Ursula von der Leyen è stata rieletta presidente della Commissione europea, carica che ricoprirà per altri 5 anni e, come vi abbiamo raccontato in diretta da Strasburgo, a essere decisiva è stata la coalizione contro l’estrema destra (il cosiddetto “cordone sanitario”) formato dal Partito popolare europeo (PPE), dai socialisti di S&D e dai liberali di Renew. Non ci sarebbe stata una maggioranza di 41 voti, però, senza il sostegno dei Verdi europei, gruppo che nel programma presentato da von der Leyen poco prima del voto ha visto soddisfare le proprie richieste.

“La maggioranza dei quattro gruppi sta tenendo duro ed è fondamentale per difendere la nostra democrazia dall'estrema destra”, ha dichiarato subito dopo il voto Terry Reintke, eurodeputata e presidente del gruppo Greens/EFA. “Accogliamo con favore gli impegni assunti per costruire sul successo del Green Deal, per sviluppare una politica industriale neutrale dal punto di vista climatico e per incrementare i finanziamenti per la transizione giusta.” Un allargamento – e una fiducia − che la stessa neoletta presidente ha promesso subito di mantenere.

La strategia tra von der Leyen e Fratelli d’Italia

“Lavorerò sodo e cercherò in maniera proficua di collaborare con coloro che mi hanno sostenuta: i partiti europeisti a favore dell’Ucraina e dello stato di diritto”, ha detto von der Leyen in conferenza stampa, rispondendo ai giornalisti. “Ringrazio la piattaforma Renew-S&D-PPE ma sono anche molto grata al gruppo dei Verdi per avermi sostenuta. Abbiamo avuto degli scambi molto intensi su tutti i temi. È un buon segno. Alla fine, si sono convinti a sostenermi.” Alla domanda se rivolgersi e negoziare con i conservatori di ECR guidati da Giorgia Meloni fosse stata una buona idea, von der Leyen ha tuttavia preferito rispondere che “il risultato mostra che l’approccio seguito è quello giusto”, nonostante nel discorso omnibus pre voto non siano mancati i richiami a difesa e immigrazione.

“Per noi votare a favore di von der Leyen avrebbe significato andare contro ad alcuni dei nostri principi, alcune tematiche ci hanno reso impossibile votare a favore", ribatte invece l'eurodeputato di Fratelli d'Italia e copresidente di ECR, Nicola Procaccini, dopo il voto sulla riconferma della presidente della Commissione europea. "D'altra parte vogliamo avere un rapporto estremamente costruttivo", ha aggiunto Procaccini, evidenziando che nel corso della legislatura "la partita si giocherà sui contenuti".

Per il PD la grande sconfitta è Giorgia Meloni

“Sì, il cordone sanitario ha retto per i Patrioti per l'Europa, che dal mio punto di vista non sono né patrioti né per l'Europa, ma così si chiama il vecchio gruppo di Le Pen-Salvini”, commenta a Materia Rinnovabile Brando Benifei (S&D) capodelegazione del PD al Parlamento europeo. “Sono rimasti fuori dagli incarichi di rappresentanza istituzionale non sulla base di un atto contro la legge, ma sulla base di una dinamica parlamentare dove gli altri gruppi hanno ritenuto di accordarsi per non lasciare spazio a forze estremiste e contro le istituzioni.”

Per Benifei, dopo il mancato supporto di ECR a von der Leyen, la posizione italiana nello scacchiere risulta indebolita per errori in primo luogo della premier. “Credo che questo balletto imbarazzante tra ‘non sappiamo cosa votare’, ‘lo diremo dopo’ e ‘non l'abbiamo votata’ abbia danneggiato il paese. Meloni mi pare la grande sconfitta di questa votazione di oggi”.

“Certamente la possibilità di influire a livello di Consiglio UE rimane inalterata”, ha detto a Materia Rinnovabile l’eurodeputato leghista Paolo Borchia. “Per quanto riguarda i numeri in Parlamento, i partiti di centrodestra rappresentano la maggioranza dei seggi attribuiti al nostro paese per cui non vedo drammi se non dal punto di vista dell'opportunità politica […]. Il cordone sanitario non ha questi grossi effetti. Si tratta di una soluzione di comodo che permette di avere più poltrone per chi non ne avrebbe diritto.”

The Left: “Von der Leyen parla dalla torre d’avorio in cui vive”

Il sostegno a von der Leyen è mancato anche dal gruppo di sinistra europea The Left, che già martedì aveva proposto una candidatura simbolica ma alternativa a Roberta Metsola come presidente del Parlamento UE. “Penso che sia un grosso errore non imparare da ciò che von der Leyen ha fatto negli ultimi cinque anni, ovvero moltiplicare gli accordi di libero scambio, imporre l'austerità all'Unione Europea. Quindi penso che sia un grande fallimento ricominciare tutto da capo”, commenta a Materia Rinnovabile Manon Aubry, copresidente di The Left e capolista della lista La France insoumise (LFI), movimento politico francese di sinistra e sinistra radicale guidato da Jean-Luc Mélenchon.

“Rispetto alle questioni internazionali, [von der Leyen] ha detto che dobbiamo porre fine al massacro di Gaza. Questo è ovviamente molto gradito, ma non ho dimenticato che lei era molto orgogliosamente seduta accanto a Benjamin Netanyahu, cioè colui che sta commettendo un genocidio in Palestina. Dice che dobbiamo porre fine al massacro, ma non dice come. E non chiede sanzioni per Israele, come un embargo sulle armi o la sospensione degli accordi commerciali tra l'Unione Europea e Israele. Quindi, è un po' un doppio standard. Questo è davvero incomprensibile, se si fa un confronto tra ciò che viene fatto per l'Ucraina e ciò che viene fatto per Israele e Gaza.”

Durante il dibattito in aula Aubry aveva lamentato anche la mancanza delle parole “povertà e disoccupazione” nel discorso di von der Leyen. “Mi è sembrato un discorso completamente scollegato dalla realtà di più di 100 milioni di europei che vivono in povertà, che lottano solo per mangiare, che devono saltare i pasti, che non possono andare in vacanza, ed è per queste persone che dovremmo governare: per il popolo. Non per i ricchi, non per le multinazionali. E purtroppo ha dimostrato da dove parlava. Parlava, insomma, dalla torre d'avorio in cui vive. Di conseguenza, non è stata avanzata alcuna proposta per affrontare la povertà e le disuguaglianze. E questa – conclude Manon Aubry – dovrebbe essere la nostra priorità numero uno.”

Per la Lega il Green Deal è un grande piano che va ridisegnato

Dopo la batosta subita sui pesticidi e le proteste degli agricoltori, riuscirà davvero la neopresidente von der Leyen a portare avanti il suo progetto di un Dialogo strategico sull'agricoltura in Europa, avviato il 25 gennaio scorso e ribadito nelle sue Political Guidelines 2024-2029?

“Dobbiamo smetterla di pensare all'agricoltura come il settore che inquina”, ci dice ancora Paolo Borchia. “Io personalmente da una linea che ho portato avanti negli ultimi cinque anni come coordinatore in Commissione ITRE [Industria energia e ricerca] ritengo che la sostenibilità debba essere un obiettivo inderogabile. Che la lotta al cambiamento climatico vada fatta ma che contestualmente si debba avere la capacità di capire che il Green Deal è stato disegnato in una fase in cui non era ancora scoppiata una pandemia, e neanche un conflitto che ha avuto ripercussioni importanti sulle politiche energetiche in Europa. È un grande piano che va ridisegnato dal punto di vista delle tempistiche, delle tabelle di marcia, degli strumenti.”

Il tema delle tempistiche resta quindi dibattuto. Nei giorni scorsi sono stati gli stessi esponenti dei Verdi, tra cui Cristina Guarda, a dire che sulla questione tempo non si può più esitare. “I Verdi possono dire tutto quello che vogliono”, conclude Borchia. “Però dal punto di vista dello sviluppo tecnologico, dal punto di vista della reperibilità delle materie prime, dal punto di vista dei finanziamenti pubblici non possiamo promettere di raggiungere obiettivi che poi fattivamente sono impossibili da raggiungere. Questo non lo dico io, ma tanti analisti, scienziati e imprenditori per cui deve essere maggiormente realistico e soprattutto deve essere una riforma che non vada a spaccare la nostra società ulteriormente tra ricchi e poveri. Per ora vedo questa rivoluzione come una rivoluzione per ricchi.”

La soddisfazione di Forza Italia

“Ho apprezzato il riconoscimento da parte della presidente von der Leyen della necessità di un pragmatismo che sicuramente è venuto meno in molte decisioni della Commissione nella scorsa legislatura e in particolare ho accolto con favore la proposta di presentare nei prossimi 100 giorni un Piano per l’agricoltura e l’alimentazione”, ha commentato, esprimendo la soddisfazione di Forza Italia per la nomina, Salvatore De Meo (PPE), confermato membro della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo. “A riguardo, confido in un impegno concreto in difesa dei nostri agricoltori, sempre stati alleati e non avversari dell’ambiente, e a tutela di uno dei settori più strategici per l’economia del nostro paese e dell’Europa tutta.”

In conclusione, però, a meglio descrivere la natura del sostegno di Forza Italia a von der Leyen è forse Massimiliano Salini, vicepresidente del gruppo PPE: “La fiducia a Ursula von der Leyen non è una cambiale in bianco ma un investimento forte e concreto, che completa il progetto europeo che oggi non soddisfa pienamente, ma che sentiamo ancora fortemente nostro”.

 

Immagini: Christophe Licoppe © European Union, 2024