Dal 2 al 3 aprile all’Allianz MiCo di Milano si è tenuto il primo convegno internazionale dedicato alle pompe di calore, tecnologie fondamentali per decarbonizzare i settori del riscaldamento e raffrescamento, residenziale e non solo.

Con oltre 6.000 persone partecipanti e 116 esibitori, l’evento Heat Pump Technologies organizzato da RX Italy ha tracciato il presente e il futuro di una delle tecnologie chiave per il taglio delle emissioni e dei consumi energetici globali, offrendo ampio spazio a conferenze e incontri tra stakeholder, durante i quali si è discusso di normative, nuove soluzioni tecnologiche, incentivi e costi energetici da contenere.

L'evento ha dato risalto non soltanto alle declinazioni delle pompe di calore (aria-aria, aria-acqua, acqua-acqua, geotermiche, ecc.), ma anche gli apparecchi ibridi per il settore residenziale, commerciale e industriale, oltre a tecnologie per la gestione e il controllo dell’energia, per il fotovoltaico e building automation.

“Pompe di calore sì, ma non da sole”, ha dichiarato Massimiliano Pierini, Managing Director di RX Italy, la società organizzatrice dell’evento. “Servono sistemi integrati per mettere a terra la transizione energetica. L'efficienza energetica non si raggiunge con un singolo prodotto, ma con un ecosistema integrato che combina diverse soluzioni energetiche."

Le pompe di calore in Italia

Durante l’evento è stato presentato in esclusiva il report Pompe di calore in Italia: stato dell’arte e scenari futuri, realizzato dal think thank Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, che ha indagato le dinamiche del mercato italiano.

Secondo l’analisi che ha raccolto le testimonianze di una dozzina dei più importanti operatori di mercato è emerso un disorientamento generale dai continui cambi normativi, non conformi ai tempi di scelta e di installazione delle pompe di calore che solitamente necessitano di uno o due anni.

Anche la stabilità dei sistemi di incentivazione è uno degli aspetti più importanti rilevati da Energy&Strategy, con la stabilità del prezzo dell’energia elettrica come driver di competitività essenziale.

Secondo Vittorio Chiesa, direttore Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, la diffusione delle pompe di calore in Italia dipende anche dal portfolio di offerta del singolo operatore.

“Dalla villetta monofamiliare all'hotel piuttosto che alla scuola o all'impresa, l’offerta dell’azienda deve essere adeguata a una moltitudine di esigenze”, spiega Chiesa a Materia Rinnovabile. “Poi ci vuole sicuramente un sistema di incentivazioni stabile che supporti l'adozione di queste soluzioni. Il problema però è che spesso le fasi di installazione, gestione e manutenzione sono in mano a un numero iper-frammentato di piccoli operatori, poco specializzati e inclini non all'efficienza di per sé, ma a soluzioni innovative.”

I target sulle pompe di calore soddisferanno gli obiettivi del PNIEC?

Le pompe di calore sono citate esplicitamente nel Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) come strumento alleato della transizione energetica, dal momento che, con un unico dispositivo, sono in grado di fornire riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria, riducendo il consumo di combustibili fossili.

Dalle elaborazioni del report emerge come il contributo delle pompe di calore negli obiettivi di decarbonizzazione indicati dal PNIEC sia piuttosto ottimista per la reale capacità di installazione.

La quantità di pompe di calore installate al 2030 dovrebbe aumentare del 60% rispetto al 2024 − circa 2,7 milioni di installazioni annue − contro un aumento di circa il 40% secondo le aspettative più ottimistiche degli operatori. Tra le principali sfide c’è l’instabilità normativa, che complica la pianificazione degli investimenti, e la necessità di incentivi stabili per favorire uno sviluppo sostenibile.

“Se consideriamo il parco immobiliare italiano, non è facile intervenire: abbiamo 8 milioni di edifici in classe G e F”, spiega Giampaolo Provvedi, direttore delle vendite per Airstone. “Al momento non siamo pronti per uno switch immediato sull'elettrificazione. Dobbiamo usare un approccio multienergetico.”

Attualmente in Italia solo il 22% dei consumi energetici è elettrificato. Secondo gli operatori intervenuti durante la presentazione del report, per arrivare nei prossimi anni al 30/40% è cruciale stabilizzare il prezzo dell’energia elettrica.

Il phase out dei gas fluorurati

In Europa dal 1° gennaio 2026 sarà vietato l’uso di F-gas, gas refrigeranti utilizzati nelle pompe di calore ad aria con un potenziale di riscaldamento globale (Global Warming Potential, GWP) pari o superiore a 2.500. Il regolamento ha un impatto diretto sulle tecnologie utilizzate nelle pompe di calore, imponendo una transizione verso fluidi refrigeranti a minore impatto ambientale.

“È un processo lungo perché dipende dal Global Warming Potential, che sarà sempre più stringente con il passare degli anni”, aggiunge Chiesa. “La preoccupazione principale è che il gas propano R290, con caratteristiche di GWP adeguate, presenta delle criticità in termini di sicurezza che devono essere ancora regolamentate.”

Oltre ai progettisti, un ruolo fondamentale nella diffusione delle pompe di calore lo giocano anche i costruttori e gli installatori, che devono avere le competenze giuste per offrire all’utente finale un sistema efficiente e congeniale a diverse esigenze. Per questo motivo numerosi player del settore stanno investendo su percorsi di formazione dedicati, con l’obiettivo di colmare il gap di know-how e attrarre i professionisti del futuro.

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In copertina: Vittorio Chiesa al Heat Pump Technologies di Milano