Annacquata, ma non affondata. Nonostante gli emendamenti e una maggioranza risicata - 336 i voti a favore, 300 contrari e 13 astensioni - mercoledì 12 luglio il Parlamento europeo ha dato la sua approvazione alla Legge sul ripristino della natura, che ora dovrà essere discussa in Consiglio. Chiave di volta della Strategia europea sulla biodiversità e del Green Deal europeo, la Nature Restoration Law non solo è quindi sopravvissuta alla mozione che puntava a cassarla, ma ha messo in evidenza i limiti della retorica antiscientifica di gruppi come il Partito Popolare Europeo, che contro la proposta si diceva unito ma che alla fine ha visto oltre venti suoi Parlamentari votare a favore.
“La Legge sul Ripristino della natura è un elemento essenziale del Green Deal europeo e segue le raccomandazioni e i pareri scientifici che sottolineano la necessità di ripristinare gli ecosistemi europei”, ha commentato il relatore César Luena (S&D, ES). " Gli agricoltori e i pescatori ne beneficeranno e verrà garantita una terra abitabile alle generazioni future. La posizione adottata oggi invia un messaggio chiaro. Ora dobbiamo continuare a lavorare bene, difendere la nostra posizione durante i negoziati con i Paesi UE e raggiungere un accordo prima della fine del mandato di questo Parlamento per approvare il primo regolamento sul ripristino della natura nella storia dell'UE.”
Ripristino della natura: la retorica della destra populista smentita dalla scienza
"Ascoltiamo le preoccupazioni delle persone nelle zone rurali. Ascoltiamo le persone che stanno fuori e dicono: ‘ripristino della natura, sì lo vogliamo; legge sul ripristino della natura, no non vogliamo’. Votiamo contro questa proposta", dichiarava durante il dibattito in plenaria Peter Liese, del PPE.
Per la destra europea, ad essere minacciati dal testo della Nature Restoration Law – proposta che punta a ripristinare il 20% delle aree terrestri e marine dell'Unione europea entro il 2030 – sarebbero infatti gli agricoltori e i pescatori europei, con impatti sulla sicurezza alimentare, l’industria dell’idroelettrico, l’erosione del potere d’acquisto dei consumatori, l’interruzione delle catene di approvvigionamento e trasformazioni irreversibili del paesaggio urbano, che addirittura vedrebbe intere aree a rischio di cancellazione e conversione a spazi verdi.
Peccato però che le preoccupazioni (pur legittime) non sono confermate e supportate dagli scenari. Mentre la destra, pur di difendere interessi particolari, ha fatto di tutto per confutare la comunità scientifica, non solo la sinistra ha contestato punto su punto queste argomentazioni ma ha ricevuto supporto anche dalla stessa Commissione europea e da centinaia di Ong che già in Commissione Ambiente il 15 giugno chiedevano di non diluire le norme. Oltre l’importantissima IUCN, l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, che si era schierata a favore della legge, 6000 scienziati provenienti da tutta l’UE e altri 30 Paesi firmavano un appello contenente le evidenze scientifiche contrarie ai proclami del PPE.
Le reazioni dal mondo dell’industria e dell’agricoltura
Contro la posizione del PPE e a favore del ripristino degli ecosistemi anche il mondo industriale. “La coalizione OP2B si congratula con il Parlamento europeo per aver votato a favore del nostro futuro adottando una legge sul ripristino della natura”, commenta a Materia Rinnovabile Stefania Avanzini, direttrice del One Planet Business for Biodiversity, una coalizione di imprese (tra cui Danone, Nestlè, PepsiCo, Mondelez) che opera sotto l’egida del WBCSD, organizzazione guidata dai Ceo di oltre 200 aziende internazionali. “L'umanità e l'economia dipendono dai servizi ecosistemici che la natura fornisce e dobbiamo agire con urgenza per ripristinare gli ecosistemi degradati. Siamo ansiosi di seguire il trilogo e invitiamo le parti a concludere l'accordo entro la fine dell'anno.”
“Oggi il Parlamento europeo ha saputo fare la cosa giusta, nonostante le fake news raccontate dalle destre e la loro inaccettabile miopia, a tal punto da aver proposto il ritiro della legge. Eppure proprio il nostro Paese, il più ricco in biodiversità e al contempo così fragile, potrebbe beneficiare anche in termini economici di un forte investimento nel ripristino delle aree terrestri e marine oggi degradate”, dichiara Eleonora Evi, deputata AVS e Co-portavoce nazionale di Europa Verde.
Vittoria di Pirro per Coldiretti che fa approvare alcuni degli emendamenti che hanno indebolito la proposta. “Il Parlamento Europeo salva l’agricoltura nell’applicazione della proposta di regolamento sul ripristino della natura votando l’esclusione degli ecosistemi agricoli come richiesto da Coldiretti a tutti i livelli”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’esprimere soddisfazione per l’approvazione degli emendamenti che prevedono anche l'eliminazione dell'obiettivo di riduzione del 10% della superficie agricola produttiva, avanzano la richiesta di utilizzare fondi esterni alla Politica agricola Comune (Pac) e introducono il riferimento al rispetto de principio di reciprocità per i prodotti importati.
Il segnale che tuttavia manda Coldiretti è in controtendenza con numerose aziende del settore nazionale e internazionale, mostrando come una delle principali lobby degli agricoltori in Europa abbia assunto una posizione ideologica filo-governativa – lo stesso ministro Pichetto Fratin si è adoperato in prima persona per affossare la legge - contraria sia agli interessi economici del settore, sia al mandato dell’Accordo sulla Biodiversità di Montreal-Kunming firmato da più di 190 nazioni. Incluso l’immemore governo italiano.
Immagine: Luca Bravo (Unsplash)