Cresce l’interesse di italiani e italiane per il biologico: il 93% della popolazione con età compresa tra i 18 e i 65 anni ha infatti acquistato un prodotto alimentare bio nel corso del 2024. Il numero corrisponde a 24 milioni di famiglie, un dato in crescita rispetto a 12 anni fa, quando la percentuale di popolazione propensa a comprare almeno un prodotto bio era del 50%. Emerge anche la necessità di maggiore chiarezza per quanto riguarda i significati di alcune etichette a tema sostenibilità, come quella che indica il “residuo zero”.

Queste sono le principali rivelazioni dello studio realizzato dalla società indipendente Nomisma in collaborazione con Assobio, associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici e naturali. I risultati della ricerca sono stati presentati giovedì 16 gennaio 2025 al convegno Oltre il biologico - Innovazione, fiducia e sostenibilità per un nuovo rapporto con il consumatore, tenutosi a Bologna in occasione di Marca 2025 - salone internazionale della Marca del Distributore di BolognaFiere. L’evento è stato realizzato nell’ambito della campagna Being Organic in EU, promossa da FederBio in collaborazione con Naturland e cofinanziata dall’Unione Europea.

L’etichetta “residuo zero”

Nonostante l’aumento di persone propense all’acquisto di prodotti bio rispetto al 2012, ai consumatori e alle consumatrici serve più chiarezza per quanto riguarda i cosiddetti green claims, ovvero la “pubblicità ambientale” che presenta un’immagine dell’azienda come attenta alla sostenibilità, ma che rischia di essere fuorviante.
In particolare, in Italia risulta scarsa la conoscenza profonda dell’etichetta “residuo zero”. Con questa denominazione si dichiara che negli alimenti la presenza di residui di fitofarmaci – comunemente noti come pesticidi – è al di sotto del limite stabilito dai disciplinari del settore, di solito pari a 0,01 mg/kg. Lo zero assoluto non esiste, ma il fitofarmaco è presente in tracce quasi infinitesimali, tanto da essere considerate assenti.

La differenza con il biologico sta nel fatto che in quest’ultimo non sono ammessi prodotti di sintesi, come fitofarmaci e concimi chimici, mentre nel “residuo zero” sì, anche se in quantità limitate, tanto che nell’alimento finale non ne rimane traccia. Lo studio di Nomisma rivela che 2 consumatori su 3 ritengono, erroneamente, che il metodo di produzione collegato ai prodotti etichettati “residuo zero” non preveda affatto l’utilizzo di chimica di sintesi. Anche se il 54% della popolazione italiana è consapevole delle maggiori garanzie offerte dal marchio biologico, il 23% confonde quest’ultimo con il “residuo zero”. Un ulteriore 23% ritiene addirittura superiori le garanzie offerte dall’etichetta “residuo zero” rispetto al sistema produttivo bio certificato.

“Oggi più che mai, é fondamentale fare chiarezza sui green claims e sulla differenza tra prodotti biologici e a residuo zero, due categorie che presentano approcci e principi completamente diversi – ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio – Quella biologica è l'unica forma di agricoltura certificata da normative europee a garanzia di pratiche sostenibili che non fanno uso di chimica di sintesi e puntano a incrementare la fertilità del suolo, la biodiversità e a contrastare la crisi climatica. La significativa crescita delle famiglie che hanno acquistato almeno un prodotto biologico nell'anno, passate da 13 milioni nel 2012 a 24 milioni nel 2024, testimonia la grande attenzione dei cittadini verso scelte alimentari rispettose degli ecosistemi ambientali, che individuano nella certificazione bio la massima espressione di sostenibilità, nonostante green claims a volte fuorvianti. È necessario quindi investire in comunicazione e informazione per sensibilizzare e trasferire i valori del biologico”.

Perché si predilige il bio

Dallo studio si evince che oggi italiani e italiane hanno più familiarità e consapevolezza dei valori e delle garanzie del biologico. Tra i motivi per cui lo preferiscono, il 79% indica il metodo di produzione sostenibile e l’impegno per la tutela e la salvaguardia del suolo, il 76% la garanzia di qualità e tracciabilità dei prodotti data da una certificazione europea, e il 73% l’assenza di prodotti di sintesi, quali fitofarmaci e concimi chimici.

“In un contesto che vede un incremento esponenziale di green claims tra le referenze a scaffale e un crescente interesse per le caratteristiche di sostenibilità dei prodotti alimentari, il biologico dimostra forte resilienza: la maggior parte degli italiani riconosce alla presenza del marchio bio un valore aggiunto e garanzie superiori rispetto ad altre diciture/loghi presenti in etichetta.” Ha detto Silvia Zucconi, Chief Operating Officer Nomisma. “Tuttavia si evidenzia una scarsa consapevolezza rispetto agli elementi distintivi e alle caratteristiche di alcuni dei principali claims a scaffale che rischiano in alcuni casi di ridimensionare il ruolo del biologico nel percepito del consumatore”.

Bio e residuo zero: diverse percezioni

Secondo l’indagine, in media ai prodotti biologici viene attribuito un valore più elevato rispetto a quelli etichettati come “residuo zero”. L’82% di chi acquista, vedendo un prodotto bio sullo scaffale, ritiene sia sostenibile dal punto di vista ambientale (contro il 77% riferito a referenze senza residui), il 71% pensa a processi produttivi che escludono l’uso di chimica di sintesi per combattere le principali avversità delle piante (contro il 66% per i prodotti a residuo zero).
Si ritiene che gli alimenti bio siano più sicuri per la salute e che vi sia più trasparenza nei processi di controllo lungo la filiera (19%). Il 14% di coloro che hanno partecipato allo studio ritiene inoltre che il bio sia caratterizzato da migliori proprietà nutrizionali.

“I dati presentati oggi sono molto interessanti e ci inducono a guardare avanti con ottimismo. Il biologico cresce in valore e volume, così come l’interesse dei cittadini a prendersi cura di sé con la consapevolezza che il cibo è salute”, ha affermato Nicoletta Maffini, presidente Assobio. “Riteniamo fondamentale continuare a diffondere il valore e i prodotti dell’agricoltura biologica, unica soluzione per la salute del nostro pianeta, degli allevamenti e dell’uomo, e l’importante differenza con i prodotti ‘a residuo zero’. Nonostante i dati delle vendite siano positivi, siamo ancora molto lontani dalla dimensione che questo mercato ha assunto nei Paesi del Nord Europa; industria e distribuzione hanno oggi convenuto che bisogna agire insieme per raggiungere questo obiettivo. Anche come associazione ci adopereremo per incentivare la collaborazione tra tutti i settori coinvolti e non da ultimo per sensibilizzare ulteriormente le istituzioni a sostenere il settore con azioni concrete”.

Immagine: Envato Elements