Dieci candeline e uno sguardo da sempre rivolto al futuro: si potrebbe sintetizzare così l’edizione 2024 di REbuild. A Riva del Garda, il 14 e 15 maggio, il più importante evento italiano sull’innovazione sostenibile dell’ambiente costruito ha festeggiato i suoi primi dieci anni parlando di trasformazioni sistemiche, innovativi modelli di progettazione e costruzione, nuovi strumenti di finanziamento, tecnologie disruptive e persino di “case” nello spazio. Il tutto guidato dal faro che, sin dalla prima edizione, indirizza la visione e le azioni dei rebuilders: quello della sostenibilità e della decarbonizzazione. Ovvero “i valori che generano valore”, come recita il motto di quest’anno, puntando l’attenzione non solo sui vantaggi etici e ambientali di una transizione in ottica circolare e low-carbon dell’edilizia, ma anche su quelli economici.
I valori che generano valore
“La sfida è iniziare a pensare che i valori che animano la nostra contemporaneità – ovvero la decarbonizzazione, la sostenibilità, l’economia circolare – non rappresentino un peso che grava sulle famiglie e sulle imprese, ma siano invece un’opportunità di sviluppo. Tutto questo REbuild lo promuove non solo come affermazione di principio, ma a partire da dati precisi che sostanziano i mercati immobiliari.” Così Ezio Micelli, professore dello IUAV di Venezia e presidente del comitato scientifico dell’evento, spiega a Materia Rinnovabile il significato del motto Values drive value, scelto come titolo e tema conduttore per l’edizione del decennale.
Perseguire la sostenibilità, insomma, non è solo giusto e necessario per salvaguardare l’ambiente e la possibilità stessa della vita umana, ma è anche vantaggioso da un punto di vista economico, perché fa aumentare il valore del patrimonio immobiliare, come del resto REbuild ha ripetutamente dimostrato con report e casi studio in questi anni.
“Lo si vede ad esempio nel grande mercato immobiliare della residenza degli italiani, un patrimonio che rappresenta 5.300 miliardi di euro – continua Micelli – Questo patrimonio oggi si stratifica in funzione della classe energetica, ovvero della coerenza rispetto agli obiettivi della decarbonizzazione. È una chiara indicazione che decarbonizzazione e sostenibilità non rappresentano una irraggiungibile prospettiva legata a chissà quale diktat europeo, ma sono già, di fatto, un processo guidato sia da istanze valoriali che da scelte concrete legate al portafoglio.”
“Il nostro traguardo – conclude – è allineare il valore delle imprese, dei professionisti e dei soggetti economici ai valori che animano l’agenda collettiva.”
Abilitare la transizione sostenibile del settore edile
Quali sono dunque i percorsi e gli strumenti per traghettare il settore con il più alto tasso di consumo di risorse al mondo verso la sostenibilità e il net-zero? Come sempre REbuild ha messo sul tavolo un ventaglio di soluzioni che spaziano dalle materie prime alle tecnologie, dai modelli di consumo a quelli di finanziamento, dalle policy agli standard internazionali, nella convinzione che, come ha sottolineato Ezio Micelli chiudendo l’evento, “occorre integrare tutti i livelli” perché il cambiamento sia davvero sistemico.
Abilitare la transizione sostenibile dell’edilizia significa, tanto per cominciare, partire dai materiali di costruzione, preoccupandosi della loro origine, durabilità e riciclabilità. Si è parlato dunque di nuovi (ma in realtà antichi) materiali bio-based, come la canapa, ma soprattutto di come recuperare, riusare, riciclare e rimettere in commercio quelli tradizionali, che oggi nella maggior parte dei casi finiscono in macerie una volta che l’edificio arriva a fine vita.
Iniziative come la piattaforma Concular, nata per mettere in contatto la domanda e l’offerta di materiali riciclati in Germania, possono dare impulso al mercato delle materie prime seconde, fondamentale perché possa svilupparsi una vera economia circolare del settore edile.
Circolarità che però vuol dire anche riuso degli spazi costruiti e delle infrastrutture, e quindi rigenerazione urbana, tema di cui si è discusso di fronte ai render di ambiziosi progetti come la riqualificazione di Piazzale Loreto, a Milano, immaginata da Nhood Services per trasformare quella che è oggi una rotonda invasa dal traffico in una piazza vivibile e a misura di passeggio.
Si è parlato poi, naturalmente, di energia, con un bel focus quest’anno sulle soluzioni di energy sharing, che rispondono contemporaneamente alla necessità di tagliare i consumi (e le emissioni) e a quella, sempre più sentita, di combattere la cosiddetta povertà energetica. Soluzione vincente in questo senso sono le Comunità Energetiche Rinnovabili, su cui ha fatto un’ampia panoramica Giuseppe Milano, autore di Comunità energetiche. Esperimenti di generatività sociale e ambientale, il primo libro in Italia a fare il punto della situazione alla luce delle nuove normative (prossimamente un’intervista di approfondimento qui su MR).
Non poteva mancare il tema delle metriche e dei protocolli di certificazione, approfondito con un focus curato dal World Green Building Council e dal Global Network for Zero. La domanda a cui si voleva rispondere è cruciale: come misurare il livello di decarbonizzazione dell’edilizia per attirare gli investitori? La risposta sono i protocolli basati su sistemi olistici, che integrino quanti più aspetti possibile del problema (embodied carbon, operational carbon, logistica, LCA, emissioni Scope3, ecc.), come il LEEDv5, presentato dal direttore di GBCI Europe Kay Killman. E infine, se di investimenti si parla, ampio spazio ha avuto anche il tema della finanza: quella dei partenariati pubblico-privati, assolutamente vitali nell’ambito delle riqualificazioni e dei grandi progetti urbanistici; e anche quella dei parametri ESG, argomento che è oggi tanto citato quanto poco compreso, e che REbuild ha cercato di declinare nel campo dell’edilizia.
Sguardi al futuro: dall’AI allo spazio
Nonostante la grande pragmaticità che è ormai un marchio di fabbrica per REbuild, l’edizione 2024 ha lasciato anche molto spazio alla visionarietà, con esaltanti (ma pure un po’ inquietanti) cavalcate nei futuri possibili dischiusi dall’intelligenza artificiale e dalla ricerca spaziale. Di sistemi basati sull’AI applicati alla gestione dell’ambiente costruito si è discusso con Alberto Mattiello, esperto di innovazione aziendale e futurologo, che ci ha fatto immaginare un futuro abbastanza prossimo in cui parleremo con le nostre case, e loro ci risponderanno. Mentre l’architetta Patricia Viel ha raccontato il futuro già presente della progettazione con gli strumenti dell’intelligenza artificiale, portando un interessante punto di vista sulla dialettica fra elaborazione delle informazioni (ciò che in sintesi fa l’AI) e creatività umana.
Infine, per il suo decimo compleanno REbuild si è regalato un vero e proprio viaggio verso altri mondi, andando a scoprire insieme a Walter Cugno di Thales Alenia Space come si abita nello spazio, e come in futuro si potrebbe abitare sulla Luna e magari anche su Marte. “Che senso può avere imparare qualcosa su questi temi? Che cosa ce ne viene?”, si è chiesto Ezio Micelli introducendo il panel. “Oltre alla soddisfazione dell’innato bisogno umano di esplorare e scoprire – ha risposto Cugno – la ricerca spaziale ha enormi ricadute per la società, sia in termini di economia (per ogni dollaro investito nello spazio ne ritornano 7 sulla Terra), ma soprattutto in termini di innovazione. Dal velcro alla memory foam, sono innumerevoli le tecnologie nate per lo spazio e poi entrate in commercio. E inoltre si studiano nuovi modi per coltivare, produrre cibo e medicinali, fabbricare materiali.”
Quanto al tema specifico dell’abitare, è indubbio che i moduli orbitanti in cui gli astronauti trascorrono mesi in completa assenza di gravità, in spazi ridotti e con risorse limitate, siano un eccezionale laboratorio per sperimentare l’ottimizzazione estrema delle funzionalità di una casa, l’abbattimento di ogni tipo di spreco e l’applicazione dei principi dell’economia circolare. “L’acqua ad esempio – racconta Cugno – viene trasportata dalla Terra e si ricicla continuamente. Ricicliamo persino il sudore degli astronauti!”
Insomma, ha concluso Micelli citando l’economista Kenneth Boulding, “all’economia del cowboy noi vogliamo contrapporre quella dell’astronauta”: non il consumo scriteriato di spazi e risorse come se fossero infiniti, ma l’uso consapevole, sostenibile e circolare di un capitale limitato preziosissimo e da preservare.
Immagini (dove non specificato diversamente) di Jacopo Salvi via REbuild