da Katherine Lynch (Australia) e Oliver Boachie (Ghana), si è concentrato su aspetti finanziari, attuazione e conformità; il Gruppo di contatto 3, co-facilitato da Danny Rahdiansyah (Indonesia) e Marine Collignon (Francia); ha lavorato sugli accordi istituzionali e le disposizioni generali e finali.

Nella serata di domenica 19 novembre, il Gruppo 1 e il Gruppo 2 hanno presentato le proprie versioni aggiornate della bozza zero, relative agli argomenti di propria competenza, che risultano significativamente più lunghe rispetto a quella iniziale e piene di opzioni di testo aggiuntive e moltissime parentesi. Tutto ciò indica che non c'è accordo sul testo e che esiste una richiesta di cancellare o aggiungere elementi. Il testo concordato dal Gruppo 1 è lungo 73 pagine, quello del Gruppo 2 arriva a 27 pagine.

La stessa sera, invece, il Gruppo 3 non era ancora riuscito a pubblicare una versione completa aggiornata della bozza zero per le proprie sezioni (ma una sua bozza preliminare risultava lunga oltre 60 pagine). Il Segretariato INC dovrà quindi mettere assieme i vari documenti, mantenendo in piedi tutte le opzioni, per creare la Bozza Zero Rivista, che servirà come base per le negoziazioni a Ottawa e sarà lunga ben oltre 100 pagine.

Katherine Lynch e Oliver Boachie. Photo by IISD/ENB | Anastasia Rodopoulou

Il mancato consenso sul lavoro intersessionale

Domenica sera, il co-facilitatore Danny Rahdiansyah (Indonesia) del Gruppo 3 ha comunicato in sessione plenaria che il gruppo non era “riuscito a raggiungere un consenso” sul lavoro intersessionale. A pochi minuti dalla fine della plenaria, gli Stati Uniti ha chiesto di riaprire la discussione per cercare di trovare una via d'uscita sulla questione. Tre Paesi hanno preso la parola dopo gli Stati Uniti: il Brasile, che ne ha appoggiato la mozione, la Russia e l’Arabia Saudita, che invece si sono opposte.

Alla luce del mancato consenso da parte di Russia e Arabia Saudita, in applicazione delle regole procedurali adottate in via provvisoria che richiedono che tutte le decisioni siano prese sulla base del consenso, il presidente della conferenza, l'ambasciatore Meza-Cuadra, ha deciso di non riaprire la discussione. INC-3 si è quindi concluso senza un accordo su come andare avanti.

Le reazioni della società civile

"Questa settimana ha chiarito che la stragrande maggioranza dei Paesi chiede un trattato ambizioso che copra l'intero ciclo di vita della plastica", ha detto dopo la fine di INC-3 il Presidente del Center for International Environemntal Law (CIEL) Carroll Muffett. "Il trattato è ancora realizzabile in questi negoziati, ma solo se i negoziatori riconoscono e affrontano la campagna coordinata dagli esportatori di combustibili fossili e di prodotti petrolchimici per impedire qualsiasi tipo di progresso reale."

Secondo CIEL, “di fronte a ritardi infiniti, manovre procedurali e ticchettii di orologi, molti Paesi hanno lottato per garantire che il trattato garantisca le riduzioni di produzione, le riduzioni di sostanze tossiche e l'attenzione ai diritti umani che la scienza e il mandato negoziale richiedono. Ma un numero preoccupante di Paesi più ricchi, compresi gli oltre 60 membri della High Ambition Coalition to End Plastic Pollution, ha preferito privilegiare il consenso a breve termine rispetto al successo a lungo termine”.

Danny Rahdiansyah e Marine Collignon. Photo by IISD/ENB | Anastasia Rodopoulou

"Iran, Arabia Saudita e Russia stanno negoziando in malafede"

“I Paesi con ambizioni elevate dovrebbero garantire l'avanzamento dei negoziati e non permettere ai Paesi con ambizioni basse di bloccare i progressi. Per questo è fondamentale avere un Regolamento interno che preveda la possibilità di votare se non si raggiunge il consenso, altrimenti un solo Paese può tenere in ostaggio l'intero negoziato” ha detto Claire Arkin, Responsabile globale delle comunicazioni di Global Alliance for Incinerator Alternatives (GAIA).

Sabato 18 novembre GAIA (che comprende 1.000 gruppi di base, organizzazioni non governative e singoli individui di oltre 90 Paesi) aveva inviato una lettera aperta ai Membri della High Ambition Coalition in cui chiedeva di essere all’altezza del proprio nome e dimostrare leadership politica. In un comunicato stampa inviato dopo la fine dei negoziati, GAIA ha poi lanciato l’allarme sul “disfunzionamento delle negoziazioni” e ha anche mosso aspre critiche allo stesso Segretariato dell'UNEP “per aver condotto un processo negoziale indisciplinato e tortuoso, che ha disatteso le convenzioni dei precedenti negoziati internazionali e ha permesso a una minoranza di Paesi di tenere in ostaggio il processo”.

Christina Dixon, responsabile della campagna per gli oceani all’Environmental Investigation Agency ha detto a Materia Rinnovabile: "Abbiamo visto i Paesi della High Ambition Coalition passare un po’ in secondo piano in queste negoziazioni, per dare spazio ai Paesi a più bassa ambizione e permettere loro di esprimere le proprie rimostranze e sentirsi ascoltati. Si è trattato chiaramente di una strategia per dare loro una maggiore titolarità nel processo, in modo che non possano più sostenere di non essere ascoltati.

Tuttavia, in futuro ci auguriamo che i Paesi della High Ambition Coalition si facciano avanti e difendano più attivamente le proprie posizioni, senza lasciare ai piccoli Stati insulari in via di sviluppo del Pacifico e al gruppo dell'Africa il compito di difendere le necessarie azioni upstream [del ciclo di vita della plastica]. Sappiamo che anche i Paesi della High Ambition Coalition sono favorevoli a [disposizioni globali in materia di] produzione, design dei prodotti e tossicità, quindi abbiamo bisogno che si facciano avanti e si facciano sentire di più insieme a quelli che hanno tenuto la linea questa settimana. Non possiamo permetterci di lasciare che il processo diventi completamente spezzettato e indebolito da una manciata di Paesi che non vogliono un trattato sulla plastica efficace".

Per Magnus Løvold, esperto dell'Accademia norvegese di diritto internazionale, “le negoziazioni di Nairobi passeranno alla storia come un fallimento incondizionato della diplomazia ambientale multilaterale. I lavori della settimana hanno spazzato via ogni dubbio sul fatto che alcuni dei Paesi coinvolti in questo processo, in particolare Iran, Arabia Saudita e Russia, stiano negoziando in malafede. È impossibile sviluppare un trattato sull'inquinamento da plastica in queste circostanze”. Secondo Løvold, mentre si preparano al quarto ciclo di negoziati di Ottawa, i Paesi della High Ambition Coalition e altri Paesi ambiziosi “devono trovare il coraggio di andare avanti, anche se quelli meno disposti ad aderire restano indietro”.

Cosa ci si aspetta da INC-4

Domenica 19 novembre in plenaria, i delegati hanno eletto, per acclamazione, l’ambasciatore Luis Vayas Valdivieso dell’Ecuador come Presidente dell'INC per il resto dei negoziati. Hanno inoltre eletto, sempre per acclamazione, l'Estonia e il Perù come vicepresidenti del Comitato, in rappresentanza rispettivamente degli Stati dell'Europa orientale e del Gruppo dell'America Latina e dei Caraibi (GRULAC). Sarà l’ambasciatore Valdivieso a coordinare la stesura della Bozza Zero Rivista e organizzare i lavori di INC-4 a Ottawa.

Secondo CIEL, “l'enorme elenco di questioni irrisolte e i continui sforzi per ostacolare i progressi minacciano di far deragliare completamente i negoziati quando riprenderanno a Ottawa il prossimo anno, a meno che i deputati non dimostrino il coraggio politico di riprendere in mano il processo”.

Luis Vayas Valdivieso. Photo by IISD/ENB | Anastasia Rodopoulou

La necessità di ascoltare la scienza 

La Scientists’ Coalition for Effective Plastic Treaty e la Endocrine Society avevano preparato un discorso per la plenaria di domenica per rinnovare la disponibilità a “contribuire alla ricerca di soluzioni per prevenire ed eliminare l'inquinamento da plastica a livello globale e mitigare gli impatti nocivi sulla salute umana e sull'ambiente durante l'intero ciclo di vita della plastica”.

Nel testo, che non è stato letto per mancanza di tempo ma che Materia Rinnovabile ha potuto consultare, è scritto che “da un punto di vista scientifico, il trattato globale sulla plastica più efficace e completo sarà guidato da precauzione, semplificazione e trasparenza, garantendo al contempo una transizione giusta in ogni fase. […] L'attuazione del trattato deve rispondere efficacemente al crescente consenso scientifico sugli impatti significativi, intra, inter e transgenerazionali dell'inquinamento da plastica sulla salute umana e ambientale. Il trattato avrà bisogno di obiettivi obbligatori di riduzione della produzione aggregata di plastica a livello globale e nazionale, vincolati nel tempo”.

Come denunciato dalle due organizzazioni, oltre che da International Science Council, Global Council for Science and the Environment e altre organizzazioni scientifiche, in una lettera aperta dell’11 novembre all’allora Presidente di INC, l'ambasciatore Gustavo Meza-Cuadra e agli Stati Membri, attualmente nell’ambito delle negoziazioni per il trattato globale sulla plastica non esiste una piattaforma formale che consenta agli Stati membri di confrontarsi con le competenze scientifiche indipendenti.

Il nuovo presidente di INC Valdivieso ha quindi ora molto lavoro da fare per riportare i negoziati su una buona strada. Un punto di partenza potrebbe essere la creazione di una politica sul conflitto di interessi per limitare la presenza di lobbisti ai negoziati e al tempo stesso facilitare la partecipazione scientifica indipendente.

Gustavo Meza-Cuadra. Photo by IISD/ENB | Anastasia Rodopoulou

 

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Immagini: Photo by IISD/ENB | Anastasia Rodopoulou