La gestione idrica olandese è ben nota in tutto il mondo per la sua efficienza, tanto che le perdite d’acqua (la cosiddetta Non Revenue Water) non superano il 5% dell’immesso. Se è vero che si impara sempre qualcosa dai migliori, la missione tecnologica delle Water Utilities italiane nei Paesi Bassi non poteva arrivare in un momento più propizio, visti i 7 miliardi di euro del PNRR da investire entro il 2026.
La missione tecnologica delle Water Utilities italiane nei Paesi Bassi
Organizzata dalla società di consulenza Isle Utilites e dal network Water Alliance, con il supporto dell’Agenzia olandese per le imprese e di Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, il tour ‒ durato dal 2 al 5 di ottobre ‒ aveva l’obiettivo di creare sinergie tra la delegazione italiana e le più importanti aziende tecnologiche olandesi, per condividere nuovi tool digitali e buone pratiche di gestione patrimoniale.
Protagonisti della giornata di lavoro presso il suggestivo Kurstamker di Utrecht ‒ al quale Materia Rinnovabile ha avuto il privilegio di prendere parte ‒ ci sono sempre loro: i dati. Dopo averli aggregati e analizzati si giunge al processo decisionale, frutto di un’attenta valutazione degli impatti e dei differenti scenari ipotizzati da modelli altamente sofisticati.
Si tratta della fase più delicata che, parafrasando le parole di Dragan Savic, CEO del KWR Water Research Institute, va affrontata avendo già in mente una strategia: “Se si vuole spendere i soldi, bisogna farlo nel modo giusto, con una visione”. La politica olandese in materia di gestione della risorsa idrica insegna che l’ottimizzazione è parte di un lungo processo.
PNRR e risorse idriche
La brutta notizia è che le Utilities italiane non hanno molto tempo per decidere come investire i fondi del PNRR, così da ridurre quel 40% di perdite che oltre a essere un’enorme spreco di risorse (soprattutto alla luce di sempre più prolungate siccità) si materializza in un significativo mancato guadagno che potrebbe essere reinvestito per ammodernare le vetuste infrastrutture.
Il tempo stringe: il target del PNRR vuole che in 5 anni si riducano del 35% le perdite, con la costruzione di 25.000 metri di rete idrica suddivisa in Aree Distrettualizzate Misurate, il che permette di gestire e controllare meglio la pressione, la portata e le perdite.
“Tutto ciò che viene immesso in rete e che non viene contabilizzato è una perdita – dice a Materia Rinnovabile Marco Fantozzi, Head di Isle Utilities Italia, società di consulenza tecnologica nel settore dell'acqua – si tende a considerare le perdite solamente come fuoriuscita di acqua dai tubi, ma anche quando il contatore non registra correttamente si verificano perdite, questa volta di natura commerciale.”
Fantozzi ci spiega che tendenzialmente il grosso del volume è rappresentato dalle perdite fisiche, con un costo di produzione di circa 20 centesimo per metro cubo. Tuttavia l’impatto economico più negativo è riconducibile alle perdite commerciali poiché la mancata vendita di ogni metro cubo d’acqua costa alle Utilities ben 2 euro.
Le risposta dalla digitalizzazione olandese
Con oltre un quarto del suo territorio sotto il livello del mare, i Paesi Bassi hanno imparato nel corso dei decenni a fare buon uso dell’acqua, a partire da quella che sgorga dai suoi rubinetti – la cui qualità è tra le più alte al mondo – fino ai suoi sistemi di dighe e chiuse, passando per strategie circolari per la gestione delle riserve idriche. Una visione che arriva da lontano e grazie a un costante sforzo collettivo tra settore pubblico e privato, istituti di ricerca e università, ha trasformato il Paese nel più importante centro tecnologico europeo dell’acqua.
Merito di questo dinamismo è anche di Water Alliance, cluster tecnologico dell'acqua che unisce aziende pubbliche e private, agenzie governative e istituti che si dedicano allo sviluppo di soluzioni. “La nostra missione è creare sinergie tra le diverse realtà con cui collaboriamo per risolvere tutte le sfide legate alla gestione idrica – ci spiega Harro Brons, business manager della Water Alliance – dall’ottimizzazione dell’acqua potabile fino al trattamento delle acque reflue domestiche, ma anche l’efficientamento dell’utilizzo delle risorse nel settore agricolo ed energetico.”
Operando, tra l'altro, nel settore ricerca e sviluppo, Water Alliance ospita laboratori specializzati e diversi siti dimostrativi presso il WaterCampus di Leeuwarden, innovativo hub tecnologico che riunisce scienziati e aziende provenienti da tutta Europa.
Soluzioni digitali a problemi idrici concreti
Durante la giornata 14 aziende hanno presentato le loro soluzioni. Per esempio, gli algoritmi di Hulo localizzano e quantificano le perdite permettendo di capire dove conviene posizionare i costosi sensori di monitoraggio. I software AI di Twinn Aqua Suite, invece, sono in grado di automatizzare in modo intelligente i processi e fare analisi predittive sull'intero ciclo dell'acqua: dalla produzione e distribuzione dell'acqua al trasporto e al trattamento delle acque reflue. Per garantire un alto livello di qualità dell’acqua potabile, microLAN ha messo a punto sistemi che rilevano l'inquinamento da alghe, batteri e tossicità chimica nell'acqua. Il monitoraggio, basato su misurazioni della luce, può essere utilizzato in tutti i tipi di servizi idrici.
“Tra i problemi che preoccupano di più c’è la qualità dell'acqua potabile – continua Brons ‒ i microinquinanti, microplastiche, pesticidi e prodotti medicinali proveniente dalle acque reflue che penetrano nelle falde acquifere devono essere rimossi in modo sostenibile. Abbiamo le tecnologie di trattamento ma credo che in futuro la tariffa dell’acqua si alzerà proprio per via dei costi di depurazione.”
La lezione per le Utilities italiane
La delegazione di Utilities italiane presenti, provenienti soprattutto dal Nord Italia, ha mostrato grande interesse nel capire come approcciarsi al problema delle perdite idriche. “Spendete del tempo a osservare dove è l’impatto maggiore delle vostre perdite – ha consigliato Dragan Savic ‒ È necessario valutare bene dove e come sostituire le vostre pipeline, da questo punto di vista l’aggregazione di dati è essenziale. Ma se avete poco tempo e non possedete molti dati, concentratevi sui problemi più urgenti.”
Competenze nella forza lavoro e digital twin ‒ modelli digitalizzati in grado di replicare virtualmente oggetti e processi del mondo fisico e di migliorare tutti gli aspetti legati alla gestione, alla manutenzione e al monitoraggio delle risorse – sono state le altre tematiche più discusse. Utrecht è stata solo una tappa di un più ampio tour tra Paesi Bassi e Belgio che si è concluso il 5 ottobre. Ora le Water Utilities italiane hanno gli strumenti per affrontare i problemi di gestione più urgenti ed efficientare la loro rete idrica.
Immagine: Ivan Rivero, Pexels