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Fin dai tempi antichi gli uomini hanno viaggiato, sfruttando animali e tronchi scavati, realizzando porti e strade. Hanno raffinato le tecniche di navigazione, la costruzione dei carri, il design delle auto, l’aerodinamicità degli aerei, la gittata dei razzi, la potenza delle navicelle spaziali. Dai primi tentativi di solcare i mari più di 10.000 anni fa, siamo ora pronti per scoprire i confini del sistema solare. Eppure, il mondo dei trasporti ha ancora una soglia da superare, quella della sostenibilità.

I trasporti sono oggi la seconda fonte di emissioni globali di gas serra, con la mobilità terrestre, aerea e marittima che ogni anno immette nell'atmosfera oltre 8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente. Il traffico aereo è destinato a raddoppiare entro il 2050, sostengono i costruttori di aeroplani Airbus e Boeing, con un aumento di consumo di carburante del 59%. Ben 3 miliardi di automezzi saranno in circolazione a livello globale entro metà secolo, quando si trasporteranno oltre 8.100 miliardi di tonnellate-miglia di merci.

Noi siamo mobilità e insaziabile desiderio di essa. E nulla è più potente del desiderio. Se un tempo il viaggio era un accadimento raro (un trasloco, una fuga dal nemico alle porte, una migrazione per cercare condizioni migliori), oggi si viaggia per lavorare, per rimanere connessi ad amicizie e parentele disperse per il mondo, si attraversa l’Atlantico per vedere un concerto di Taylor Swift, per cenare in un ristorante stellato, frequentare un master o fare volontariato in un campo profughi palestinesi. Ci muoviamo noi, ma ancor di più le merci, l’unico soggetto davvero globalizzato, che nemmeno la nuova guerra dei dazi potrà fermare.

Abbiamo costruito un sistema intricato di strade, porti, corridoi aerei, ferrovie, parcheggi, sentieri, binari, canali e stazioni. Basta passare un giorno nell’aeroporto internazionale di Hartsfield–Jackson Atlanta, il più trafficato al mondo con oltre 108 milioni di passeggeri l’anno (295.000 al giorno!), per avere un’idea della magnitudine dei trasporti nel Ventunesimo secolo.

Ridurre l’impatto globale del settore è una sfida immane. Che tuttavia va letta attraverso la complessa e rapida trasformazione tecnologica ben delineata in questo numero di Materia Rinnovabile.

C’è innanzitutto la sfida dell’automotive, tra Cina, Stati Uniti ed Europa. Il gigante asiatico accelera sempre più su veicoli elettrici (auto ma anche bus) a basso costo e ultratecnologici, come racconta Maria Grazia Davino di BYD, mentre gli USA tagliano i finanziamenti per l’infrastruttura di ricarica elettrica. L’Europa si trova nel mezzo, con la presidente von der Leyen che accelera il processo di revisione dello stop ai motori convenzionali a partire dal 2035, e congela per tre anni le multe per i produttori che non rispettano i criteri di sostenibilità, pur sostenendo convintamente la produzione di batterie europee per l’automotive continentale.

Poi c’è la questione del trasporto pubblico integrato, vera svolta per i trasporti sostenibili, come spiega William Todts del think-tank T&E, che ribadisce l’importanza di investire soprattutto in infrastrutture energetiche e digitali, e non nella rete stradale. Intanto il treno torna a essere un mezzo di rilievo nel Ventunesimo secolo: elettrico, circolare e tecnologico, come ben illustra Giorgia Marino nel suo lungo approfondimento sulla mobilità ferroviaria.
Per rendere davvero circolari i trasporti si dovranno usare sempre più materiali riciclati e processi di remanufacturing, oltre che lavorare per il recupero delle batterie degli EV. E dovremo liberarci definitivamente del concetto di proprietà del mezzo di trasporto, anche grazie all’avvento della guida autonoma e condivisa, su cui però l’Europa sta rimanendo indietro, come racconta Daniel Serra Segarra, direttore dell'Ecosystem & Stakeholders di EIT Urban Mobility. Elettrificazione, SAF, ammoniaca e idrogeno saranno i combustibili di questa nuova mobilità, per decarbonizzare anche settori complessi come quello navale.

Non c’era abbastanza spazio per raccontare tutte le nuove tendenze della mobilità (come la riscoperta dei cammini e del camminare urbano, il boom dei treni notturni, il flight-shaming). Ma questo numero è una testimonianza dell’immenso dinamismo del settore, della necessità di un racconto non distorto e non ideologico (con buona pace dei fanatici del motore a scoppio a ogni costo) e di come auto volanti e robotaxi non siano più una fiaba fantascientifica, ma un pezzo del puzzle del nostro lungo esodo dalla culla che ci è stata data verso un futuro tutto da disegnare. A patto di tornare sempre a questa culla e preservarla nella sua immensa bellezza.

 

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In copertina e qui sopra: City of the future, Aprile 1942, Frank R. Paul. Immagine utilizzata con il riconoscimento di Frank R. Paul Estate