Martedì 12 marzo il Parlamento europeo ha approvato il testo della Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici, l’Energy Performance of Buildings Directive (EPBD). Conosciuta come Direttiva Case Green, non prevede in realtà obblighi per i singoli immobili e quindi per i proprietari degli stessi, ma punta all’efficientamento energetico e alla progressiva decarbonizzazione del settore edilizio europeo entro il 2030, con l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.
La misura è passata in sessione plenaria a Strasburgo con 370 voti a favore, 199 voti contrari e 46 astensioni. Il Partito popolare europeo si è spaccato, ma oltre la metà ha votato a favore, mentre Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega hanno votato contro. In Renew, una parte minoritaria si è schierata per il no, mentre le delegazioni di Pd, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva hanno votato a favore.
"La direttiva sulle prestazioni energetiche nell'edilizia mostra chiaramente come la politica climatica possa avere benefici reali e immediati per le fasce di popolazione più vulnerabili della nostra società”, ha dichiarato Ciarán Cuffe (Verdi/ALE, IE), relatore della Direttiva. “Questa legge contribuirà a ridurre le bollette energetiche e ad affrontare le cause profonde della povertà energetica, offrendo nel contempo migliaia di posti di lavoro locali di alta qualità in tutta l'economia europea.”
Misure di esenzione sono previste per edifici agricoli e storici ma gli stati membri potranno decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o artistico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto. Per diventare legge, il testo dovrà ora essere approvato formalmente anche dal Consiglio.
Obiettivi della Direttiva Case Green per l’edilizia europea
Secondo la Commissione europea, gli edifici dell'Unione Europea sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. A fronte di questo impatto, la direttiva Case Green era stata prevista a integrazione del pacchetto Fit for 55 per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. “Nonostante la direttiva sia il pezzo finale del più grande puzzle che è il Fit for 55, ciò non ne diminuisce l’importanza. Contrastando il 36% delle emissioni di CO₂ dell'Europa, aggiunge un pilastro assolutamente essenziale al Green Deal europeo. Il risultato di oggi dimostra che il Parlamento continua a sostenere un Green Deal che garantisca, nella stessa misura, equità e ambizione” ha concluso Cuffe.
Secondo la nuova Direttiva Case Green tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Inoltre, i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Nel calcolare le emissioni, gli stati membri potranno tenere conto del potenziale impatto sul riscaldamento globale nel corso del ciclo di vita di un edificio, inclusi la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione utilizzati per realizzarlo.
Per i consumi a livello nazionale degli edifici residenziali si dovranno invece adottare misure per garantire una riduzione dell'energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. In base alla nuova direttiva, gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica.
Eliminazione delle caldaie a combustibili fossili
Gli Stati membri dovranno spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.
Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i paesi membri dovranno garantire l'installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.
Le conseguenze della Direttiva Case Green in Italia
È Francesca Andreolli, ricercatrice senior energia e efficienza del think tank per il clima ECCO, a spiegare in un comunicato gli impatti della Direttiva Case Green sul mercato italiano. “L’Italia può trarre ampi benefici da una chiara strategia di riqualificazione del proprio patrimonio immobiliare che si fondi sulla riduzione delle emissioni e dei consumi. L’EPBD può supportare il Paese nella definizione degli obiettivi intermedi e delle azioni strategiche da intraprendere.”
La filiera edile in Italia offre infatti un contributo significativo alla crescita del PIL nazionale. Secondo l’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), 1 miliardo di euro di investimenti in costruzioni produce un valore aggiunto di 1 miliardo e 100 milioni. L’impatto è significativo anche sull’occupazione: 1 miliardo di euro investiti in edilizia genera un effetto diretto e indiretto positivo anche sull’occupazione, stimato dall’ANCE in 15.132 nuovi occupati.
In Italia, si legge nel comunicato di ECCO, il settore edilizio ha un peso significativo sui consumi nazionali e, più di altri, presenta difficoltà nella riduzione delle emissioni, rappresentando ancora oggi quasi il 20% delle emissioni nazionali di gas serra legate all’energia. Dal picco del 2005 le emissioni di questo settore sono scese solo del 12% e, nonostante schemi di incentivazione per l’efficienza energetica in vigore dal 2007, non mostrano un trend di riduzione significativo. “A oggi, il quadro degli incentivi non ha portato i benefici in termini di abbattimento delle emissioni che ci si sarebbe potuti attendere”, continua Andreolli. “È evidente la necessità di ristrutturare gli schemi di incentivazione e legarli in maniera più incisiva alla riduzione delle emissioni per far sì che la spesa pubblica sia più efficace, ma anche più efficiente.”
La Direttiva non impone alcun obbligo per i singoli immobili e quindi per i proprietari degli stessi. L’obbligatorietà è invece stabilita a livello nazionale, come sottolineano gli esperti di ECCO. All’interno del Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC), da aggiornare entro il 30 giugno 2024, spetterà quindi al Governo definire la strategia, gli investimenti e le politiche da attuare per raggiungere gli obiettivi, tenendo in considerazione la complessità sia del patrimonio che delle classi di reddito dei suoi residenti e utilizzando la spesa pubblica e gli obiettivi climatici anche in chiave di sviluppo e innovazione.
Immagine di copertina: il Parlamento in sessione plenaria durante il voto ©Parlamento europeo