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Forever Bambù è l’azienda italiana che coniuga riqualificazione ambientale ed economia circolare. Nata nel 2014 con lo scopo di creare foreste di bambù gigante in Italia, oggi offre soluzioni Made in Italy alle imprese per la compensazione della loro carbon footprint. Mauro Lajo, amministratore delegato di Forever Bambù, ci ha raccontato il loro innovativo modello di business.
Com’è strutturato il modello di business dell’azienda? Quali filiere sono state attivate?
Forever Bambù gestisce e possiede circa 137 ettari di foreste di bambù gigante. In Italia siamo l'azienda più strutturata e patrimonializzata per quanto riguarda questo asset, dal quale abbiamo sviluppato differenti business unit. Una unità è quella agricola, grazie alla quale realizziamo le nostre foreste e le foreste per conto terzi. Un agricoltore o un'azienda che vuole piantare una foresta di bambù gigante ci chiama e noi forniamo le piante, l'assistenza tecnica, il nostro know how. Come seconda unità operativa offriamo compensazione a terzi: attraverso le nostre foreste gestite e certificate rilasciamo infatti carbon credit. A oggi abbiamo circa 1 milione di crediti di carbonio disponibili, il che offre la possibilità alle aziende di compensare le proprie emissioni con un mercato del carbonio Made in Italy. L’addizionalità della nostra foresta risiede nel processo di afforestazione, per cui andiamo a piantare i bambuseti su terreni abbandonati o esausti.
La terza unità riguarda la filiera. Nel rispetto del disciplinare, la corretta gestione della foresta prevede che i bambuseti vengano diradati di circa un terzo ogni anno. Data la disponibilità di questa biomassa, abbiamo iniziato a sondare nuovi ambiti di utilizzo della pianta. Il nostro obiettivo è quello di creare nuove filiere che vadano a sostituire prodotti in plastica. Insieme ad altri partner abbiamo prodotto i primi granuli di biopolimeri con una percentuale variabile di filler di bambù gigante, un materiale totalmente biodegradabile. Stiamo facendo ricerca anche nel mondo della bioedilizia e dei prodotti in ecopelle, con risultati incredibili. Ora la necessità è di arrivare a parlare a tutte le imprese, mostrando che è possibile convertire le filiere della plastica con materiali alternativi, rigenerabili e sostenibili.
Quali sono i benefici della coltura del bambù gigante in ottica di servizi ecosistemici?
Il bambù gigante è una graminacea che ha un ciclo di vita medio di 100 anni. A partire dal nono anno di vita, la foresta diventa matura e non necessita più di nessun altro input da parte dell’uomo, se non il diradamento che viene effettuato una volta all’anno. La sua potenzialità risiede nella grande capacità di assorbire CO2 e rigenerare i suoli: un ettaro di bambù assorbe 57 volte di più rispetto a un ettaro di bosco tradizionale. Grazie all’apparato radicale che si crea, le piante di bambù gigante riescono a riattivare e ricostruire la vita microbica del terreno e la sua sostanza organica: piccoli invertebrati, lombrichi, batteri, funghi e micorrize tornano a popolare il suolo con benefici enormi in termini di aumento della biodiversità.
Quali servizi offrite alle imprese in ambito di compensazione e con quali garanzie?
Come detto, il bambù gigante è un ottimo carbon sink. Grazie alla collaborazione con l’Università di Siena siamo riusciti a calcolare il suo potenziale di assorbimento, da lì abbiamo redatto una pubblicazione scientifica sottoposta a peer review e validata dall’ente di certificazione RINA. Inizialmente abbiamo utilizzato la blockchain per poter dare univocità alla compensazione che cedevamo all'azienda. Poi, a partire da gennaio 2024, la norma UNI/PdR 156 ha regolato il calcolo dell'assorbimento di CO2 da parte dei bambuseti italiani e la successiva cessione alle aziende. Il Politecnico di Milano ha poi dimostrato che i bambuseti, se gestiti secondo il disciplinare, riescono ad assorbire una quantità di carbonio pari a 443 tonnellate all’anno.
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In copertina: foto di Eric Barbeau, via Unsplash