Un tempo scenario di agrumeti dorati e vigneti rigogliosi, la Sicilia sta vivendo ora una trasformazione sorprendente. Frutti esotici, un tempo simboli di terre lontane, stanno trovando un insospettabile “terreno fertile” proprio qui, con l'avocado in prima linea in questa “tropicalizzazione Made in Italy”.

Mentre le abitudini di consumo degli italiani virano sempre più verso qualità, stagionalità (anche per l'insolito), gusto e praticità, l'avocado, secondo un’indagine condotta dal gruppo Orsero, in collaborazione con l’istituto di ricerche IPSOS e Corriere della Sera, emerge come una delle referenze più apprezzate, raggiungendo il 17% nelle preferenze. Ma la novità non riguarda solo le tavole dei consumatori.

Avocando e mango prendono il posto degli agrumi

Il cambiamento climatico sta giocando un ruolo chiave in questa “rivoluzione” agricola siciliana, aprendo le porte anche alla coltivazione di frutti come l'avocado. Imprenditori, spinti dalla passione e dalla sperimentazione, hanno iniziato a coltivare diverse varietà esotiche, tra cui banane, caffè, annona, mango e, appunto, avocado.

Mentre a livello nazionale le importazioni del frutto continuano a crescere, segnando un impressionante +120% tra il 2018 e il 2022, la Sicilia si candida a diventare un polo di produzione autoctona. Anche le coltivazioni di mango sono passate da 500 ettari nel 2019 a quasi 1.215 ettari nel 2023. Una transizione incentivata dall'aumento dei prezzi del mango, che nel 2024 hanno raggiunto fino a 5,50 euro al chilogrammo. Molto maggiore rispetto agli 1,22 di un prodotto tipico come i limoni.

Ma se da una parte i cambiamenti climatici “spingono” la produzione di frutti esotici, l’Agenzia europea dell'ambiente (EEA) prevede che potrebbero ridurre il valore dell'agricoltura europea del 16% entro il 2050 a causa delle maggiori siccità e precipitazioni, con un crollo dell’80% della produzione nei paesi del Mediterraneo entro il 2100.

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Coltivare il futuro, una goccia alla volta

“L'aumento dei costi di produzione, in particolare quello dell'energia elettrica necessaria per i pozzi, rappresenta una delle principali sfide per le piccole aziende agricole”, spiega Sebastiano Pietrini, titolare dell'azienda agricola biologica naturalistica Jalari di Barcellona Pozzo di Gotto, intervistato da Materia Rinnovabile.

Sebastiano rappresenta la nuova generazione dell’azienda, nata dall’intuizione del padre Salvatore e impegnata a portare avanti i valori di famiglia e a innovare nel rispetto della tradizione.

La lotta allo spreco idrico è fondamentale per contrastare la siccità. “La nostra azienda utilizza un impianto a goccia di origine israeliana, dotato di timer notturni, per ridurre l'evaporazione e ottimizzare l'irrigazione”, ci spiega il giovane imprenditore. “Questo permette di risparmiare il 70% di acqua rispetto ai metodi tradizionali.” Così si riesce a salvaguardare il terreno evitando che l'acqua si disperda in mare. “Anche la riforestazione con alberi boschivi e la promozione della biodiversità possono contribuire a mantenere l'acqua nel sottosuolo. L'azienda utilizza pompe innovative con fotocellule che attingono acqua solo quando è presente in quantità sufficiente, riversandola in vasche di raccolta per un utilizzo successivo.”

Dopo lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina i costi energetici sono aumentati del 50%, racconta Sebastiano. “Per abbatterli utilizziamo solo uno dei tre pozzi che abbiamo a disposizione.” E non solo energia, anche imballaggio e trasporto: “Con l'inizio delle guerre abbiamo registrato un +50% dei costi. E per contrastare la svalutazione del potere d'acquisto, l'azienda si è ingegnata nel riciclare gli imballaggi, riducendo così l'impatto economico e ambientale”.

Pietrini sottolinea anche l'importanza di un “contatto empatico” con le piante, che permette di comprenderne le esigenze e di coltivare in modo naturale. L'azienda, infatti, promuove un'agricoltura che rispetta l'equilibrio biologico tra flora, fauna e uomo, dove l'intervento umano è di supporto e non di stravolgimento.

Ma anche nella vendita punta a instaurare un rapporto “diretto e sincero con i consumatori, basato sulla fiducia e sulla trasparenza”, che gli permette di spiegare loro le caratteristiche dei propri prodotti e creare un legame di amicizia. “C’è molta speculazione da parte delle grandi catene di distribuzione, che fanno pagare i prodotti biologici a prezzi troppo alti. Noi ci impegniamo a offrire prodotti di qualità a un prezzo giusto, tutelando sia i produttori che i consumatori.”

L’importanza dell’adattamento

Rosolino Palazzolo produce verdura e frutta tropicale biologica dal 1994 nel cuore dello Zucco, una tenuta agricola nel territorio di Terrasini, in provincia di Palermo. Ha scoperto il mondo dei frutti esotici quasi per caso.

L'esperienza dell’imprenditore siciliano ha avuto un impatto positivo sulla comunità locale, in particolare a Terrasini, dove inizialmente le persone non conoscevano i frutti esotici come la papaia. Grazie alla sua opera di divulgazione e alla crescente popolarità di questi prodotti, i clienti hanno iniziato ad apprezzarli e ad acquistarli regolarmente.

“L'ingrediente principale per coltivare con successo è la passione per la campagna”, spiega a Materia Rinnovabile. “Non esistono ricette predefinite, ma è fondamentale adattarsi alle esigenze specifiche di ogni pianta e alle condizioni climatiche del territorio, imparando direttamente sul campo e sfruttando le risorse informative disponibili, come i video presenti in rete.”

Anche questo giovane imprenditore ha dovuto fare i conti con la siccità degli ultimi due anni in Sicilia. Nonostante le difficoltà, guarda avanti con ottimismo e determinazione, convinto del valore dei prodotti della sua terra. Grazie agli aiuti regionali ha acquistato cisterne ed elettropompe. Adesso sta valutando l'adozione di nuove tecnologie per ottimizzare l'irrigazione.

Tuttavia, per Rosolino, sarebbe ancora più utile “limitare l'importazione di prodotti esteri, per sostenere i produttori locali e garantire prezzi equi”. La sostenibilità è una delle parole d’ordine nell’azienda di Rosolino: “Coltiviamo in biologico con metodi agro-omeopatici, trinciando i residui colturali per fertilizzare il terreno. Il nostro prossimo obiettivo è convertire l'azienda utilizzando energia solare ed eolica”.

Investire in tecnologia e infrastrutture

Andrea Passanisi, imprenditore agricolo catanese e presidente della Federazione provinciale Coldiretti di Catania, spiega a Materia Rinnovabile come il cambiamento climatico non si riduca al solo caldo, ma si manifesti soprattutto attraverso l'imprevedibilità meteorologica. La sua azienda, situata in una zona particolarmente vocata all’agricoltura grazie al terreno vulcanico, al microclima mite, alle precipitazioni abbondanti e all'alto tasso di umidità, riesce a resistere meglio agli effetti della siccità rispetto ad altre aree. Ma la preoccupazione rimane.

“In alcune aree, la carenza di piogge mette a dura prova gli imprenditori agricoli, causando perdite economiche”, ci spiega Passanisi, secondo cui bisogna investire su innovazione e ricerca e “rendere le aziende agricole più virtuose. Ciò significa adottare sistemi tecnologici per conservare e gestire l'acqua in modo efficiente, razionalizzando l'irrigazione in base alle esigenze specifiche di ogni pianta”.

L’imprenditore racconta di aver sperimentato la produzione di olio di avocado, un progetto innovativo nato dalla volontà di valorizzare al meglio il prodotto e di creare un'economia circolare. Dopo anni di ricerca, è riuscito a realizzare il primo olio di avocado italiano, estratto a freddo per preservare le proprietà nutritive del frutto.

Ma Passanisi evidenzia anche la necessità di affrontare i problemi infrastrutturali, come la cattiva gestione dei consorzi di bonifica e l'obsolescenza delle reti idriche, che causano la perdita di una grande quantità di acqua piovana, oltre che di “migliorare le strade rurali e le reti viarie per facilitare il trasporto dei prodotti”.

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In copertina: immagine Envato