La sesta edizione della Conferenza europea sull’adattamento ai cambiamenti climatici (ECCA) si è svolta a Dublino, Irlanda, dal 19 al 21 giugno, organizzata da University College Cork, JPI Climate e MAGICA Project, con il supporto della Commissione europea. Tra gli sponsor di questa edizione anche l’Agenzia spaziale europea – ESA.

ECCA è una conferenza biennale nata nel 2013 dall’intuizione di un gruppo di partecipanti europei alla prima conferenza globale sull’adattamento, Adaptation Futures. Non si tratta di una conferenza scientifica come le altre, ma di un vero e proprio evento che riunisce ricercatori, policy makers, istituzioni, imprese, attori del settore finanziario, esperti di comunicazione, Ong e organizzazioni di cittadini. L’obiettivo è infatti lo scambio di conoscenza e buone pratiche, per accelerare l’implementazione di misure di adattamento su tutti i livelli.

L’Europa non può considerarsi al sicuro dal cambiamento climatico

Secondo il rapporto European Stato of the Climate 2022 del Copernicus Climate Change Service, lo scorso anno in Europa si sono registrate: l’estate più calda, la temperatura media della superficie del mare più alta, il record nel ritiro dei ghiacciai alpini (più di 5 km cubi), una grave siccità ed eventi meteorologici estremi come ondate di calore, incendi boschivi, tempeste, ondate di freddo. Il rapporto è stato presentato durante un side-event della Conferenza. Di fronte a questi dati si comprende l’affermazione di Eimear Cotter, EPA Ireland, durante la plenaria di apertura: “Adaptation is not optional”, l’adattamento non è una scelta facoltativa.

L’adattamento è un processo complesso: ha limiti da tenere in considerazione e non può prescindere dalla mitigazione; richiede mobilitazione ad ogni livello della società e quindi conoscenza accessibile, da trasformare in azione; richiede investimenti ingenti e quindi soluzioni creative nell’ambito della finanza climatica. Di tutto ciò, e molto altro, si è parlato ad ECCA 2023. Il Castello di Dublino ha accolto un pubblico transdisciplinare per un confronto sull’adattamento ai cambiamenti climatici in Europa: un continente che non può più considerarsi al sicuro.

L’edizione di quest’anno, intitolata Actionable Knowledge for a Climate Resilient Europe, ha visto più di 500 persone impegnate in un programma di oltre 60 sessioni parallele e side-events, anche in formato ibrido, relativi ai sei temi della conferenza. Se la nozione di adattamento ai cambiamenti climatici è intuitiva - agire per ridurne quanto possibile le conseguenze negative -, renderla concreta è complesso. Strumenti, piattaforme e servizi per fornire informazioni ai diversi attori dell’adattamento in Europa esistono già, ma qualità, coerenza e accessibilità restano una sfida su cui i partecipanti ad ECCA si sono confrontati, valutando anche le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale.

Soluzioni nature-based tra vantaggi e criticità

Una particolare attenzione è stata posta sulle aree costiere e sull’innalzamento del livello dei mari, con impatti complessi e la necessità di misure di adattamento sia infrastrutturali che nature-based, non prive di ricadute sociali ed economiche. Un perfetto esempio di quanto l’adattamento sia in primis una questione di persone, di coinvolgimento delle comunità e di equità. Le soluzioni nature-based rappresentano opportunità al contempo di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e di tutela della biodiversità, ma anche queste devono essere pianificate accuratamente per evitare effetti indesiderati. María J. Sanz, B3C, durante la plenaria di apertura, ha ricordato come la crisi della biodiversità rappresenti un limite per le soluzioni “naturali” di mitigazione e adattamento, mentre in uno dei panel dedicati, María Máñez Costa, Climate Centre Service Germany, ha spiegato come la reintroduzione di alcune specie vegetali nelle aree urbane possa aumentare il rischio di diffusione di malattie veicolate dagli insetti.

Geopolitica e decarbonizzazione

Rispetto agli eventi meteo e climatici estremi, ad ECCA ci si è domandati se la preparazione ad oggi sia sufficiente per far fronte ad eventi sempre più frequenti ed intensi, composti o a cascata, non solo in termini di sistemi di gestione del rischio ma anche di strumenti di protezione sociale e finanziari. La Conferenza è stata occasione di dibattito anche su temi di rilevanza geopolitica come la resilienza e la decarbonizzazione dei sistemi energetici, in un continente energivoro come quello europeo, prendendo spunto dalle vicende conseguite all’invasione russa dell’Ucraina, rappresentata ad ECCA non solo da accademici e da una delegazione del Governo, ma anche dall’attivista Oleksandra Matviichuk, vincitrice con la sua Ong del premio Nobel per la Pace nel 2022. La costruzione di comunità resilienti trova ostacoli anche nei presupposti di fondo della società e dell’economia, nelle narrative con cui raccontiamo il presente e i futuri possibili. ECCA ha dato spazio a riflessioni di profondità su come questi ostacoli impediscano una trasformazione della portata necessaria e come creatività, solidarietà, diversità possano rompere gli schemi e accelerare il cambiamento.

Scienza e decisori politici

“Science sets the scene”, è stato più volte ripetuto. Gli scenari europei non sono rassicuranti. Come affermato nella plenaria di apertura da Hans-Otto Pörtner, IPCC, “Europe is not a safe heaven”. Nello stesso panel Blaz Kurnik, Agenzia europea per l’Ambiente, ha annunciato che sarà disponibile nel 2024 il rapporto European Climate Risk Assessment, una valutazione del rischio utile allo sviluppo della resilienza delle comunità.
La scienza descrive gli scenari su cui si basano (o dovrebbero basarsi) i decisori politici, nel corso di quello che John Bell, Commissione europea, ha definito il decennio delle decisioni. “Foresight became foreground”: ad essere portata ad esempio sul palco di ECCA è proprio la recente devastazione in Emilia-Romagna. Bell in apertura, come in chiusura Wolfgang Pfefferkorn, JPI Climate, hanno richiamato i ricercatori alla responsabilità di informare le decisioni politiche ma anche di rendere la conoscenza accessibile per favorire la mobilitazione della società civile. Pfefferkorn si è spinto a chiamare colleghi e colleghe all’attivismo, se non in prima persona, nel fornire informazioni, ad esempio per il contenzioso climatico.

Finanza climatica e piani di adattamento

Scenari e decisioni, ma quanto costa l’adattamento e chi paga? La finanza climatica, tema trasversale al dibattito dei negoziati intermedi di Bonn in vista di COP28 nelle scorse settimane, ha animato anche i panel di ECCA 2023. Secondo Lorenzo Pezzati, Council of Europe Development Bank, solo il 16% dei flussi finanziari per il clima è dedicato all’adattamento, e mancano indicatori per misurare gli esiti degli investimenti. Presentati a Dublino studi sul coinvolgimento delle banche nella valutazione e comunicazione del rischio climatico ai propri clienti, e progetti di partenariato pubblico-privato. In uno di questi progetti, Life Cityadap3, a guida spagnola, è coinvolta anche la città di Reggio Emilia. Durante la Conferenza sono state nominate tante realtà territoriali italiane impegnate in azioni di adattamento. Un dato rassicurante nella lunga, lunghissima, attesa del PNACC - elaborato a partire dal 2017 e giunto al parere della Sottocommissione VAS all’inizio di questo mese. Sarà proprio l’Italia ad ospitare nel 2025 la settima edizione di ECCA, auspicabilmente con un Piano da presentare.

*L’autrice ha preso parte alla Conferenza ECCA 2023 per conto dell’Organizzazione di Volontariato “Associazione della Croce Rossa Italiana”. Le opinioni espresse sono quelle personali dell’autrice e non costituiscono in alcun modo una presa di posizione ufficiale dell’Organizzazione.

Immagine: Envato Elements