In economia le esternalità negative ambientali si definiscono quando un soggetto diviene responsabile di impatti negativi (ad esempio un agricoltore che utilizza prodotti chimici tossici che si diffondono nell'ambiente) e non corrisponde al danneggiato un prezzo pari al danno/costo subito. La mancata riparazione delle esternalità negative è alla base di tutte le storture della nostra economia contemporanea e dell’incapacità, negli ultimi cento anni, di includere nel prezzo gli impatti negativi della produzione del bene stesso, sia esso un oggetto, un servizio o una fonte di energia.
Ad esempio, visti i danni sempre più ingenti del cambiamento climatico, il costo del danno correlato per ogni unità di CO2 prodotta dovrebbe essere incluso nel prezzo della benzina, dell’elettricità prodotta da gas naturale o della carne rossa. Con una piccola “tassa” si potrebbero così sostenere con forza progetti di decarbonizazzione, finanziare piani di riforestazione, realizzare programmi di adattamento climatico.
Questo tipo di tassa viene definito pigouviana (un metodo di governo delle esternalità negative ideato dall'economista inglese Arthur Cecil Pigou) e si basa sul principio fondamentale del “chi inquina paga”. Nell’ambito specifico del diritto ambientale, la tutela risarcitoria persegue due finalità correlate: una compensativa, che consiste nel garantire una compensazione economica alla parte lesa proporzionale al danno causato dall’attività inquinante; e una deterrente, per la quale si disincentiva il soggetto dal compiere un’attività che implica un eccessivo rischio di procurare un danno ambientale.
La responsabilità estesa del produttore
Eppure vediamo come questo principio sia mal applicato alle emissioni climalteranti (gli schemi ETS sono solo un parziale palliativo), sia inesistente per molti inquinanti chimici (ad esempio erbicidi e fertilizzanti), inesplorato per i danni alla biodiversità delle attività agricole e di allevamento, per l’estrattivismo, la pesca, la contaminazione idrica.
C’è una grande eccezione: la responsabilità estesa del produttore (EPR) quando il prodotto diventa rifiuto. Esistono oggi ottimi meccanismi (sistemi collettivi) per far pagare chi produce, importa o immette sul proprio territorio nazionale un bene, affinché una volta diventato rifiuto esso sia smaltito correttamente e non vada a inquinare il suolo o l’acqua.
È un meccanismo sempre più diffuso ed efficace, facilmente replicabile, che può essere di esempio in altri campi, inclusa la carbon tax o altri meccanismi legati all’impatto sociale di un bene o servizio. Il meccanismo pigouviano richiede di pagare ex ante un contributo obbligatorio che servirà per creare l’infrastruttura della gestione e riciclo del prodotto divenuto rifiuto.
Il numero 46 del magazine di Materia Rinnovabile
Abbiamo dedicato questo numero di Materia Rinnovabile a questo grande principio dell’economia circolare, non solo per capire lo stato di avanzamento degli EPR in vari settori e in varie aree del pianeta (si legga dell’arretratezza degli Stati Uniti e del dinamismo dell’Africa), ma anche per sottolinearne vantaggi e difetti, per capire le ragioni dove ha funzionato (imballaggi, oli lubrificanti, pneumatici) e dove invece ha ancora molta strada da fare (RAEE, veicoli, edilizia, tessile).
Un numero che esplora un tema puntuale a 360° e a scala globale, intervistando grandi esperti come Joachim Quoden, direttore generale della Extended Producer Responsibility Alliance (EXPRA), ma anche Roberto Coizet, fondatore ed ex-editore di Materia Rinnovabile, che da sempre si batte per l’implementazione dei sistemi collettivi in ogni settore. Vedremo anche il lato oscuro dei traffici che sfuggono agli EPR con il reportage-inchiesta su Balcani e RAEE.
Non c’è momento più idoneo di questo per pubblicare un numero interamente sul tema: dal pressing sugli USA ai nuovi EPR su tessile e automotive in arrivo in vari Stati europei nei prossimi anni, fino al dibattito su numerosi prodotti, dai giocattoli all’edilizia. L’Onu dovrebbe iniziare, partendo proprio dai negoziati sulla plastica, a lavorare su un trattato globale per la responsabilità estesa del produttore, in concertazione con l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Ne prendano nota consorzi, gruppi di pressione e politici che sostengono i sistemi collettivi.
Scarica e leggi il numero 46 di Materia Rinnovabile sulla responsabilità estesa del produttore
Immagine: Foto di Jean-Pierre Dalbéra, luglio 2017, Fondazione Cini, Venezia. Soggetto: Venere degli stracci, 1967, Michelangelo Pistoletto. Per gentile concessione di Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, Biella