Si è fatto un po’ attendere, ma alla fine il Critical Raw Material Act è arrivato. Presentata dalla Commissione Europea il 16 marzo, la proposta di regolamento contiene una serie completa di azioni per garantire l'accesso dell'UE a un approvvigionamento sicuro, diversificato, conveniente e sostenibile di materie prime critiche – tra cui litio, terre rare, nickel, platinoidi - risorse indispensabili per un'ampia serie di settori strategici, tra cui l'industria net zero, l'industria digitale, il settore aerospaziale e quello della difesa. Prima della sua adozione ed entrata in vigore, il Regolamento dovrà essere discusso e approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell'Unione europea.
Cosa prevede il Critical Raw Material Act
La transizione energetica è anche una transizione di materiali. Un sistema energetico pulito – necessità sempre più urgente alla luce dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che ha costretto l’Unione Europea ad accelerare rispetto agli obiettivi stabiliti nel REPowerEU - ha infatti un’intensità di minerali e metalli più alta rispetto a un sistema energetico convenzionale basato sui combustibili fossili. Eolico, solare fotovoltaico, pompe di calore, batterie e idrogeno per immagazzinare l'elettricità e alimentare i veicoli (per non parlare della domanda derivante da digitalizzazione, difesa e spazio) comportano un incremento della domanda di materie prime. Con conseguenze dirette, nonostante una maggiore circolarità dei materiali, sull'estrazione e sulla competizione globale per assicurarsene l'accesso.
La Commissione europea ha quindi elaborato il Critical Raw Material Act, proposta di Regolamento che introduce il concetto di materie prime strategiche e aggiorna l’elenco delle materie prime critiche che il Joint Research Center rivede dal 2011 ogni tre anni secondo due parametri: importanza economica e rischio di approvvigionamento. Confermando quanto contenuto nella bozza trapelata il 7 marzo, la Commissione Ue punta a estrarre nel territorio europeo il 10% del consumo annuale di materie prime critiche, raggiungere per ciascuna risorsa strategica un target del 15% di riciclo. Misure che permetteranno progressivamente all’Unione di disaccoppiare il suo fabbisogno dalle importazioni, che verranno influenzate dalla quota di minerali grezzi necessari per la lavorazione. Almeno il 40% del consumo annuale di ciascuna materia prima strategica dovrà infatti essere raffinato all'interno dell’Unione e non più del 65% del consumo annuale dell'Unione di ciascuna materia prima strategica - in qualsiasi fase di lavorazione – dovrà derivare da un singolo Paese terzo.
L’importanza delle partnership commerciali
La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato: "Questa legge ci avvicinerà alle nostre ambizioni climatiche. Migliorerà in modo significativo la raffinazione, la lavorazione e il riciclaggio di materie prime critiche qui in Europa. Le materie prime sono fondamentali per la produzione di tecnologie chiave per la nostra doppia transizione, come la generazione di energia eolica, lo stoccaggio dell'idrogeno o le batterie. Stiamo rafforzando la nostra cooperazione con partner commerciali affidabili a livello globale per ridurre l'attuale dipendenza dell'UE da uno o pochi Paesi. È nel nostro interesse reciproco aumentare la produzione in modo sostenibile e allo stesso tempo garantire il massimo livello di diversificazione delle catene di approvvigionamento per le nostre aziende europee."
L'UE intensificherà infatti le azioni commerciali, istituendo anche un Club delle materie prime critiche per tutti i Paesi che condividono l'idea di rafforzare le catene di approvvigionamento globali, rafforzando il ruolo dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO), l'espansione della sua rete di accordi di facilitazione degli investimenti sostenibili e di accordi di libero scambio e l'intensificazione dell'applicazione della legge per combattere le pratiche commerciali sleali.
L’Esecutivo vuole inoltre sviluppare ulteriormente i partenariati strategici: L'UE collaborerà con partner affidabili per promuovere il loro sviluppo economico in modo sostenibile attraverso la creazione di catene del valore nei loro Paesi, promuovendo al contempo catene del valore sicure, resilienti, accessibili e sufficientemente diversificate per l'UE.
Immagine: Envato Elements