Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica parteciperà alla ventiseiesima edizione di Ecomondo, evento internazionale di riferimento sulle politiche della transizione ecologica e sulle soluzioni per l’economia verde e circolare. Lo stand del ministero, presso la Hall Sud, stand 202, sarà la sede di un fitto programma di incontri e seminari, ma anche di attività ad hoc per il mondo della scuola. Per fare il punto dei tanti dossier in capo al MASE abbiamo intervistato la Viceministro Vannia Gava. Economia circolare, energia, biocarburanti al centro del dialogo con il direttore responsabile di Materia Rinnovabile, Emanuele Bompan.
Viceministro Gava, facciamo il punto subito sul dossier più complesso: il PNRR. Come procede per quanto concerne l’economia circolare?
Siamo in linea con il cronoprogramma. Lo scopo dell’investimento PNRR sui nuovi impianti di gestione dei rifiuti e l’ammodernamento di quelli esistenti, del valore di 1,5 miliardi, è di rendere efficiente la gestione dei rifiuti urbani, portando il tasso nazionale di raccolta differenziata al 65% entro il 2035. L’intervento prevede l’ammodernamento degli impianti di trattamento, tra cui carta, vetro, organico, e il trattamento delle acque reflue. Circa il 60% dei progetti si focalizzerà sui comuni del Mezzogiorno, al fine di colmare il divario tra Nord e Sud del Paese.
Entro dicembre 2025, poi, prevediamo di completare la realizzazione dei nuovi impianti di riciclo e trattamento dei rifiuti per raggiungere la quota di riciclo medio nazionale del 55%. Già alla fine di quest’anno, invece, completeremo il piano di azione per la riduzione del numero di discariche abusive o irregolari, attività che si affianca a quella della Struttura di Missione del Commissario straordinario per la bonifica delle discariche abusive in procedura di infrazione. Per quanto riguarda i “Progetti Faro” di economia circolare, infine, è stato adottato il decreto con i criteri di selezione dei progetti presentati al Ministero. Tra questi, quelli per il trattamento e il riciclo dei rifiuti provenienti da filiere strategiche come le apparecchiature elettriche ed elettroniche, i pannelli fotovoltaici e le pale eoliche, quelli inerenti all'industria della carta e del cartone, il tessile e le plastiche.
Oltre ai progetti finanziati dal PNRR, quali rimangono le priorità del Governo per l’economica circolare?
È rilevante la questione delle materie prime critiche necessarie allo sviluppo di settori strategici per la transizione energetica, penso a motori elettrici, batterie, accumulatori, elettrolizzatori, turbine eoliche, chips, pannelli fotovoltaici. Il MASE ha istituito il tavolo tecnico Materie Prime Critiche con il coinvolgimento di istituzioni, enti di ricerca e associazioni con l’obiettivo di individuare le strategie di approvvigionamento di questi materiali. Prioritario resta anche il supporto al sistema nazionale del riciclo, ambito che ci vede leader in Europa e per tutelare il quale stiamo conducendo una battaglia epocale in UE contro la proposta di regolamento sul packaging.
Temi fondamentali, ai quali sto lavorando personalmente, sono anche i criteri ambientali minimi negli appalti pubblici e la regolamentazione End of Waste. Quest’ultima, frutto di un confronto sinergico con il settore, rappresenta un cambio di passo storico nell’interesse degli operatori e dell’ambiente, in grado di dare impulso al mercato circolare nelle filiere strategiche dell’edilizia, del tessile, dei RAEE, delle plastiche.
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Stiamo colmando il gap Nord-Sud sugli impianti di riciclo?
È tra le priorità di questo Governo. Il 30 giugno 2022 abbiamo approvato il programma nazionale della gestione dei rifiuti che dispone che entro 18 mesi da quella data tutte le Regioni aggiornino i propri piani di gestione, prevedendo al proprio interno l'autosufficienza impiantistica territoriale. Non possiamo più permettere che milioni di tonnellate di rifiuti viaggino da una parte all'altra del Paese. Questa non è sostenibilità, è follia.
Cosa possiamo aspettarci dalla filiera di riciclo del tessile?
Si tratta di un settore rilevante in termini di impatto ambientale ma anche per potenzialità di riciclo e di sviluppo dell’economia circolare. Proprio per coniugare queste esigenze, è in corso di definizione un provvedimento del mio Ministero, di concerto con il MIMIT, sulla responsabilità estesa del produttore (EPR) dei prodotti tessili e di gestione del fine vita. Il provvedimento, oggetto di consultazione con i principali stakeholder, prevede un sistema di gestione consortile per la raccolta dei rifiuti e criteri di progettazione per ridurne ex ante la produzione e, di conseguenza, l’impatto ambientale. È previsto che vengano utilizzati nella filiera materiali riciclati, fibre tessili e materiali naturali biocompatibili, con l’eliminazione dal ciclo produttivo delle sostanze pericolose per l’uomo e per l’ambiente.
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L’Italia ha firmato al G20 indiano l’adesione all’alleanza per i biocarburanti: che tipo di investimenti e iniziative ministeriali questo comporta?
L’Italia è tra i paesi promotori dell’Alleanza Globale per i biocarburanti ed è lo Stato più avanzato in Europa su questo fronte. La piattaforma nasce, appunto, con lo scopo di promuovere sinergie sul tema fra produttori, consumatori e Paesi interessati e rafforzare lo sviluppo dell’automotive, uno dei settori più impattati dalla decarbonizzazione. Nella traiettoria di transizione energetica dell’Italia, infatti, l’impiego dei biocarburanti è assolutamente strategico, tanto per decarbonizzare quanto per salvaguardare la necessità di crescita del Paese. Motivo per cui siamo impegnati in sede europea affinché vengano inseriti nel ventaglio delle soluzioni energetiche utili alla transizione. Gli investimenti saranno calibrati in funzione della strategia che questo Governo attuerà nell’ambito del PNIEC, il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, in accordo con gli altri dicasteri competenti, data la trasversalità del tema.
Lei si è detta favorevole a una nuova stagione del nucleare in Italia: che tipo di investimenti andrebbero fatti e in che direzione?
La situazione odierna è profondamente mutata, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico e il livello di consapevolezza collettivo. In questo momento storico, in cui le parole d’ordine sono sicurezza degli approvvigionamenti e indipendenza energetica, sarebbe un errore non considerare le opportunità derivanti dal nucleare di ultima generazione. Oggi le moderne tecnologie hanno raggiunto elevatissimi livelli di sicurezza, superiori di diversi ordini di grandezza rispetto al passato. I piccoli reattori nucleari modulari potranno essere disponibili in più breve tempo e, a differenza delle centrali tradizionali, implicare meno impatto, con enormi benefici per il mix energetico nazionale e in termini di affrancamento dell’Italia dalla dipendenza dai combustibili fossili.
Ricordo che diversi Stati stanno andando avanti nello sviluppo di questa tecnologia: rimanere indietro per poi andare ad approvvigionarci presso di loro sarebbe una strategia miope e continuerebbe a perpetrare gli stessi errori del passato. In Italia la ricerca sta avanzando, abbiamo eccellenze come ENEA. Il Governo ha istituito la Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, che costituirà il soggetto di coordinamento tra tutti i diversi attori nazionali che si occupano di energia nucleare, sicurezza e radioprotezione, con l’obiettivo di puntare allo sviluppo di tecnologie a basso impatto ambientale e a elevati standard di sicurezza e sostenibilità.
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Lei era presente alla firma dell’Accordo sulla biodiversità a Montreal lo scorso dicembre. Quali iniziative si è posta per il suo mandato?
Nel corso della COP15 è stato stabilito il rafforzamento delle politiche per la tutela della biodiversità, un incremento del 30% delle aree protette delle terre, degli oceani e delle coste, la riduzione di 500 miliardi di dollari annuali in sussidi ambientalmente dannosi e aiuti alle comunità indigene per la protezione delle risorse naturali da cui dipende la loro sussistenza. L’Italia cammina su queste direttrici.
Quanto è importante sostenere gli impianti eolici off-shore in Italia? A che punto siamo con la semplificazione per il fotovoltaico?
L’Unione Europea ha stabilito di incrementare il livello di ambizione degli obiettivi di decarbonizzazione in un momento molto difficile dal punto di vista economico, geopolitico e sociale, segnato dalla crisi pandemica, dal conflitto russo-ucraino, dalla crisi energetica e dal conflitto israelo-palestinese. Questo scenario richiede uno sforzo da attuarsi su tutti i fronti, dall’efficienza energetica alla maggiore penetrazione delle fonti rinnovabili. In questo quadro, lo sviluppo dell’eolico off-shore è necessario.
Il tema delle aree idonee è nella sua fase di discussione in una logica di cooperazione tra Stato e Regioni per l’individuazione dei siti di installazione, anche in riferimento agli spazi marittimi. A supporto di questo impulso alle FER, Il Governo ha accelerato sulle semplificazioni. Il recente D.L. 13/2023 prevede, infatti, un pacchetto di misure finalizzate a velocizzare i procedimenti autorizzativi. Sul punto il Ministero è fortemente impegnato ma è necessaria la cooperazione con territori e amministrazioni a vari livelli.
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Nel nostro Paese mancano molte competenze per la transizione ecologica nella PA. Quali iniziative lei ritiene possano essere utili per colmare il GAP occupazionale?
Il numero di laureati nella PA è cresciuto negli ultimi dieci anni del 23%, dati ISTAT, con competenze per lo più di tipo giuridico-amministrativo ovvero orientate a una gestione dei procedimenti più che per obiettivi. Oggi è necessario cambiare marcia, innovare il livello delle competenze e trasformare l’azione amministrativa in attività basata sul risultato. Per supportare la transizione energetica, inoltre, bisogna che si sviluppino nuove competenze tecniche.
L’obiettivo del Governo è costruire una PA agile e basata sul merito. La riforma della SNA, la Scuola Nazionale di Pubblica Amministrazione, ha permesso di avviare piani di formazione sulla digitalizzazione e sulle nuove tecnologie, anche attraverso le risorse PNRR a questo destinate. Aggiungo che, nell’ambito di questa strategia, il Ministero ha recentemente emanato un bando di concorso per l’assunzione di quasi 300 funzionari tecnici nelle materie strategiche della transizione energetica ed ecologica. Un investimento significativo nel capitale umano, per attuare la transizione anche nel settore della gestione amministrativa.
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Immagine di copertina: Ecomondo
*articolo realizzato in collaborazione con Ecomondo - Gruppo IEG