Ecomondo, evento internazionale di riferimento in Europa per le tecnologie, i servizi e le soluzioni industriali nei settori della green and circular economy, quest’anno diventerà la prima fiera in Italia a introdurre il tema del lavoro accanto alla tradizionale attività che una fiera svolge con le imprese e le istituzioni che ospita.

Ed essendo divenuta nel corso dell’ultimo quarto di secolo il centro nevralgico dell’innovazione green, il nuovo spazio che quest’anno Ecomondo dedicherà al mercato del lavoro, dal 7 al 10 novembre a Rimini, sarà proprio sui green jobs e sulle competenze verdi. Nell’anno, bisogna dirlo, che l’Europa ha dedicato al tema delle competenze.

Non si tratta solo di coincidenza di date o di celebrazione fine a sé stessa: la transizione ecologica (e quella digitale, considerata gemella dalla UE) è a un punto di svolta fondamentale. Sospirata e sostenuta dall’Europa, quanto necessaria per il futuro delle imprese e soprattutto dell’ambiente, accusa la mancanza di lavoratori green. E ne mancano tanti.

Il boom dei lavori e delle competenze verdi

Eppure i green workers esistono: nel 2023, secondo i dati di Unioncamere, si calcolano 3.222.000 lavoratori in Italia che svolgono un lavoro verde, ben 126.000 in più rispetto allo scorso anno, un incremento del 4,1%. Quasi il 14% di tutti i lavoratori italiani.

Secondo il rapporto GreenItaly di Unioncamere e Fondazione Symbola presentato a fine ottobre, nel 2022 le attivazioni programmate di green jobs sono state pari a 1.816.120, vale a dire il 35,1% delle attivazioni totali previste nell’anno (circa 5,2 milioni), con un incremento di 215.660 unità rispetto alla precedente rilevazione.

Infine, i dati Unioncamere-Anpal, dal report Le competenze green: analisi della domanda di competenze legate alla green economy nelle imprese pubblicato ad aprile 2023, testimoniano che l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, considerata come “competenza verde”, è stata richiesta per circa 4,2 milioni di posizioni, pari all’81,1% delle entrate programmate dalle imprese.

Un dato impressionante che rimane un fiume carsico per l’opinione pubblica ma che in realtà rivela quanto profondamente la transizione ecologica stia lavorando e sia già penetrata nei bisogni delle imprese. E uno degli aspetti interessanti, e forse meno scontati, di questa trasformazione del mercato del lavoro è che le competenze green riguardano indistintamente figure apicali e professioni meno qualificate, così come emergono settori che fino a poco tempo fa si sarebbe stentato a immaginare: la logistica, per esempio, o il settore delle professioni legate alla manutenzione e alla riparazione.

 

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Green jobs e disallineamento tra domanda e offerta

Tuttavia, questa enorme domanda di lavoratori green o con competenze green, rivelatrice di una transizione assai vivace, è largamente disattesa da un’offerta inadeguata di lavoratori debitamente preparati e disponibili o che non si riescono a intercettare.

Che esista un problema di disallineamento fra domanda e offerta nel mercato del lavoro non è una novità di oggi e non riguarda solo il green. Da un lato l’inesistenza di strumenti efficaci per rispondere a questa domanda, per cui imprese che cercano e giovani che vorrebbero lavorare finiscono spesso per non incontrarsi nella stessa piazza. Dall’altro un vero e proprio buco formativo per cui molti giovani non intraprendono i percorsi di studio che più sarebbero necessari per ottenere le necessarie competenze verdi.

L’indagine LinkedIn sui lavori green

Un problema che non è solo italiano, se persino un’indagine LinkedIn su 48 Paesi, inclusa ovviamente l’Italia, ha messo in evidenza questa carenza.  “Mentre le assunzioni complessive sono rallentate a livello globale tra febbraio 2022 e febbraio 2023 – si legge nel documento Global Green Skills Report 2023 diffuso da LinkedIn agli inizi del 2023 – nello stesso periodo gli annunci di lavoro che richiedono almeno una competenza verde sono cresciuti in media del 15,2%.

Inoltre, da marzo 2020, i nostri dati mostrano che i lavoratori con competenze verdi sono stati assunti per nuovi posti di lavoro a un tasso più alto rispetto a quelli senza competenze verdi in ogni singolo Paese che abbiamo studiato. Siamo, però, ancora lontani dalla penetrazione delle competenze verdi di cui abbiamo bisogno. Il nostro studio rivela che solo un lavoratore su otto possiede competenze verdi. Detto altrimenti: sette lavoratori su otto non hanno una sola competenza verde, in un momento in cui il futuro del nostro pianeta dipende da loro.” Come intervenire per sostenere questa carica di lavoratori green?

 

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I numeri della formazione verde

Per quanto riguarda il nostro Paese, orientamento e formazione stanno facendo i conti con tutto questo da qualche anno. L’esperienza degli Istituti Tecnici Superiori, per esempio, ha dimostrato che l’86,5% degli studenti entro un anno trova lavoro in aree specifiche, molte delle quale afferenti ai green jobs. Le Fondazioni ITS Academy attive sul territorio nazionale nel 2023 sono state 92, per un totale di 315 percorsi formativi.

Benché le aree di indirizzo immediatamente riconoscibili come percorsi diretti ai green jobs siano solo quelle della mobilità sostenibile e dell’efficienza energetica, si tratta solo di una questione definitoria poiché anche tutte le altre aree formative (tecnologie della vita, moda, meccanica, agroalimentare, ecc.) hanno frequenti incursioni verso i temi della sostenibilità ambientale.

La formazione green in ambito universitario

E un grande interesse verso i temi e le potenzialità del mercato del lavoro dei green jobs è espresso anche nell’ambito universitario, dove l’interesse green viene curvato a seconda del tipo di indirizzo scelto. Le tematiche più frequentemente seguite dai laureati legate alla sostenibilità ambientale, infatti, secondo l’indagine di Almalaurea del 2023, possono essere riassunte in questo modo: il 41,1% dei laureati ha affrontato tematiche riguardanti la gestione delle risorse, i rifiuti e i consumi; il 39,1% i cambiamenti climatici e la cura degli ecosistemi; il 37,9% la sostenibilità energetica; il 35,6% la sostenibilità ambientale sugli aspetti socio-economici della società; il 23,7% i temi dell’urbanistica e della pianificazione del territorio; il 23,9% l’imprenditorialità sostenibile; il 21,9% gli argomenti relativi all'agricoltura e all'alimentazione sostenibile; il 22,2% l’edilizia, le infrastrutture e le industrie sostenibili.

Entrando più nello specifico delle aree di appartenenza di ogni corso possiamo vedere come, per esempio, nell’ambito giuridico, sociale ed economico siano state approfondite maggiormente le tematiche legate all’impatto della sostenibilità ambientale sugli aspetti socio-economici della società (50,0%), quelle relative alle politiche, amministrazione, istituzioni per la sostenibilità ambientale (47,2%) e quelle legate all’imprenditorialità sostenibile (37,7%).

Nell’ambito artistico, letterario e dell’educazione i temi maggiormente trattati gli argomenti sono stati quelli legati all’educazione alla sostenibilità ambientale (34,7%) e all’urbanistica e paesaggistica per la sostenibilità ambientale (28,8%). Per quanto riguarda l’area sanitaria e agroveterinaria sono state maggioritarie le tematiche legate all’agricoltura e alimentazione sostenibile (23,0%). Infine, per l’area STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), i temi sono stati quelli della sostenibilità energetica (52,2%), della gestione delle risorse, dei rifiuti e dei consumi (47,6%), dei cambiamenti climatici e della cura degli ecosistemi (43,6%), della mobilità e dei trasporti sostenibili (34,4%).

 

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Da Ecomondo un progetto per riallineare il mercato del lavoro green

Ecomondo, con i suoi oltre 1.500 espositori quest’anno, rappresenta l’epicentro del sistema imprenditoriale legato alla transizione ecologica, alla green e alla circular economy. Già nelle edizioni passate non è mai stato insolito vedere scolaresche, neolaureati e laureandi aggirarsi curiosi fra gli stand e partecipare attivamente a incontri di approfondimento su specifiche questioni per respirare l’aria che tira ma soprattutto quella che tirerà per loro nei prossimi anni. Tanti e tante giovani che già lasciavano i loro curricula fra gli stand. Un dinamismo spontaneo da parte di quelli che, sotto i trenta e sotto i vent’anni, oggi animano le piazze di tutto il pianeta chiedendo sostenibilità.

D’altronde quando Greta Thumberg è intervenuta alla Youth for Climate in Italia, nel 2021, ha detto esplicitamente in apertura del suo discorso: “Quando dico climate change voi a cosa pensate? Io penso al lavoro, ai lavori verdi! Ai green jobs!” (“When I say climate change, what do you think of? I think jobs, green jobs! Green jobs!”).

Un dinamismo che adesso sarà incanalato in un’area specifica di Ecomondo, E23-Green jobs & skills, dove sarà possibile, in modalità speed date, far incontrare aziende con candidati e candidate direttamente in fiera a Rimini, dal 7 al 10 novembre. E, l’ultimo giorno, venerdì 10 novembre, due convegni serviranno da apripista per stimolare dibattito, cooperazione e strategie fra i diversi attori della filiera: istituzioni, come i ministeri o Unioncamere stessa, imprese come CNA o Confindustria, scuole, università e ITS e, naturalmente, i giovani. Si tratta di un numero zero ma che ha già destato curiosità e interesse.

 

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Immagine: Envato