Una nuova politica industriale green può costituire una leva per evitare una battuta d’arresto negli investimenti verdi, che, sia nel settore pubblico che in quello privato, devono essere rapidamente aumentati. A dirlo è l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) con il report Investments in the sustainability transition: leveraging green industrial policy against emerging constraints” (Investimenti nella transizione verso la sostenibilità: sfruttare la politica industriale verde contro i vincoli emergenti).

Attraverso questa analisi sono stati identificati gli investimenti da effettuare nelle tecnologie pulite e i progressi necessari per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo. L’Unione europea si è infatti posta degli obiettivi di sostenibilità per i prossimi anni molto ambiziosi.

La transizione verde, però, richiede un ingente sforzo economico, non solo per le industrie, ma anche per i bilanci pubblici, già oggi messi sotto pressione dall’inflazione e dell’invecchiamento della popolazione. Ma anche perché, soprattutto causa Covid, è stata data la precedenza ad altre esigenze.

Investimenti nell’industria green: il Net-Zero Industry Act

A costituire un punto di svolta negli investimenti nell'industria green è, senza dubbio, la proposta avanzata nel 2023 del Net-Zero Industry Act. L’obiettivo dell’Unione europea è quello di adottare la prospettiva del mercato unico per sviluppare una politica industriale che sia realmente green.

Se vuole diventare una potenza tecnologia a livello globale, l’Europa non può fare affidamento su misure nazionali e frammentate. Queste non sono in grado, infatti, di guidare gli investimenti privati nelle tecnologie più pulite. Ma soprattutto non lo riescono a fare mantenendo il passo e la velocità necessarie.

L’Unione europea ha la possibilità di tenere testa agli Stati Uniti su questo fronte costituendo un’istituzione simile all’Agenzia statunitense per i progetti di ricerca avanzata. La nuova istituzione dovrebbe avere il compito di promuovere i progetti di sviluppo ad alto rischio che riguardano le tecnologie pulite. Questo permetterebbe di dare un supporto alle industrie green, almeno nella fase iniziale.

 

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Green Deal europeo, come cambia il panorama politico

Gli obiettivi che sono stati fissati dal Green Deal europeo per il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050 sono, senza dubbio, molto ambiziosi. Nell’intento di centrare questi obiettivi sono stati rafforzati gli strumenti tradizionali di politica climatica, energetica e ambientale dell’Unione europea. Ma ne sono stati introdotti anche di nuovi, come un nuovo sistema separato di scambio delle emissioni (ETS 2) che copre gli edifici e il trasporto stradale; il CBAM, primo meccanismo mondiale di adeguamento del carbonio alle frontiere; il Just Transition Fund e il Fondo sociale per il clima.

Il report della EEA mette in evidenza che, purtroppo, in vista delle elezioni del Parlamento europeo previste per il 2024, diverse voci starebbero chiedendo di rallentare il processo di transizione. A preoccupare molti osservatori, infatti, ci sono i timori ‒ a volte fuori luogo ‒ che un compromesso tra la decarbonizzazione e la competitività economica sia difficile da raggiungere. Almeno in tempi brevi. È all’interno di questo contesto che la Commissione europea avrà un compito veramente difficile: garantire l’attuazione della tabella di marcia green, che è stata presentata dalla Commissione Von der Leyen.

Ma non sarà semplice trovare un nuovo modo per mantenere alto lo slancio politico per l’agenda verde e garantire che gli obiettivi e gli strumenti esistenti siano implementati. Puntare i riflettori sulla dimensione macroeconomica della transizione green potrebbe essere d’aiuto. La competitività industriale dell’Europa deve essere rafforzata – a partire dalle tecnologie pulite – in un panorama internazionale caratterizzato da politiche industriali più aggressive. Allo stesso tempo, l’autonomia strategica aperta dell’Europa deve essere salvaguardata: la dipendenza dalla Cina, e da partner internazionali forse inaffidabili in un’ampia gamma di tecnologie strategiche e materie prime critiche, ha raggiunto livelli preoccupanti.

 

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Investimenti nell’industria green: i dilemmi dell’Europa

Quando si parla di investimenti sostenibili e di industrie green, sorgono dei pesanti dilemmi per l’Europa. In quale modo si possono bilanciare i diversi obiettivi politici, come la neutralità climatica entro il 2050 e la competitività industriale? Ma soprattutto come è possibile coniugare la sostenibilità sociale con la disciplina fiscale?

All’interno del report si è proprio discusso di questi dilemmi e si è cercato di avanzare delle proposte equilibrate, grazie alle quali fosse possibile procedere con i progetti green. L’idea di base si concentra proprio sulle esigenze di effettuare degli investimenti per la transizione verde e sui vincoli che stanno emergendo nella politica fiscale. Ma non solo: particolare importanza viene acquisita anche dalle iniziative messe in atto dalle industrie green.

Le esigenze di investimento del Green Deal europeo

Il quadro strategico del Green Deal europeo è in rapida evoluzione. Mentre nel 2022 e nel 2023 sono stati raggiunti traguardi significativi, come l’adozione di un’ampia legislazione che getta le basi per il quadro climatico ed energetico che si estende fino al 2030 e oltre, nuove iniziative politiche e legislative vengono continuamente lanciate dalla Commissione europea per sostenere il Green Deal nei suoi diversi pilastri tematici. La crisi energetica e le attuali circostanze geopolitiche hanno dato un impulso strutturale per accelerare la transizione climatica e verso l’energia pulita.

“Per soddisfare le esigenze finanziarie della transizione verde, i finanziamenti per il clima e l’ambiente sono stati integrati nei programmi dell’UE: il 30% del bilancio dell’UE per il periodo 2021-2027 e il 37% del fondo per la ripresa dell’UE (Next Generation EU) sono stati destinati all’azione per il clima”, si legge nel report EEA. Questa decisione riflette la crescente consapevolezza che gli investimenti verdi sostengono la crescita economica e favoriscono la creazione di posti di lavoro. Se si vuole raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, è necessario aumentare rapidamente ingenti investimenti sia da parte del settore pubblico che di quello privato nell’UE nei prossimi anni, soprattutto nei settori dell’edilizia e dei trasporti”.

 

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