La “semplificazione radicale delle regole sulla finanza sostenibile e sulla due diligence” ribadita dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen durante il World Economic Forum di Davos si prepara a diventare realtà. È però la bozza della “Bussola per la Competitività UE”, trapelata venerdì 24 gennaio, a rivelare con più precisione la direzione di quello che è ormai noto come “pacchetto Omnibus”, il cui obiettivo dichiarato è ridurre gli oneri burocratici che gravano su imprese e investitori.

La Bussola, comunicazione che sarà presentata ufficialmente mercoledì 29 gennaio, delinea le linee guida per i prossimi cinque anni di mandato dell’esecutivo UE e le priorità per rilanciare il “dinamismo economico” nel continente. Tra i punti chiave, appunto, la semplificazione attraverso un unico regolamento Omnibus delle normative legate al “triangolo” formato dal Regolamento sulla Tassonomia, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la direttiva sulla Due Diligence (CSDDD). Un rimpasto, atteso per febbraio, che sta facendo discutere parecchio: la revisione è sostenuta dalla confederazione delle imprese europee Business Europe, mentre il Partito popolare europeo (PPE) chiede uno stop di due anni alla rendicontazione della sostenibilità aziendale e sulla due diligence. Il governo francese auspica addirittura un “rinvio a tempo indeterminato” dell’entrata in vigore degli obblighi. La questione, tuttavia, sembra toccare principalmente le PMI, le meno preparate, visto che un gruppo di 11 multinazionali preme per non indebolire le norme. Nel frattempo, le organizzazioni ambientaliste parlano di deregulation e di colpi di frusta al Green Deal.

Il destino di CSRD, CSDDD e Tassonomia

Il 26 febbraio, entro cioè i primi 100 giorni di mandato, sarà il vicepresidente UE responsabile della strategia industriale Stéphane Séjourné a presentare la proposta Omnibus. Il desiderio di semplificazione non è però una novità: anticipato da Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell'Unione nel 2023, questo orientamento è stato ribadito nel 2024, prima con la dichiarazione di Anversa per un accordo industriale europeo e successivamente nei rapporti di Enrico Letta e quello di Mario Draghi, le cui indicazioni sono ora confluite nella “Bussola della Competitività”, documento che anticipa il nuovo “nord” della Omnibus.

Rispetto a CSRD, CSDD e Tassonomia, la Commissione “garantirà uno stretto allineamento dei dati richiesti con le esigenze degli investitori, tempistiche proporzionate, attenzione alle attività più dannose, parametri finanziari che non scoraggino gli investimenti nelle imprese più piccole in fase di transizione e obblighi proporzionati alla portata delle attività delle diverse imprese”, si legge nel documento. In particolare, poi, si affronterà “l'effetto trickle-down” per evitare che le aziende più piccole lungo le catene di approvvigionamento siano sottoposte nella pratica a richieste di rendicontazione eccessive che “non sono mai state volute dal legislatore”. Precisazione, come riporta Politico, che va letta insieme a quanto dichiarato dal portavoce di von der Leyen Stefan De Keersmaecker, secondo cui “gli impegni assunti nel contesto del Green Deal restano pienamente validi”.

“Con oltre il 60% delle aziende che citano la regolamentazione come ostacolo agli investimenti, le imprese che operano in Europa hanno urgentemente bisogno di un segnale coraggioso che dimostri che l'UE è seriamente intenzionata a ridurre la burocrazia superflua”, ha dichiarato Markus J. Beyrer, direttore generale di Business Europe, che non solo è favorevole alla Omnibus ma, per superare gli oneri, di recente ha proposto 68 “azioni concrete” divise in 11 aree, dall’energia al clima alla tassazione.

Il nodo PMI e la posizione del governo francese

Nel dibattito generale, il nodo principale resta sulle PMI. Lo stesso gruppo di von der Leyen, il Partito popolare europeo, ha chiesto lo stop per due anni a CSRD e CSDDD. La legislazione sulla sostenibilità aziendale "si sta rivelando eccessiva e onerosa, con immensi effetti a cascata per le PMI europee", si legge nel documento approvato dai leader del partito a Berlino il 17 gennaio. Nei due anni di stop, secondo il PPE, compito del regolamento omnibus sarebbe appunto “limitare l'ambito di applicazione di queste leggi alle aziende più grandi con oltre 1.000 dipendenti, eliminare l'effetto indiretto sulle PMI, allineare le sovrapposizioni legislative che attualmente portano alla doppia rendicontazione e ridurre significativamente gli obblighi di rendicontazione per le grandi aziende di almeno il 50%”.

Come si legge in un documento ottenuto da Politico, punta invece a uno stop sine die alla CSDDD il nuovo governo francese guidato da François Bayrou, quarto esecutivo dell’ultimo anno, alla prese con la stabilizzazione delle finanze nazionali e con l’arduo compito di rassicurare le istituzioni comunitarie. “Il ritardo deve dare il tempo necessario per migliorare la direttiva”, in particolare per quanto riguarda il suo campo di applicazione, che secondo la Francia non dovrebbe applicarsi alle imprese con meno di 5.000 dipendenti e con un fatturato non superiore a 1,5 miliardi di euro.

“Con questa posizione, il governo francese fa un vero e proprio passo indietro sulle sue ambizioni climatiche e su un testo che rappresentava un passo avanti per la giustizia sociale e climatica”, risponde Olivier Guérin, EU Advocacy Officer di Reclaim Finance, in un comunicato cofirmato da ActionAid France, Friends of The Earth France, BLOOM, CCFD-Terre Solidaire, Collectif Ethique sur l’Etiquette, Oxfam France, Notre Affaire à Tous, Sherpa & the CGT. “Tra il finanziamento delle attività più dannose e il clima, il governo francese ha decisamente scelto la strada sbagliata. Questa posizione francese è semplicemente incompatibile con gli obiettivi climatici europei per il 2040.” La settimana precedente un gruppo di oltre 160 sindacati e organizzazioni per il clima si era già opposto alla Omnibus.

Una nuova definizione di piccole società a media capitalizzazione

A rafforzare l’idea che lo scoglio principale all’implementazione delle norme si giochi intorno alle PMI è un documento firmato il 17 gennaio da un gruppo di 11 multinazionali, tra cui DP World, Ferrero, L'Occitane, Mars, Nestlé, Primark, Signify e Unilever. Il gruppo chiede alla Commissione europea di non annacquare le norme in discussione. In ogni caso, una risposta al nodo PMI si trova già nella Bussola per la competitività UE. La Omnibus conterrà “una nuova definizione di piccole società a media capitalizzazione”, creando una categoria intermedia tra PMI e grandi imprese, con “circa 31.000 società nell'UE che beneficeranno di semplificazioni normative su misura”.

La Commissione UE continuerà poi a presentare misure di semplificazione durante il mandato, basandosi sul feedback delle parti interessate. È prevista inoltra la revisione del regolamento REACH, che mirerà a ridurre gli oneri burocratici, con un processo decisionale più rapido e vantaggi per l'industria chimica. Obiettivo: ridurre del 25% gli obblighi di comunicazione per le imprese e del 35% per le PMI. Inoltre, le valutazioni d'impatto includeranno un'analisi più attenta dei costi per le PMI e della competitività, tenendo conto degli effetti sui costi rispetto ai concorrenti internazionali.

 

In copertina: Ursula von der Leyen, WEF via Flickr