La Commissione Europea ha avviato la seconda fase della procedura d’infrazione contro l’Italia per il mancato recepimento della Direttiva RED III (UE 2023/2413), che introduce norme volte a semplificare e accelerare le autorizzazioni per i progetti di energia rinnovabile. La direttiva, che modifica la precedente Direttiva UE 2018/2001, impone agli stati membri l’obbligo di adottare misure per velocizzare il rilascio dei permessi, favorire lo sviluppo delle infrastrutture necessarie e individuare aree prioritarie per la transizione energetica.
Il termine per il recepimento della Direttiva RED III era fissato al 1° luglio 2024. Tuttavia, lo scorso settembre la Commissione ha inviato lettere di costituzione in mora a 26 stati membri, Italia inclusa, per non aver rispettato i tempi previsti. Dopo aver analizzato le risposte fornite dai governi nazionali, Bruxelles ha deciso di procedere con l’invio di un parere motivato nei confronti di otto stati, tra cui l’Italia, per la mancata notifica delle misure di recepimento.
La mancata attuazione della RED III rischia di rallentare il potenziamento della capacità rinnovabile e lo sviluppo delle infrastrutture di rete necessarie per integrare la nuova produzione di energia pulita. La direttiva stabilisce limiti temporali stringenti per le autorizzazioni, con tempistiche diversificate in base alle tecnologie utilizzate, e riconosce un interesse pubblico preminente ai progetti legati alle fonti rinnovabili, agli impianti di stoccaggio e alle infrastrutture di rete, riducendo così il rischio di blocchi burocratici. Inoltre, impone agli stati membri di individuare specifiche “aree di accelerazione” nelle quali i progetti possono beneficiare di iter semplificati, grazie al loro limitato impatto ambientale.
L’Italia, insieme a Spagna, Cipro, Slovacchia e Svezia, non ha ancora notificato alla Commissione le misure adottate per il recepimento della direttiva. Nel caso di Bulgaria, Francia e Paesi Bassi, invece, Bruxelles ha riscontrato una comunicazione insufficiente delle modalità con cui le disposizioni europee verranno integrate nel diritto nazionale. Gli stati coinvolti hanno ora due mesi di tempo per rispondere e adottare le misure necessarie, altrimenti la Commissione potrebbe deferire il caso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con il rischio di pesanti sanzioni.
Il ritardo italiano nel recepimento della RED III solleva preoccupazioni anche in ambito industriale ed energetico. L’accelerazione della transizione alle fonti rinnovabili rappresenta un tassello cruciale per il raggiungimento degli obiettivi climatici europei, ma anche per garantire la sicurezza energetica del paese. L’implementazione della direttiva potrebbe favorire investimenti nel settore e ridurre i tempi di realizzazione di nuovi impianti, contribuendo alla decarbonizzazione e alla stabilizzazione del sistema elettrico nazionale.
Nei prossimi mesi, il governo italiano dovrà fornire risposte concrete per evitare un inasprimento della procedura d’infrazione e possibili conseguenze economiche. La capacità di attuare rapidamente le riforme richieste dall’Europa sarà determinante per il futuro della transizione energetica in Italia e per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità stabiliti dall’Unione Europea.
In copertina: foto di Raphael Cruz, via Unsplash