Efficientare dal punto di vista energetico un edificio significa ridurre i consumi e quindi ridurre in una certa misura l’impatto climatico. In base a questa logica i crediti di carbonio possono diventare un meccanismo finanziario importante nel percorso di decarbonizzazione del settore immobiliare. Secondo un report delle Nazioni Unite, gli edifici sono responsabili del 34% della domanda di energia globale e del 37% delle emissioni di CO₂ legate all’energia consumata e ai processi di costruzione e manutenzione.

Per ridurre questa ingombrante impronta carbonica non bastano regolamenti e limiti emissivi, serve mobilitare una finanza climatica trasparente e certificata. In questa formula il mercato dei crediti di carbonio volontario può essere un addendo funzionale: investire nell’efficientamento del proprio condomino e in cambio ottenere un ritorno economico vendendo tonnellate di CO₂. Ma come si misura il risparmio energetico di una riqualificazione edilizia?

Tramutare l’efficientamento energetico in crediti di carbonio

Martedì 28 novembre Harley&Dikkinson, società attiva nel settore della riqualificazione immobiliare, ha presentato la sua nuova metodologia per la creazione e valorizzazione dei crediti di carbonio tramite interventi di riqualificazione immobiliare. Il processo di misurazione si estende per un periodo di 12 mesi, al termine del quale i crediti di carbonio possono essere certificati e venduti sul mercato per un massimo di 10 anni. Poi RINA, gruppo multinazionale di certificazione, garantisce la correttezza e la verificabilità delle riduzioni di emissioni, che vengono quindi convertite in crediti di carbonio.

I crediti generati vengono acquistati direttamente da Harley&Dikkinson dalla filiera edilizia, dalle PMI, dai condomini o dai singoli proprietari di immobili, per poi essere offerti sul mercato volontario. Per garantire l'autenticità e la tracciabilità delle operazioni, ogni credito viene dotato di un codice univoco e registrato su un registro pubblico. “Il target principale per noi sono il condominio e la casa, ma questa nuova metodologia in realtà è applicabile anche alle PMI”, spiega a Materia Rinnovabile Massimo Nissoli, cofounder e CEO di Harley&Dikkinson ESG. “I crediti di carbonio resteranno sul mercato per un massimo di 10 anni perché ci aspettiamo una crescita dell’efficientamento energetico immobiliare nel prossimo decennio. Non vogliamo che invecchino male.”

Alla ricerca di una bancabilità dei crediti

Un ruolo centrale nel garantire la bancabilità del progetto lo avranno il Politecnico di Milano e ricercatori come Claudio Del Pero, che si occuperà di rendere misurabili e affidabili finanziariamente i crediti erogati. “Per misurare la quantità di CO₂ equivalente evitata bisogna misurare i consumi prima e dopo l’efficientamento energetico”, ha detto Del Pero durante la presentazione della metodologia. “È necessario anche tenere conto delle condizioni climatiche anno per anno e misurare il contesto abitativo creando una sorta di Digital Twin per il risparmio energetico.”

Niccolò Aste, professore ordinario di fisica tecnica ambientale del Politecnico di Milano, ha dichiarato che i meccanismi di emission trading possono svolgere un ruolo di primo piano, a patto di evitare operazioni di facciata di scarsa efficacia e, soprattutto, credibilità. “Questo è il campo su cui ci stiamo confrontando con i partner Harley&Dikkinson e RINA, gettando solide basi per una finanza sostenibile capace di supportare la riqualificazione energetica del nostro patrimonio immobiliare,” ha detto. Secondo un report della Morgan Stanley Capital International, nel 2024 il mercato globale volontario dei crediti di carbonio supererà i 14 miliardi di flusso di investimenti. Rispetto ai progetti di ripristino della natura (7,2 miliardi di dollari) e REDD+ (1,3 miliardi), gli investimenti nei crediti legati all’efficienza energetica ammontano a poche centinaia di milioni.