Non c’è dubbio: negli ultimi anni i Power Purchase Agreement (PPA) stanno guadagnando sempre più spazio nel panorama energetico italiano. Soltanto nel 2024 sono stati firmati contratti per 1.300 MW di potenza, cioè un valore quattro volte superiore rispetto al 2022, e in aumento dell'8% rispetto al 2023.

Tuttavia, da questo punto di vista l’Italia è decisamente indietro rispetto ad altri paesi europei, come la Spagna, dove il mercato è più maturo e diversificato, e dove i contratti multi-tecnologia e i PPA ibridi con sistemi di storage sono sempre più diffusi. Ma cosa sono esattamente e quale ruolo giocano nel mercato dell’energia rinnovabile? Proviamo a fare il punto della situazione.

Cosa sono i Power Purchase Agreement

I Power Purchase Agreement (PPA) sono contratti privati di lunga durata (pluriennale) per l’acquisto di energia elettrica rinnovabile a un prezzo prestabilito tra un produttore privato e un consumatore privato, generalmente aziende energivore oppure trader energetici. Il produttore si impegna a produrre energia elettrica da fonti rinnovabili e a vendere l'energia all'acquirente a un prezzo concordato e fisso per un determinato periodo di tempo.

Il vantaggio ovviamente è quello di assicurarsi una fonte di reddito certa e prolungata nel tempo, garantendosi un accesso più agevole ai finanziamenti bancari e accrescere il portafoglio di impianti di produzione. Per il consumatore, l’azienda, aderire a un PPA significa poter godere della riduzione delle bollette a fronte di un investimento pari a zero, poter fare una pianificazione di lungo periodo grazie alla stabilizzazione dei costi energetici, e fare − perché no? − bella figura con gli stakeholder.

I Power Purchase Agreement possono essere on-site, quando l’impianto di produzione è costruito su una superficie di pertinenza del consumatore a monte del contatore. È una soluzione ideale per un’azienda che dispone di una superficie adatta a installare l’impianto ma non di un capitale per farlo, e permette di ridurre i costi di approvvigionamento di energia perché non si applicano oneri di rete per il trasporto.

I Power Purchase Agreement off-site prevedono invece che l’energia acquistata dal consumatore provenga da impianti del produttore situati in altri siti, e quindi la fornitura deve per forza avvenire tramite la rete elettrica pubblica. I PPA fisici prevedono la consegna reale di energia, mentre in quelli virtuali abbiamo soltanto contratti finanziari e non c’è nessuna cessione diretta di elettricità.

PPA, un mercato che cresce meno di quel che potrebbe

Secondo gli esperti l’adozione dei Power Purchase Agreement in Italia è stata rallentata da vari fattori. Si comincia con la carenza di garanzie adeguate, cosa che rende difficile per i piccoli produttori e consumatori accedere al mercato, ma ha pesato anche la concorrenza degli incentivi pubblici, che di fatto spesso rendono più conveniente accedere a schemi di supporto statali piuttosto che stipulare un PPA privato.

Il FER X incentiverà il fotovoltaico con remunerazioni attraenti per chi è in grado di investire direttamente, mentre l'Energy Release 2.0 permette alle aziende energivore di vedersi “anticipare” per 3 anni dal GSE l’energia a 65 euro/MWh. E poi − ma questo è un classico del nostro paese – ci sono le continue evoluzioni della regolamentazione, dalle aree idonee agli incentivi: il sistema perfetto per creare incertezza negli investitori e scoraggiarli.

I pro e i contro dei PPA

Un vero peccato, perché i Power Purchase Agreement avrebbero tutte le carte in regola per rappresentare una grande opportunità sia per i consumatori che per i produttori di energia rinnovabile. Qualche esempio? Primo tra tutti, il prezzo competitivo. Lo scorso novembre, secondo le stime di Pexapark, il costo medio dei PPA in Italia si attestava a circa 50 euro/MWh, ben al di sotto del PUN (prezzo unico nazionale), che in febbraio in media è di circa 150 euro/MWh.

E poi la stabilità: questi contratti proteggono le aziende dalle fluttuazioni dei prezzi dell’energia. Per non parlare dei vantaggi in termini di sostenibilità, considerando che i Power Purchase Agreement favoriscono la decarbonizzazione delle imprese e migliorano la loro immagine ambientale. Sull’altro piatto della bilancia c’è però il rischio di “cannibalizzazione”, ovvero la riduzione dei prezzi dell'energia solare nelle ore di picco di produzione. E poi, ovviamente, ci sono i tempi lunghi di implementazione a causa della burocrazia e di una regolamentazione poco chiara.

Casi eccellenti di Power Purchase Agreement

Nel finale del 2024 si è fatto notare un PPA eolico siglato dal gruppo ERG: il compratore dell’energia elettrica è Duferco Energia, che per 5 anni ritirerà circa 100 GWh/anno prodotti da un impianto da 42 MW a Rotello, in Molise (sito che dal 2025 non riceverà più incentivi pubblici). Lo scorso novembre un mega PPA è stato firmato da Amazon e Aer Sóleir (produttore) in Grecia, per un “portafoglio” eolico da 360 MW. Gli impianti sono in costruzione e dovrebbero entrare in funzione nel 2026.

Durerà 15 anni l’accordo sottoscritto dal colosso alimentare olandese Ahold Delhaize con Bruc Energy, per 234 MW di fotovoltaico in Spagna. Neoen, produttore francese di energie rinnovabili, ed Equinix, società californiana che si occupa di infrastrutture digitali hanno firmato un PPA decennale per 7 nuovi progetti fotovoltaici in Italia per 53 MW complessivi, che assicureranno il 100% del fabbisogno energetico dei data center di Equinix a Milano e a Genova.

Come accelerare in Italia

Recentemente, il governo italiano ha introdotto nuove misure per incentivare i Power Purchase Agreement. Nel decreto legge emergenze, convertito definitivamente a fine febbraio 2025, si cerca di limitare i rischi finanziari per i contratti a lungo termine di compravendita di energia elettrica verde. Il GSE (Gestore dei servizi energetici) assumerà il ruolo di "operatore di ultima istanza", garantendo l'adempimento dei contratti anche in caso di insolvenza di una delle parti. Non è ancora chiaro se la norma sia già operativa o se l’applicazione concreta sia rimandata a un decreto applicativo.

Niente da fare invece ancora per il varo dei PPA 24/7, che garantiscono che l’energia consumata venga da rinnovabili in ogni ora della giornata grazie all’integrazione di rinnovabili da fonti diverse, storage e demand response.

In Italia ancora non si possono realizzare impianti ibridi (ad esempio insieme eolico e fotovoltaico), almeno fino al varo di una delibera ARERA che sbloccherebbe questa opportunità (ma l’Autorità per il momento non prevede l’uscita di delibera in materia di Power Purchase Agreement). Di tutti questi temi si parlerà anche al Palacongressi di Rimini, al KEY CHOICE – Unlock the Future of PPA, l’evento organizzato da KEY in collaborazione con Elemens e supportato da Solarplaza.

 

In copertina: immagine Envato