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Mi viene spesso chiesto: che aspetto avrà la città del futuro? Se riusciremo a superare l’emergenza climatica e a intraprendere un percorso di sviluppo sostenibile, come si trasformeranno i centri urbani? La mia visione è ben lontana da Coruscant o da altre megalopoli ultratecnologiche e di estensione planetaria della fantascienza. Al contrario, immagino città a misura di persona, con aria pulita, una rete capillare di trasporti pubblici, alloggi accessibili e spazi rinaturalizzati, dove tutti possano camminare, andare in bicicletta, giocare.

Il punto di partenza è ripensare il modo in cui ci spostiamo. Come sottolinea una campagna globale promossa da C40 e dalla Federazione internazionale dei lavoratori dei trasporti: “Il futuro è il trasporto pubblico”.

Le città che dipendono dai veicoli privati non solo sono inquinate, ma anche profondamente inique. I dati mostrano che gli uomini guidano più delle donne, che nel Regno Unito e negli Stati Uniti la proprietà di un’auto è più diffusa tra i bianchi e che le famiglie più ricche, pur avendo maggiori possibilità di possedere un’auto, spesso sfuggono al traffico peggiore e ai livelli più alti di inquinamento.

Inoltre, gli automobilisti occupano 3,5 volte più spazio pubblico rispetto a chi non guida. Una città progettata intorno alle auto non è né equa né sostenibile. Non si tratta di vietare le auto, ma di offrire alle persone opzioni migliori: alternative rapide, economiche e accessibili che possano migliorare la qualità della vita.

Ogni dollaro investito nel trasporto pubblico ne genera cinque in ritorno. Nelle città del Sud del mondo, questi investimenti creano il 30% di posti di lavoro in più rispetto alla costruzione di nuove strade. Affinché la trasformazione sia davvero efficace, gli investimenti nel trasporto pubblico devono essere accompagnati da misure mirate a ridurre la congestione, attraverso zone a traffico limitato, il sostegno alla decarbonizzazione dell'ultimo miglio del trasporto merci e l’ampliamento delle infrastrutture per pedoni e ciclisti.

Dal 2017, 36 città hanno aderito alla Dichiarazione di C40 sulle strade verdi e sane, impegnandosi a ridurre i veicoli inquinanti e a incentivare il trasporto attivo. Oggi, 14 città limitano la circolazione dei veicoli ad alte emissioni, mentre 15 stanno riassegnando lo spazio stradale a favore del trasporto sostenibile.

I progressi sono straordinari: Shenzhen ha elettrificato l’intera flotta di 16.000 autobus, con un risparmio annuo di 366.000 tonnellate di carbone; Istanbul punta a costruire entro il 2030 la seconda rete metropolitana più estesa al mondo; Città del Messico ha ampliato la propria rete ciclabile da 186 km nel 2017 a 488 km nel 2021, raddoppiando così gli spostamenti in bicicletta.

L'intensificazione di questi sforzi non è socialmente, culturalmente e politicamente neutra. Le zone d’aria pulita spesso incontrano resistenze, talvolta alimentate dalla disinformazione diffusa dall'estrema destra, che dipinge l'azione per il clima come “elitaria”. Recentemente, i tribunali di Madrid hanno annullato tre zone a basse emissioni, motivando la decisione con la mancanza di un'analisi dell'impatto socioeconomico e sostenendo che la misura crea una barriera per i residenti a basso reddito.

Ma le zone a basse emissioni sono davvero solo per i ricchi? No. O, meglio, non devono esserlo. Se progettate in modo equo, possono diventare non solo più giuste, ma anche più efficaci. Misure come i programmi di rottamazione auto per i residenti a basso reddito o i sistemi di pagamento progressivo possono migliorare l'accessibilità. Giacarta, ad esempio, tra il 2017 e il 2021 ha raddoppiato la copertura del trasporto pubblico dal 42% all'82%, riducendo i costi di trasporto dal 30% al 10% del reddito familiare.

Se implementate correttamente, le zone ad aria pulita sono in grado di produrre cambiamenti significativi. L'espansione della zona a emissioni ultra basse (ULEZ) di Londra ha portato a una riduzione del 22% delle emissioni di PM2.5 delle automobili, migliorando la qualità dell'aria per il 94% dei residenti che prima erano esposti a livelli pericolosi di inquinamento. A Stoccolma, le zone ad aria pulita hanno ridotto gli attacchi d'asma nei bambini; a Pechino, hanno permesso di risparmiare quasi 40 milioni di dollari in costi sanitari e sociali.

L'attuazione di politiche tecnicamente valide e realmente eque, supportate da una forte leadership politica, può favorire la creazione di alleanze e coalizioni più ampie, unendo la società civile, i medici, gli attivisti, le imprese, i lavoratori e le istituzioni. La campagna londinese Clean Air Wins ha spostato l'opinione pubblica a favore della ULEZ, smontando la disinformazione e contribuendo a garantire un terzo mandato storico al sindaco Sadiq Khan.

Un recente sondaggio di C40 condotto a Bogotà, Johannesburg, Londra, Quito, Seattle, Seul, Stoccolma e Varsavia ha rivelato un sostegno schiacciante da parte del pubblico per città più pulite e a misura di persona. Oltre l'80% dei residenti chiede ai propri leader di diventare paladini dell'aria pulita, mentre oltre il 90% sostiene l'espansione del trasporto pubblico e della mobilità attiva. L'88% è favorevole alla creazione o all'ampliamento delle zone ad aria pulita.

Ridefinire la vita urbana per il futuro richiede coraggio, visione e azioni decisive. I sindaci più all’avanguardia nel mondo stanno dimostrando cosa è possibile fare, dando priorità a soluzioni che rispondano ai bisogni della maggioranza, non solo di pochi. Questo è l'unico futuro che possiamo permetterci di costruire.

 

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In copertina e qui sopra: City of the future, Aprile 1942, Frank R. Paul. Immagine utilizzata con il riconoscimento di Frank R. Paul Estate